Facebook acquista WhatsApp: il tesoro dei dati e delle comunicazioni

Amedeo Tesauro

Poco più di un paio di settimane si festeggiava il decennale di Facebook, la piattaforma sociale divenuta sinonimo del nuovo modo di comunicare nell’era moderna, nonché azienda quotata in borsa dal capitale secondo solo all’altro gigante del web, Google. Mark Zuckerberg, il nerd che da un’intuizione ha costruito un impero, ha pensato bene di regalarsi niente meno che WhatsApp, servizio dal costo irrisorio (meno di un euro all’anno) che permette di comunicare da smartphone con i propri contatti telefonici. Gli smartphone rappresentano una realtà consolidata e ormai i cosiddetti cellulari sono stati sostituiti da apparecchi multifunzione che permettono di connettersi al web, eludendo i limiti delle normali reti telefoniche. Ecco così che in poco tempo gli SMS sono stati soppiantati dai messaggi di WhatsApp e di altre applicazioni, in grado di offrire messaggi illimitati a costo, praticamente, nullo; non sorprende quindi l’interesse da parte del fondatore di Facebook per il servizio di messaggistica istantanea leader in Italia ma in piena concorrenza con altri servizi nel resto del mondo. Zuckerberg, versando sedici miliardi di dollari che si vocifera arriveranno a diciannove, è dunque prepotentemente entrato nel mercato degli smartphone e della comunicazione istantanea, dimostrando ancora una volta di voler estendere il dominio della sua impresa così da consolidarne la stabilità e la centralità nell’epoca dell’informazione. Una mossa potenzialmente vincente, in barba a tutti coloro i quali fanno registrare un calo di interesse nei confronti di Facebook fino a predirne il crollo nel giro di pochi di anni (eventualità occorsa ad altri social network prima di Facebook). L’assalto al mondo degli smartphone è quindi la nuova frontiera assieme alla conquista di quei territori dove il boom del web si sta registrando soltanto ora (Asia, Africa), una corsa folle che sa tanto di colonialismo tecnologico, con i colossi del mondo 2.0 pronti a spartirsi la succulenta torta. Tuttavia l’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook non è solo una mossa economica o una manovra di mercato pura e semplice, giacché riporta a galla la sempreverde polemica relativa alla privacy. Appare ormai evidente come l’era tecnologica abbia richiesto un compromesso: velocità, rapidità, possibilità di condivisione in cambio dei nostri dati personali. Ecco allora che scatta l’allarme, perché Zuckerberg ora ottiene il controllo delle rubriche telefoniche di milioni di utenti, destinati a crescere, arrivando lì dove nemmeno Facebook era arrivato. L’impresa di Palo Alto, nella California cuore della rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni, si avvicina sempre più al sogno dichiarato: connettere l’intero globo. Un sogno idealistico per alcuni, un incubo per tanti altri, nel mezzo una situazione legale che ha portato Zuckerberg alla sbarra in diversi paesi. Problematiche e fatti su cui solo i prossimi anni daranno una risposta, nel mentre corre un’epoca che per la sua unicità nel ridefinire situazioni e strutture ci costringe a interrogarci sui limiti e le possibilità di un compromesso del quale non conoscevamo l’importanza.