Salerno: antica archeologia industriale da tutelare

Un antico Manufatto architettonico, testimonianza di Archeologia Industriale che andrebbe tutelata, situato in Via dei Greci nel Rione Fratte a Salerno.
Come si desume dalle foto d’epoca conservate nell’Archivio del Cantone di San Gallo in Svizzera, si tratta di un Manufatto anteriore all’anno 1885 circa, che affacciava sul lato est dell’attuale Via dei Greci, proprio di fronte alla Filanda
Escher che si trovava invece sul lato ovest della strada. Il Manufatto, di cui non mi è chiara la funzione, presentava e in parte presenta ancora:
1) Un Corpo parallelepipedo con una serie ordinata di aperture circolari sul tetto, alcune delle quali nelle foto d’epoca ci appaiono chiuse con grossi elementi, forse covoni di fieno;
2) Una Ciminiera a pianta circolare con Forno alla sua base;
3) Una Condotta, che superando il dislivello del terreno, trasferiva il calore dal Forno al Corpo parallelepipedo;
4) Un Ingresso a stretto contatto con Via dei Greci, che consentiva agli operai di accedere prima al Forno alla base della Ciminiera, e poi, dopo aver percorso una lunga Scalinata rettilinea scoperta, di accedere al Corpo parallelepipedo. Purtroppo circa 3 anni fa, per allargare Via dei Greci, hanno demolito le parti del Manufatto che si trovavano a ridosso della strada, tra cui
l’Ingresso e, cosa molto più grave, la Ciminiera con Forno; molto più
grave perchè la Ciminiera ottocentesca, tra le decine e decine esistenti nell’800, era la più antica Ciminiera sopravvissuta ai nostri giorni non solo nel Rione Fratte, ma in tutta la città di Salerno. Obiettivamente le responsabilità di questo scempio vanno addebitate al Comune di Salerno e alla solita dormiente Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno; si può ammettere l’ignoranza del Comune, ma non si può ammettere l’ignoranza di una Soprintendenza che come compito ha proprio quello di tutelare i Beni Storici, in particolare quelli importanti quale era la Ciminiera demolita. Via dei Greci si poteva allargare esclusivamente verso ovest senza quindi andare a intaccare in alcun modo il Manufatto in questione, che rimane una delle ultimissime antiche testimonianze industriali del Rione Fratte, che resero Salerno nell’800 una delle città più industrializzate del mondo. Si chiede quindi alla Soprintendenza citata di tutelare quanto rimane di questo Manufatto. C’è da precisare che se operiamo un salto di scala dal Rione Fratte di Salerno alla più ampia Zona di Fratte, che oggi è compresa in parte nel Comune di Salerno e in parte nel Comune di Pellezzano, allora più a nord, in Via delle Fratte Lago nella Frazione Cologna di Pellezzano, sulle sponde
del fiume Irno, sorge un Insediamento industriale ottocentesco con Villa
(di cui si racconta della presenza del fantasma della vecchia padrona
morta ammazzata!), con Acquedotto, con Impianto di sollevamento
dell’acqua dal fiume Irno, con Fabbrica che all’interno conserva ancora
i pilastrini metallici dell’epoca, con Ciminiera a pianta quadrata ancora più antica di quella demolita a Salerno; si spera che almeno questo Insediamento industriale nella sua interezza venga quanto prima vincolato dalla Soprintendenza sopra citata. Il Rione Fratte di Salerno, e più in generale la Zona di Fratte, nell’800 e agli inizi del ‘900 era una sorta di città nella città, una piccola città autosufficiente, c’erano infatti: le Fabbriche, di cui 3 erano Filande; gli Acquedotti, già documentati nel XII secolo come ricorda lo storico Fernando Dentoni Litta, poi ristrutturati nell’800, ma di cui
incredibilmente continuano oggi le demolizioni sotto lo sguardo disattento della nostra Soprintendenza(in particolare l’Acquedotto detto Currente o Calcedonia partiva da Fratte, attraversava Salerno da nord a sud portando l’acqua a Mulini, Terreni e Fontane, infine sottopassava Corso Garibaldi e Lungomare Trieste in corrispondenza del Macello, sfociando nell’area dell’attuale Porto Masuccio Salernitano); la Caserma dei Pompieri; il Telegrafo; il Tennis Club, la cui Palazzina liberty sorgeva immediatamente a sud del Manufatto di cui vi ho scritto sopra, e della quale forse sopravvivono solo resti delle fondamenta tra Via dei Greci e una Stradina parallela privata asfaltata di recente realizzata in prosecuzione di Via di Villa Mari (insomma l’elegante Tennis Club, che si vede in diverse foto d’epoca inizi ‘900, è stato
semi-asfaltato!); il Bowling, che gli Svizzeri chiamavano Kegel Club; le Ville degli industriali, che oggi ricadono nel Comune di Pellezzano, tra cui la famosa Villa Wenner, che risulta oggi tutelata solo perchè gli attuali proprietari fecero esplicita richiesta alla Soprintendenza che venisse sottoposta a Vincolo (meno male che abbiamo esempi di Autotutela!); le Case signorili, operaie, rurali; il Cimitero svizzero oggi abbandonato; il Cimitero italiano che poi verrà ampliato diventando l’attuale Cimitero di Brignano; le Chiese, tra cui la
vecchia Chiesa della Sacra Famiglia oggi abbandonata, e la cosiddetta Rotonda di Fratte su Via dei Greci che somiglia al Pantheon di Roma; una Cava di tufo detta Tufara, su cui oggi sorge la nuova Chiesa della Sacra Famiglia di Portoghesi e Gigliotti; le Sorgenti di acque minerali e termali anche queste oggi abbandonate, ricordiamo a proposito i marchi delle acque Vitologatti e Irno, e anche le Terme Campione; un grande Patrimonio archeologico rappresentato dai resti della Salerno etrusca, che si cominciò a conoscere proprio nell’800 e che oggi non viene ulteriormente scavato e rivalutato; lo Scalo ferroviario, con l’ottocentesco Magazzino Merci che presenta oggi il tetto cadente, e con la Stazione Treni già esistente nel 1910; il Tram, che collegava Fratte con Salerno Città e che fu inaugurato nel 1924. C’è chi dice che il Centro Storico di Salerno non si ferma a Porta Rotese o alla  Chiesa della Madonna del Carmine, ma arriva fino a Fratte, questo probabilmente è vero, però di sicuro Fratte ha un patrimonio storico che allo stato attuale non viene sufficientemente salvaguardato, e che purtroppo per via di demolizioni anche recentissime è stato di molto impoverito. Si spera in un cambiamento di rotta delle istituzioni competenti.
 Massimo La Rocca
 .