Se diviene impossibile nascondersi: il caso WhatsApp tra progresso e ossessione

Amedeo Tesauro

Sta facendo molto discutere la nuova funzione della popolare applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp, software in mano a Facebook che vanta oltre 600 milioni di utenti attivi al mese (in Italia oltre la metà di chi si connette da mobile l’ha installato). Ciò che l’applicazione fa è apparentemente di immensa utilità, con meno di un euro all’anno è possibile comunicare con i propri contatti telefonici attraverso una semplice chat, un funzionamento basilare e perciò performante. Il fiorire di WhatsApp e di applicazioni simili ha messo in crisi l’oramai obsoleto SMS, spianando la strada a un nuovo modo di interagire più rapido, meno costoso ed in definitiva più efficace. L’efficacia del servizio, su cui ha messo le mano Facebook con un’operazione milionaria, risiede anche nella possibilità di verificare l’arrivo corretto del messaggio al mittente, praticamente avere la certezza che dall’altro lato il messaggio è pervenuto. Tuttavia l’arrivo non garantisce che il destinatario legga, o almeno così era fino a oggi. Con l’ultimo aggiornamento un’ulteriore notifica garantisce che il nostro contatto abbia visualizzato il messaggio, eliminando ogni incertezza. Il cuore della polemica, non roba da smanettoni ma un vero e proprio caso sociologico ripreso da tutti i maggiori media, sta tutto qui. Quell’alone di incertezza, la possibilità che il messaggio se pur arrivato non fosse letto garantiva l’ultima ma fondamentale distanza tra una reperibilità opprimente ma ancora sopportabile e la totale, assoluta, inevitabile rintracciabilità. Vero che per sfuggire  all’applicazione si può visualizzare l’area notifiche del telefono quantomeno per avere un’anteprima dei messaggi senza entrare nella conversazione, tuttavia la controversa funzione introdotta apre il dibattito consueto sulla privacy. Ma stavolta non è soltanto uno scontro che vede opposti gli utenti e chi raccoglie dati, dunque l’applicazione e i suoi gestori, ancor più nel profondo ciò che sconvolge è l’impossibilità di agire senza che i propri movimenti e la propria presenza possano essere celati. Fattispecie che già si verifica normalmente (basta pensare ai servizi di geo-localizzazione di siti e applicazioni o alla stessa volontà degli utenti di condividere ogni attimo della propria esistenza), ma che attraverso quella notifica risulta ora lampante. Il caso WhatsApp suscita ironie e allarmismi, di certo pone l’asticella del compromesso tecnologico ancora più in alto. Perché di compromesso si tratta, della scelta di rinunciare alla propria libertà di rimanere lontano dagli occhi degli altri in cambio della possibilità di rintracciare gli altri individui (i quali a loro volta hanno implicitamente accettato il compromesso). Difatti, malgrado l’ipocrisia che non manca, c’è da scommettere che in tanti saranno ben lieti di vedere il destinatario del proprio messaggio incapacitato a ignorare la comunicazione. Peccato che nemmeno loro potranno più far finta di nulla.