Salerno: Cisl, contro attese aprire ambulatori sera e festivi

Oltre cento giorni per un’ecografia mammaria, una visita oncologica o una visita reumatologica. I pensionati della Cisl di Salerno, stanchi delle infinite liste di attesa, lanciano una proposta alla sanità salernitana: Tac e radiologie anche di sera, nei festivi e nei weekend, così come hanno deciso di fare in Puglia. “E’ finito dunque il tempo di fare ‘propaganda’. La salute dei cittadini è un tema troppo serio per prestarsi alle interpretazioni e ai messaggi incautamente rassicuranti”, ha affermato Giovanni Dell’Isola, segretario generale della Fnp Cisl Salerno. “La Regione vuole dare davvero una svolta? Imiti la Puglia, che ha appena deciso di aprire i reparti notte e giorno e di tenere accesi i macchinari in maniera continuativa, verificando tutte le tecnicalità per poter dare finalmente risposte concrete che attendiamo da anni”. Dell’Isola esprime poi “forte preoccupazione in merito ai contenuti della Legge di stabilità, che continua a penalizzare i pensionati, già ampiamente colpiti negli ultimi 20 anni da una progressiva perdita del potere di acquisto delle pensioni”. “E’ una situazione ancora più grave nel Salernitano – puntualizza il segretario generale dei pensionati Cisl della provincia – che registra le pensioni medie più basse d’Italia. Da anni aspettiamo a livello nazionale un effettivo adeguamento delle pensioni al reale costo della vita, anche in considerazione del fatto che spesso i pensionati fungono da ammortizzatori sociali, di supplenti dello Stato in seno alle famiglie, dove molti di noi sono costretti ad aiuti economici ai giovani che non trovano lavoro o a custodire i bambini”. E c’è un aspetto ancora più preoccupante, ovvero quello legato ai non autosufficienti, verso cui la Fnp Cisl Salerno è da sempre in prima linea: “Dal 2009 è stato tutto un susseguirsi di tagli e riduzioni del Fondo nazionale, fino ad arrivare al 2012, quando i due fondi sono stati completamente azzerati dal Governo – ricorda Dell’Isola -. Ora si prevede l’introduzione di un limite reddituale per la concessione dell’indennità di accompagnamento alle persone disabili gravi che abbiano compiuto i 65 anni di età; a chi supera un reddito lordo superiore ai 40mila euro (70.000 se coniugato) non verrà più concessa l’indennità di accompagnamento. si dimentica che la disabilità è la prima causa di impoverimento. Ci si continua a dimenticare dunque che una persona anziana, con grave disabilità, spende gran parte delle sue risorse per garantirsi un’assistenza che lo Stato non offre. E’ una condizione inaccettabile. Attendiamo invece, da parte delle istituzioni e dei partiti, segnali chiari in questa direzione. Chiediamo serietà ed impegni verificabili. Noi faremo la nostra parte”.