La Sanità dei massimi sistemi
La sanità pubblica è gravemente ammalata; quasi agonizzante è al Sud e soprattutto in Campania, con una situazione debitoria da ultima spiaggia. È, purtroppo, questa una condizione comune sia alla sanità pubblica che privata dell’Italia e della nostra regione in particolare. Per evitare il default che cosa si sta facendo? Solo una politica di rigore con tagli alla spesa soprattutto nelle realtà più deboli della Campania, dove i servizi sono sempre meno e dove è sempre più difficile non solo vivere, ma anche semplicemente sopravvivere. E così chi ha sprecato, chi ha inopportunamente lucrato anche sul sacrosanto diritto alla salute, nell’impunità di sempre, continua a godersela, dimostrandosi indifferente di quel che succede e che per effetto dell’efficientismo dei massimi sistemi, porta al crescente annullamento della salute come diritto di tutti i cittadini e non solo privilegio di chi ha e può cercarsi la buona conservazione della salute, rivolgendosi alla sanità privata. Nella sanità campana sia pubblica che privata c’è di tutto e di più; quello che manca è purtroppo, la cultura della salute, basata prima ancora che sulla malattia, sulla prevenzione alla malattia, attraverso opportuni processi di educazione che potrebbero e non poco, garantire tanti aspetti salutistici nella società campana, evitando l’insorgere di malattie, spesso il solo frutto di comportamenti umanamente scorretti; tanto, come nel caso del diabete sempre più spesso dovuto ad eccesso di peso per scorrettezze alimentari, dalle malattie di contagio per poca igiene, dalle malattie respiratorie per ambienti poco sani, dalle invalidità permanenti per il poco comune valore che si dà alla vita e/o per l’abuso di sostanze tossiche e nocive che producono malattie da tabagismo, di dipendenza dall’alcool, dalle droghe assolutamente proibite e da ultimo le pericolose e sempre più diffuse dipendenze italiane delle ludopatie, ossia da quel gioco d’azzardo, una grande tragedia delle povertà italiane.
Purtroppo questi scenari, come fatti da prevenire per evitare le malattie, sono sempre più indifferenti al sistema sanitario italiano; tanto, senza esclusione alcuna per le diverse realtà meridionali e campane in particolare, dove cresce in modo esponenziale allarmante una forte morbilità da disagio umano e sociale e da poco valore, soprattutto da parte del mondo giovanile, alla vita sia individuale che di insieme umano e sociale.
La Campania, tra i suoi tanti mali, primo dei quali il lavoro che non c’è, soffre e non poco, per effetto del suo sistema sanitario ammalato sempre più chiamato a grandi sacrifici, dovendo risparmiare un miliardo di euro all’anno (speriamo che sia solo un miliardo) per allineare la spesa e ridurre così gli sprechi degli anni passati, fatti di una finanza eccessivamente allegra con un grave ed inevitabile futuro irrimediabilmente dannoso per la salute dei cittadini che anche in questo, per effetto del loro silenzio complice, sono stati ottimi protagonisti del niente.
Il risparmio italiano, così come programmato da Marco Trabucchi, uno degli autori del Rapporto Sanità 2012 della Fondazione Smith Kline, dovrà essere di nove miliardi di euro; la Campania dovrà risparmiare, come detto, per un miliardo di euro.
Tanto, attraverso tre punti: invito alla popolazione a frugalizzare il rapporto con il sistema sanitario; organizzazione della sanità in micro comunità con il concorso del volontariato; utilizzazione di ospedali low cost, presi in prestito dal modello terzomodista dell’India.
Povera salute dei cittadini italiani!
Di questo passo dove si andrà a fruire? Dietro l’angolo, a questo punto, per risparmiare di più, si può anche proporre, la somministrazione di una dose letale per l’eliminazione degli italiani scomodi che hanno ormai superato la fatidica soglia delle attese di vita.
Così facendo, non solo si risparmia nel sistema sanitario, ma anche nel welfare, riducendone il costo delle pensioni, un attuale grattacapo, un problema quasi irrisolvibile per quel mezzo milione di esodati che, se non per altri mali, sono certamente a rischio di … morte per fame, proprio come nell’affamato Terzo Mondo, sempre più indifferente al mondo della normalità.
Il sistema sanitario pubblico italiano e campano in particolare è sempre meno pronto a dare risposte concrete alla domanda di salute che viene dalla società civile; la crisi è diffusa e profonda soprattutto perché la dea abbondanza non elargisce più a piene mani benessere facile come per i tanti lunghi anni passati, favorendo ruberie e sprechi.
Anche la sussidiareità meridionale appartiene ormai al passato italiano, in alternativa è rimasto il solo rigore da lacrime e sangue.
In mancanza delle risorse necessarie non si adottano le alternative soluzioni intelligenti compatibili, ma solo e sempre più decisioni tendenti allo smantellamento dei servizi.
Così proprio non va! Così non deve essere!
I servizi pubblici individuali a tutela della salute, fanno parte dei diritti del cittadino; nessuno, ma proprio nessuno, a cuor leggero, per esigenze di cassa e di tagli necessari a contenere la spesa pubblica, può pensare di ridurli o peggio ancora di eliminarli con un tratto di penna.
Non è né umano, né giusto.
Tanto non è possibile, né consentito a nessuno; quello che è consentito, perché necessario, è la razionalizzazione della spesa ed il taglio di tutti gli sprechi, la madre matrigna di tutti gli infami mali italiani al Nord come al Sud, di un Paese sul quale pesa e non poco, la mala sorte antropica di uomini egoisticamente attenti a se stessi e del tutto indifferenti agli altri; ai diritti garantiti degli altri, anche se trattasi di diritti di un Paese come il nostro che fa dello Stato dei diritti primari dei suoi cittadini (lavoro, salute, educazione) una comune condizione umana da garantire a tutti, dal primo all’ultimo italiano senza alcuna discriminazione tra i nordisti ed i sudisti d’Italia, una insorgente condizione antropica che ci spinge indietro nel passato, mettendo tra l’altro in discussione la stessa Unità voluta e raggiunta con il nobile sacrificio degli italiani onesti attenti al proprio futuro d’insieme.