Addio a Monti

Angelo Cennamo

Nel novembre del 2011 apprendemmo dai giornali che l’Italia era finita ad un passo dal baratro, e che a causa dello spread ( parola fino a quel momento semisconosciuta) nelle casse dello Stato non era rimasto un solo euro per pagare gli stipendi e le pensioni di dicembre. Per rendere il quadro ancora più tragico e a tinte fosche ci convinsero che i bunga bunga di Berlusconi ci avevano fatto perdere credibilità sul piano internazionale, al punto che gli investitori stranieri, di fronte a cotanto libertinaggio, avrebbero preferito portare il loro denaro all’estero piuttosto che lasciarlo marcire nelle nostre banche. Fu allora che Napolitano, di concerto con gli alti vertici della tecnocrazia europea, Merkel in testa, e sotto l’incessante pressione della stampa progressista, decise che era giunto il momento di staccare la spina al governo di centro destra ( mai sfiduciato in parlamento) per insediare una nuova leadership. Sulla scena politica si stagliò così la figura del professor Mario Monti, già Magnifico Rettore  dell’Università Bocconi di Milano, Commissario europeo, ed economista di alto lignaggio. Monti era a metà strada tra Gesù di Nazareth ed Aristotele. Un vero faro illuminante, tanto che nell’agone della politica lui non scese, ci salì. In realtà, l’ascesa al trono il professore se l’era già preparata, per certi versi, attraverso una serie di editoriali apparsi sul Corriere della sera nei mesi antecedenti la sua epifania. Nelle sue articolesse, il bocconiano impartiva suggerimenti e dritte all’incauto Cavaliere, dandogli delle preziosissime lezioni di economia e di libero mercato. Il prof talvolta approvava, altre volte indulgeva al rimprovero senza risparmiare tirate d’orecchi e punzecchiature. Il passaggio da Berlusconi a Monti venne salutato dai media come la salvezza dalla fine sicura. Dopo anni di eccessi e di burlesque, l’Italia poteva finalmente contare sulla guida autorevole di un uomo capace, esperto di bilanci, e soprattutto sobrio. Con Monti l’Italia si scoprì “sobria”. Tutto divenne sobrio. Ricordo un tale che al ristorante, ordinando una pastasciutta, si rivolse al cameriere dicendo : “Mi raccomando, ci metta poco condimento : che sia sobria”. Monti non indossava quei ridicoli doppiopetto del Cavaliere, né scarpe col tacco per mascherare la bassa statura. Non ne aveva bisogno. Monti si muoveva in loden, anzi 110 e loden. In giro per il mondo, il prof collezionava elogi e riverenze per il suo convinto europeismo e per la sua piena affidabilità. Finalmente abbiamo un premier credibile ed affidabile, scrivevano i giornaloni sobri. Peccato che durerà per poco, scrivevano : giusto il tempo di rimettere i conti in ordine e poi il prof andrà via. Errore. Come si dice, l’appetito vien mangiando, e la fame di politica divorò Monti al punto di spingerlo a fondare un vero e proprio partito e ad allearsi con due giovanotti di belle speranze, dal profilo altamente riformista : Fini e Casini. Per questi ultimi, in particolare, il risultato alle elezioni si rivelò disastroso : l’Udc riuscì a salvarsi proprio grazie a Scelta Civica ( la nuova piattaforma politica dei montiani), la destra o pseudo tale di Fini, invece, si sciolse come neve al sole non riuscendo ad entrare in parlamento. Il resto è storia recente. Tra mille distinguo e litigi sotto banco, il centrino di Monti e di Casini ha appoggiato il governo Letta. Lo ha fatto fino alla legge di stabilità, poi il patatrac. Monti accusa il governo di assecondare le istanze del Pdl, di essere succube di Berlusconi. Il prof, insospettito dalle strane manovre di riavvicinamento del suo ministro Mauro al vecchio partito di appartenenza, si ribella. E se, fino a quel momento, la sobrietà e la prudenza avevano guidato ogni suo singolo gesto, nello studio televisivo di Lucia Annunziata il prof si lascia andare ad uno sfogo corrosivo ed imprevedibile. Ne ha per tutti; se la prende finanche con Daria Bignardi, la conduttrice de “Le Invasioni barbariche” su La 7, colpevole, a suo dire, di averlo ridicolizzato in una sua trasmissione per avergli messo in braccio il cagnolino Empy. Monti accusa Casini di opportunismo politico, idem Mario Mauro. E’ stanco il professore, e annuncia di abbandonare il partito a se stesso. Morale della favola : il centro si sgonfia, il bipolarismo resuscita. Come dire : è il teatrino, bellezza!

 

4 pensieri su “Addio a Monti

  1. Il presunto bunga-bunga non ha tutta questa importanza: dopo 4 manovre di Tremonti, la visita dei tedeschi e la promessa del pareggio di bilancio non si diede l’idea di un paese stabile. Se a questo si aggiungono una maggioranza risicata, lo spread, la crisi internazionale e (infine) il bunga-bunga, si può capire come Monti possa essere stato visto come un qualcosa di positivo. Che poi la storia sia andata diversamente, non credo che qualcuno abbia più dei dubbi.

    Inoltre, io ho un forte sospetto. Si dice spesso che il PD avrebbe dovuto approfittare della situazione e chiedere le elezioni. Io credo che quelle elezioni sarebbero state vinte a man bassa dal M5S.

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