Salerno: al Verdi “Dopo la battaglia” spettacolo di Pippo Delbono

Assente dalle scene salernitane da circa dieci anni, Pippo Delbono e la sua Compagnia saranno al Teatro Verdi di Salerno, sabato 2 e domenica 3 novembre 2013 (rispettivamente alle ore 21.00 e alle ore 18.30) con lo spettacolo Dopo la battaglia, creato con la collaborazione di due grandi artisti: la danzatrice Marigia Maggipinto, storica componente della compagnia di Pina Bausch, e Alexander Balanescu, compositore e virtuoso del violino, qui autore della colonna sonora.

L’allestimento, che rientra nella stagione teatrale 2013/2014 della Fondazione Salerno Contemporanea, approderà sul “palcoscenico” salernitano, per la collaborazione con il Teatro Pubblico Campano diretto da Alfredo Balsamo.

Lunedì 4 novembre alle ore 9.45, presso il Teatro d’Ateneo dell’Università degli Studi di Salerno, si terrà la proiezione di “Sangue”, ultimo lavoro del regista/autore/performer teatrale e cinematografico Pippo Delbono, che ha ricevuto il Premio Don Chisciotte al Festival di Locarno 2013, in cui era in concorso, e che vedrà, presso l’ateneo salernitano, la prima proiezione per il Sud Italia. Al termine della proiezione si terrà l’incontro con lo stesso Delbono, che parlerà del film e risponderà alle domande degli studenti e del pubblico presente. Dopo la battaglia ha la cifra inconfondibile del suo autore, sperimentatore incessante di temi e linguaggi, che indaga con forza e causticità il reale in tutte le sue forme e conseguenze, promuovendo interazioni tra diverse forme d’arte, denunciando e raccontando. Lui, Pippo, è sempre presente e quasi sempre anche al centro del palco con quella figura imponente che esplica la sua piena coscienza di essere umano e cittadino. E così anche in quest’ultimo lavoro, Delbono parla e racconta, racconta e parla con un piacere viscerale, il suo vissuto che dà spunto ad echi più grandi come del resto già nelle sue opere precedenti. Danza in musica l’estro di Delbono in Dopo la battaglia. Il flusso scenico creato dall’artista ligure usa tutti gli strumenti in suo possesso: arti visive, tecniche cinematografiche, musica, danza e cultura teatrale. Le luci e le ombre svelano uno stanzone grigio, enorme spazio della mente imprigionata, quadri scenici che ricordano atmosfere magrittiane, siparietti surreali, slanci lirici spiazzanti come saette, nel segno tracciato emozionale, fulmineo e toccante da lui stesso tracciato. Metafore per immagini, icone, la valenza testimoniale dell’esistere invece dell’apparire, le parole ardenti di Artaud, Pasolini, Kafka, Alejandra Pizarnik, Whitman, svettano sulla fatiscente crisi delle coscienze del mondo attuale. Soffia un vento di lacerante bellezza, si sentono i pensieri danzanti, il bisogno d’amore trova ricovero nel calore e nella tenerezza, quando l’anima fragile e indomita supera la paura. Un lavoro di squadra sincronico, che trascina fuori dal labirinto, liberi, lontani dalla sclerosi mentale, sulle note di Verdi, Pagani, Herny Salvador, Elis Regina, Irene Jacob.