C’eravamo tanto amati

Angelo Cennamo

E’ difficile immaginare cosa accadrà da qui all’8 dicembre, giorno in cui si terrà la direzione nazionale del Pdl. L’azzeramento delle cariche e il trasloco in Forza Italia accelerato da Berlusconi nelle ultime ore ha sì il sapore di una rivincita, dopo lo schiaffo del 2 ottobre che ha costretto il Cavaliere a ritornare sui propri passi e a votare la fiducia al governo Letta, ma è anche la mossa più trasparente ed efficace per giungere ad un redde rationem tra chi gli è rimasto ancora fedele e chi giudica invece la sua leadership un ingombro del quale liberarsi prima possibile. Il voto sulla decadenza sarà, sotto questo aspetto, lo spartiacque doloroso tra la tentazione dello strappo, già delineatosi nei numeri e nei propositi, da parte di Alfano e dei suoi ministeriali, e la meno probabile ricucitura, all’insegna di una ritrovata ed indiscutibile governance che dovrebbe riportare il movimento agli antichi fasti del ‘94. Berlusconi non accetta l’imminente esclusione dal parlamento per effetto di una legge considerata irretroattiva e che la Cassazione ha recentemente bocciato perché sovrapponibile alle norme sull’interdizione contenute nel codice penale, le stesse che hanno consentito alla Corte d’Appello di Milano di condannarlo a 2 anni, anziché ai 6 previsti dalla Severino. La questione, che non è solo di carattere personale ma anche politico ( il Cavaliere è a capo di una coalizione che ha preso 10 milioni di voti alle ultime elezioni), si sposa con l’altra, ben più rilevante, che riguarda invece le promesse elettorali non mantenute : cancellazione dell’imu sulla prima casa e contenimento dell’iva al 21%. Il fallimento del governo delle larghe intese è sotto gli occhi di tutti; Letta, che aveva promesso tagli alla spesa pubblica ed una riduzione delle tasse sul lavoro, in una lettera al Corriere della sera tradisce la sua vena socialdemocratica allorquando sottolinea la fragilità dello Stato, che egli evidentemente intende rafforzare anziché indebolire ed affamare, e la necessità di redistribuire risorse, piuttosto che crearne di nuove alimentando il pil. Per il Pdl, così ragiona il Cavaliere, restare in un governo che segue una linea del tutto illiberale rispetto alle premesse e alle promesse fatte alla vigilia del voto significherebbe snaturare la propria identità ed andare incontro ad una futura bastonatura da parte dei propri elettori. Il varo di Forza Italia e l’azzeramento delle cariche dovrebbe allora, secondo la stesso ragionamento, rafforzare, dare maggiore legittimazione ad uno smarcamento dal Pd che, a questo punto, si preannuncia certo visti i risultati maturati dall’esecutivo. Resta da capire quale sarà la reazione di Alfano e degli altri ministri di fronte ad uno smottamento di tali proporzioni. L’idea di creare un gruppo autonomo destinato a tradursi in un futuro partito politico che inglobi le schegge del centro montiano, oltre i delusi del Pdl, è già balenata nelle menti del vice premier e dei suoi sodali. Ma rischia di tradursi in un’altra operazione di palazzo, l’ennesima, sulla falsa riga della destra finiana e della Scelta civica dell’ex premier. Alfano ha di fronte a sé un bivio poco allettante : “accucciarsi” dal padre padrone perdendo ogni residua autorevolezza e credibilità politica, o lanciarsi in una nuova avventura con gli altri fuoriusciti. Ma quanti voti prenderebbe Alfano fuori da Palazzo Grazioli? Si può essere diversamente berlusconiani con i voti di Berlusconi? Sono domande che un (ex) delfino del Cavaliere dovrebbe porsi, visti i precedenti.  

 

 

 

9 pensieri su “C’eravamo tanto amati

  1. Beh, i voti non li ha presi la coalizione: lui praticamente da solo ha fatto una campagna elettorale straordinaria nella quale ha dimostrato il suo valore di comunicatore ed ha attirato nuovamente molti voti di persone attratte dal suo carisma (senza il quale il PDL o Forza Italia o altro sarebbero insignificanti).

    Però le elezioni le ha perse e quindi che senso ha parlare di “promesse elettorali non mantenute”? Tutti erano convinti che il PD avrebbe vinto tranquillamente. Il PD non ha vinto, ma Berlusconi è arrivato “terzo”: bastava unire PD e M5S in un progetto comune (come aveva pensato Bersani) e Berlusconi sarebbe finito già da molti mesi.

    Questo Berlusconi che disegna lei, usando la parola “illiberale” per gli altri, secondo me fa un po’ acqua (non se ne abbia a male se glielo dico). Tutte quelle cose che avrebbe dovuto fare questo governo e quello di Monti e altri ancora le avrebbe dovute fare Berlusconi. E però non le ha mai fatte. Perché?

    In realtà è insufficiente essere solo capaci di essere rieletti: poi qualcosa si deve pur fare, e se gli elettori del PDL e di Forza Italia non si sentono traditi dal fatto che i loro eletti non hanno abbassato le tasse sul lavoro, non le hanno abbassate alle partite IVA e non le hanno abbassate alle imprese, è perché forse votano un carisma, una idea, un certo tipo di leader, ma niente che sia stato mai concretamente realizzato quando ve ne era la possibilità.

  2. Il Pdl è al governo col Pd. Le condizioni poste e recepite da Letta nel suo discorso alle camere erano essenzialmente 2 : cancellazione imu su prima casa e iva al 21%. Non è accaduto. Dunque.

    Se Berlusconi non avesse fatto nulla, come dicono i suoi detrattori, non sarebbe durato 20 anni. Non le pare?

    1. Beh, no, è proprio quello il punto: non mi pare. Secondo me (modestissima opinione) il popolo di chi vota Berlusconi è un popolo che si fida di lui in nome di un sistema di valori particolare che fa parte della natura stessa del berlusconiano. Cioè: appoggia qualcosa che “propugna” vaghi ideali di liberismo, magari anche in contrasto con la presunta illiberalità di altri schieramenti (in genere avversarsi), ma poi nella pratica non applica nulla di tutto ciò.

      Io, se fossi stato un elettore di FI/PDL, mi sarei aspettato un crollo delle tasse per le imprese, un abbassamento del costo del lavoro, abbassamento delle tasse sulle partite IVA, privatizzazioni fatte seriamente, dismissioni, destatalizzazione di una serie di servizi. Gentile Angelo, io di tutto questo non ho visto praticamente niente. Perché?

      Questa rivoluzione liberale non è mai arrivata e dopo 20 anni non c’è scusa che tenga. Il popolo di centrodestra vota Berlusconi (e non il PDL) perché lo fa sentire sicuro rispetto a una serie di tematiche (es. evasione fiscale, ma sarebbe riduttivo dire solo quello) e paure ataviche (“i comunisti”), ma quanto a un piano di VERE riforme liberali, io personalmente ho visto 20 anni di nulla.

      E questa pioggia di chiacchiere ha prodotto l’aggravarsi della crisi e lo spostamento di milioni di voti (anche del PD) verso il M5S, dove (guarda caso) c’è un altro leader carismatico che parla alle masse con parole diverse da quelle di Berlusconi, ma a quanto pare ugualmente “attraenti”.

      Mi chiedo anche: perché voi elettori del centrodestra volete affidare il futuro a qualcuno che aveva 40 anni nel 1976? Io vorrei al suo posto qualcuno NATO nel 1976!

  3. come al solito mentre liberaleggi e libertaleggi poi finisci per sostenere che tutto questo liberaleggiare e libertaleggiare è vero solo se si salva il piccolo rattuso di arcore. e quindi anche angiolino giolì con tutto il suo carico di incertezze e screditamento, che ogni giorno gli viene fatto proprio da colui che gli ha messo la spada sulle spalle per eleggerlo vice cavaliere ed ennesimo successore, deve pagare pegno di impegni immaginifici non mantenuti. ma come può il nostro angiolino giolì mantenere quegli impegni che quando si “comandava tutto noi” abbiamo disatteso e ignorato per fare sempre la stessa cosa: cioè salvaguardare il puparo con tutte le sue pupe. retorica per retorica è anche verò che fà specie che il nostro angiolino scopra proprio adesso che per potere campare e avere luogo politico deve salvaguardare il suo piccolo e rattuso mentore falotico?
    quindi sinceramente non credo che sia una questione di iva e nemmeno di imu ma solo una questione di decadenza di un senatore che è stato riconosciuto colpevole di un reato fiscale in terzo grado di giudizio.
    ma anche qui se la vittima è il portavoce di prodi o marazzo, poi scagionati, si usa un metro mentre per quell’altro dipende.
    secondo me vuoi confondere i prìncipi con i princìpi. però allo stesso tempo affermi che il pdl, pl o comecavoloorasichiamerà senza il rattusello non è niente. e questo mi dispiace pre la grande tradizione della destra moderata italiana.

    1. Ma guarda che certi politici piccoli piccoli del PDL secondo me davvero non saprebbero cosa fare nel momento in cui non ci fosse più Berlusconi a fare il capo: il partito è costruito attorno a lui, la campagna elettorale la fa lui, i voti sono i suoi. Il partito senza di lui non sta in piedi e molti dovrebbero trovarsi un lavoro come tutti. Gli elettori del PDL sono più affezionati a lui che al PDL o a Forza Italia o altro nome.

    1. Glielo sto dicendo da due post e in genere non sono uno che parla molto. 🙂 Io mi chiedo: chi attualmente nel PDL (parlo dei parlamentari, non degli elettori) difende Berlusconi non lo fa per interesse personale? Mi rispondo di sì. Mi chiedo anche: Berlusconi è sceso in campo 20 anni fa per fare una qualche rivoluzione liberale? Mi rispondo di no. Perché? Perché non c’è stata alcuna rivoluzione liberale e questa terminologia, finché ha funzionato e non gli è capitato di arrivare terzo (devo dire con onore) alle elezioni, serviva a scopi elettorali.

      In sintesi, Berlusconi è stato ciò che ha rappresentato durante le sue campagne elettorali, ma ciò che ha rappresentato non si è tradotto in atti concreti. Quali sono le spiegazioni per questo? O non ha avuto coraggio oppure ha pensato, come molti altri politici in passato prima di lui, che era meglio lasciare tutto com’era.

  4. Gli italiani ( anche quelli di centro destra) la rivoluzione liberale non la vogliono. Legge Biagi, riforma pensioni, abolizione tassa di successione e di donazione sono riforme liberali.

    1. Ammazza, e gli elettori di Berlusconi hanno votato per avere queste tre cosette? Allora, vede che non vado molto lontano se dico che il voto berlusconiano è dato dal carisma del leader, che è capace di attivare in certi elettori ataviche paure così come sogni virtuali, senza poi realizzare molto nel concreto?

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