Sacerdoti a vita?

di Rita Occidente Lupo

Inevitabile gossip sul recente episodio aretino: don Mario Marchin, 56 anni, da 27 sacerdote, parroco della chiesa Santa Maria delle Grazie, deciso a rinunciare alla talare, per convolare a nozze con una parrocchiana. La notizia, rimbalzata telematicamente e dichiarata ufficialmente senza mezzi termini, ad un’assemblea esterrefatta nel Santuario di culto. Poco tempo prima, la decisione del presbitero anche all’Arcivescovo Riccardo Fontana. Al di là della donna prescelta, se frequentante la parrocchia o meno, il fatto in sé per sé, lascia perplessi. Da tempo, quello del celibato sacerdotale, zoccolo duro per i consacrati, nel dover scegliere la sequela del Cristo, con l’Ordine Sacro, in uno stato di vita da single. Nel tempo, tanti a non reggere la solitudine o a non sentirsi convinti di una scelta, semmai effettuata in giovane età, dopo il rigido transito seminariale. Almeno, un tempo, così! In tale ambiente, l’opportunità per poter studiare ed ottenere un futuro, non avendo alle spalle una famiglia abbiente. Oggi, leggermente mutato lo scenario: si parla di vocazioni adulte, che a qualunque età invertono la rotta progettuale esistenziale. Ed un anno di discernimento, prima dell’accesso seminariale vero e proprio, per poter ulteriormente vagliare se la strada consacrata, rispondente ad effettiva chiamata. Tra troppe insidie edonistiche: tante! Tra chi persevera con fedeltà, giungendo incanutito, a cinquantesimi di sacerdozio, con tanto di breviario sotto braccio e corona del Rosario annerita tra i polpastrelli  e chi si perde per strada, non avendo il coraggio di riconoscere di non ritrovarsi più in una scelta fatta a monte, chi resta in bilico. In crisi, non sapendo come venir fuori da certe infatuazioni o da sentimenti affettivi veri e propri, per un cammino di coppia: compromessi con se stessi, a latere situazioni “compromettenti”  nell’ombra, sull’altare ancora immacolati pastori! Pochi, animati dal coraggio della verità, a costo di creare sbigottimento, inevitabile, ad esplicitare il proprio sentire. Bandendo atteggiamenti farisaici  e condotte scandalose. A don Mario in ogni caso rispetto ed attenzione, per lo svolgimento di un ministero salvifico, per lungo tempo. E per una sincera presa di coscienza, che non gli renderà i giorni rosei. Anche tra probabili fiori d’arancio, al cospetto di un “collega”, nell’inversione di ruoli, il suo fatidico Sì sacramentale, senz’altro non sarà scevro da pregressi ricordi…!