Il Governo secondo Matteo

Angelo Cennamo

La mano destra nella tasca, con la sinistra gesticola. Ad attendere il giovane premier nell’emiciclo di Palazzo Madama c’è l’Italia intera. Quella ferita dalla politica degli scandali e delle inefficienze, che si rifugia nel non voto e nel protestantesimo grillino, e quella che, malgrado tutto, non intende rassegnarsi all’idea che il Paese abbia già esaurito il suo futuro. Matteo Renzi parla a braccio per oltre un’ora e mezza. E’ il guascone di sempre. Si dondola da un lato all’altro della postazione tra citazioni pop e sorrisi beffardi. Scherza, Matteo, sull’età che non ha per parlare al senato, e sull’inutilità di quel ramo del parlamento che in poco tempo vorrebbe trasformare, se non abolire. Il linguaggio è mediatico, ha poco di istituzionale : Renzi si rivolge ai telespettatori più che ai senatori presenti in aula. Per un attimo ci appare come il Berlusconi del ’94, in quella celebre videocassetta che segnerà la sua discesa in campo. Paese, essere, fare, fiducia, sono le parole che Renzi adopera più spesso per enunciare il programma di governo, senza però approfondirlo e spiegarlo nei dettagli. E’ il suo limite. La centralità della scuola e il ruolo degli insegnanti, una piacevole novità che lo riconcilia con quella parte, la sua, che fatica a riconoscerne l’appartenenza. Lo sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione attraverso i risparmi postali della Cassa Depositi e Prestiti, e una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale, sono le promesse più clamorose ed onerose ( il costo dell’operazione si aggirerebbe intorno ai cento miliardi di euro). Molti, troppi, anche volendo assecondare lo scivolone, in diretta tv, di Graziano Delrio sulla tassazione dei Bot. Renzi sa di giocarsi tutto, ci mette la faccia. Lo ha sempre fatto sin dalla Leopolda. Ora però il gioco si fa duro e a rischiare non è più solo lui e il suo Pd, ma tutto il Paese. I ministri che lo affiancheranno nella difficile missione non sono i migliori possibili. La lista che l’ex sindaco aveva compilato non era di certo quella uscita dal Quirinale dopo le tre ore di colloquio con Sua Maestà. E’ il prezzo da pagare per non aver partecipato e vinto le elezioni. Padoan, Poletti e Madia non gli agevoleranno il progetto riformista al quale aveva lavorato fin dalle primarie. E se l’esperta Emma Bonino non è riuscita a riportare a casa i marò dall’India, ci risulta difficile immaginare che a centrare quell’obiettivo sia ora una semisconosciuta Federica Mogherini. Della maturità scientifica del ministro della Giustizia si è scritto tanto, così come della straordinaria capacità di Alfano di sedere nei governi di sinistra. Ma poco importa. Renzi ha voluto strappare la bici dalle mani di Letta e ora gli tocca pedalare. Forza Matteo, e che Dio ti assista. 

2 pensieri su “Il Governo secondo Matteo

  1. mettersi nelle mani dell’unto di turno non mi piace e non lo trovo nemmeno una cosa logica. come farsi affascinare da una somiglianza- quando mai una copia è meglio dell’originale? ci troviamo di fronte ad una “Chinoiserie”- mostra un fare nostalgico di coloro che combattono i reduci di “baffone” però rimpiangono il “crapone pelato”.
    ad oggi la petit copia del petit tromber de petit femme ha sproloquiato e si è giggioneggiato abbastanza ora noi, che non crediamo ai miracoli, aspettiamo piccoli fatti che se realizzati per l’Italia sarebbe già una rivoluzione.
    per molti e anche per noi al momento l’unico risultato è stato quello di far riemerge un condannato pluripreggiudicato a cui piaccione le meridionali giovani e perchè no minorenni.
    a dritela tutta io non stosereno!

  2. Sarei già contento se riuscisse nell’operazione cuneo.

    Quei ministri mi danno l’idea che le opinioni di Renzi e Napolitano valgano più di qualsiasi altra cosa.

    Michele, sono perplesso anche io, ma allo stesso tempo ho qualche speranza. Il documento Bobbio-Renzi, passato quasi inosservato, contiene riflessioni abbastanza interessanti.

    Segnalo dialogo surreale con mia nonna, 89 anni, un po’ sorda davanti alla tv:

    – e chi è questa mo?
    – nonna, è la Madia
    – l’armadio? M’ pareva ‘n’attaccapanni! 🙂

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