Roma: Cicala sul caso Marò

Martedì 28 gennaio presso il Ministero della Difesa in via XX Settembre (Roma) si è tenuto l’incontro tra l’Ambasciatore Staffan De Mistura, commissario di governo sul Caso Marò, e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Binelli Mantelli con il Consiglio Centrale di Rappresentanza Interforze, il massimo organo “sindacale” dei militari. Tra i partecipanti all’incontro anche il delegato casertano Dott. Marco Cicala che ha rilasciato un’ intervista: Dott. Cicala, un bilancio dell’incontro tenuto allo Stato Maggiore della Difesa sul caso Marò? Un incontro interessante e proficuo, durato circa due ore, con la finalità di riportare quanto prima possibile a casa i due cittadini italiani. Prima di essere militari sono due cittadini italiani. Quale è stato il vostro contributo durante l’incontro con i vertici? Abbiamo contribuito con delle proposte, riconosciute valide sia dal diplomatico Staffan De Mistura che dal capo di SMD Amm. Binelli Mantelli. Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni per il futuro dei due colleghi che sentiamo come fratelli.Con questo incontro si è perfezionata la squadra che lavora con un unico obiettivo, quello di far rientrare con onore, e prima possibile, in Italia. Qual è il reato che contestano ai nostri connazionali?  Le autorità indiane ad oggi non hanno formulato alcun tipo di ipotesi di reato, il che ci fa riflettere tanto…Dopo l’incontro qual  è il suo stato d’animo?  Non sono ne ottimista ne pessimista, sicuramente attento e vigile all’evoluzione dei fatti e sempre vicino al sostegno dei colleghi e delle loro famiglie, come nel caso di tutti i cittadini italiani che vivono la medesima condizione. Siamo pronti a partire per l’India, anche a nostre spese, pur di sostenere i nostri colleghi. Come valuta l’impegno del Governo in questa vicenda? Oggi più di ieri sono consapevole che il team impegnato nel compito di far tornare a casa i nostri Marò è composto dalle migliori figure diplomatiche, giuridiche nazionali ed internazionali.Il caso dei Marò non ha precedenti nei contenziosi internazionali tra stati sovrani. Cosa risponde a quei cittadini che accusano i vertici italiani di non aver fatto come gli americani nel “Caso Cermis”?  In quella occasione gli americani non hanno fatto altro che eseguire quanto previsto e riconosciuto da un trattato internazionale chiamato “Sofa”. Nel caso indiano gli americani non avrebbero potuto far rivalere le stesse ragioni in quanto non esiste un trattato simile al “Sofa”. Ritiene che l’impiego dei Marò in India e più in generale dell’Italia fuori dai confini nazionali sia così necessario?  Ricordo a me stesso che la sicurezza è come l’aria, i cittadini la percepiscono solo in assenza. Ne ho avuto contezza in ex Jugoslavia nel 1996-97 come in America 11 settembre 2001. Una volta chiuso il caso Marò, speriamo presto, quali sono gli insegnamenti acquisiti da questa vicenda? Una volta rientrati in Italia, tutti abbiamo l’interesse di analizzare e studiare l’evento per far sì che non avvenga più. La città di Caserta ha delle responsabilità politiche sul caso Marò? Sì. All’epoca del fatto, presso la 4^ Commissione Difesa della Camera dei Deputati erano seduti tre parlamentari casertani. Andrò a verificare cosa hanno fatto a tutela e favore dei due Fucilieri di Marina.