La scuola…è finita!

Rita Occidente Lupo

Fine anno scolastico, fioccanti  verdetti! La scuola approva o boccia nel suo processo valutativo. Nel suo ruolo, lo staff docente, preposto a dover esaminare un iter sotto l’aspetto cognitivo-comportamentale della platea discente. e, non sempre, all’altezza del suo compito purtroppo! O non in grado d’idonei strumenti, per poter esaminare sotto l’aspetto psicologico, la ricaduta che uno scrutinio negativo, potrà avere sul singolo allievo. Le colpe, il caso di dire, ognuno le ascrive a chi crede, nel momento in cui lo scaricabarile funziona, per sentirsi a posto con la propria coscienza. Con la propria professionalità, che si mette in campo allorquando non esistono elementi sufficienti da far promuovere anche il disimpegno. Perchè di questo trattasi in molti casi, dinanzi a carenze nella preparazione, lacune grossolane o addirittura a palesi segni d’insofferenza nei confrotni dell’apprendimento culturale. Spontaneo chiedersi ancora una volta se, alla luce delle pressanti riforme, i nuovi venti soffino nella direzione giusta: in quella cioè che, al di là di grembiuli e di maestri unici, tutela veramente l’apprendimento. Pare, invece, che si sia sempre più protesi ad economizzare, a correr dietro ad esami da riformare, a docenti da inquadrare, a precariato da assestare, a discipline da tagliare…in quanto alla valutazione, questa permane ancora un rebus a livello globale. Affidata ai singoli, asseconda pareri  diversificati e, spesso, inspiegabilmente incomprensibile, senza possibilità d’appello! Ma i docenti, da chi vengono valutati in base alla ricaduta del loro insegnamento? Sull’impatto, col gruppo classe, sulla capacità di trasmettere i contenuti culturali e di porsi come referenziali educatori nel processo di crescita degli allievi? Ancora misteriosi i parametri che pongono sulle moderne cattedre senza pedana, i nuovi magister che spesso, al di là della voglia di voler apparire “amici” dei discenti, finiscono per smarrire il proprio ruolo autorevole o la propria capacità psicologica, di andare al di là del disimpegno e dell’asettica impreparazione, di chi, tra i banchi, spesso ha un universo troppo conflittuale dentro, da poter essere coinvolto da un sapere, disancorato dal proprio tempo!