Tradimento italiani tartassati: manovre, manovrine, manovroni per finanziare privilegi e sprechi

Giuseppe Lembo

Chi caccerà dai posti inadeguatamente, indegnamente ed irresponsabilmente coperti, i tanti dello sfascio Italia? Ci sarà, per la grave crisi in atto, almeno da parte dei tanti buonpensanti italiani, la volontà di cambiare? La volontà di liberarsi e mandare a casa i responsabili dei mali d’Italia, mali inguaribili, il frutto di un tradimento di chi ha governato e governa  il Paese, di chi ha organizzato ed organizza gestendone gli apparati, di chi, pensando al tutto per sé, ha determinato e determina la fine economico-sociale dell’Italia, oggi ridotta in condizioni di inarrestabile fallimento anche per tanta parte, colpa degli egoismi europei, padroni arroganti (la Germania in prima linea) delle politiche economiche di una eurozona interessata solo a trarre per sé i tanti vantaggi dovuti ai mali ed alle sofferenze degli altri? È veramente questa, una bella unione! Alla sua base c’è lo spirito di una fratellanza, di un insieme di popoli, da lacrime e sangue. Meglio di così!

Ma dove vuole andare a parare un’Europa così fatta?

Come pensa di affrontare il futuro dei suoi Stati se stanno di fatto solo nominalmente insieme, mentre sono indifferenti gli uni agli altri? Sono, purtroppo, dei separati in casa, ammesso che ci sia una casa comune dei popoli d’Europa che tutti dovrebbero saper riconoscere come casa d’Europa, quindi casa di tutti gli europei ed al di sopra dei confini nazionali.

Il male oscuro degli egoismi di posizione e delle volontà di difendere il proprio Stato sovrano, indifferenti alle conseguenze spesso fortemente negative per gli altri alleati, è una condizione tragicamente diffusa in questa nostra Europa, assolutamente disunita e dominata dalla BCE governata in senso privatistico da un’élite economico-finanziaria che bada egoisticamente a se stessa ed è sempre più indifferente al bene comune europeo. La cordata dominante di tanto e tale malessere europeo vede al primo posto la Germania, impegnata con Angela Merkel in una politica protezionistica, assolutamente inopportuna; una politica del tutto per sé, voluta da un Paese che ancora sogna e non poco, in termini umani e di potere, il doice über alles. A questa pretesa ormai fuori dalla storia c’è da contrapporre quella forte e legittima della vera e solidale unità dell’Europa dei popoli; tanto, se non si vuole, con grave danno per tutti, arrivare a cancellare e per sempre, la fine di un bel sogno, purtroppo ostacolato se non del tutto negato, da un falso insieme europeo che  non conosce, che non vuole, che non riesce a concepire democraticamente e con forti vincoli unitari così come nelle attese, le buone regole di un corretto stare insieme, secondo cui tutti devono sentirsi attivamente vigili protagonisti di ogni sua parte. Ma così, purtroppo, non è! Dall’Europa dei banchieri e della finanza, all’Europa dei popoli, c’è da cambiare tutto, ma veramente tutto; c’è da fare un grande salto di qualità, prima di tutto dal punto di vista umano e poi fortemente e responsabilmente politico. Nell’attuale Europa fortemente divisa con la parte del Sud considerata povera, stracciona ed assolutamente secondaria, si pensa ancora in modo borbonico ai privilegi di stati e staterelli di lontana memoria che nessuno vuole cancellare, in quanto ci si trova comodi a vivere il proprio ruolo di primis, di prima donna, di padrone-dominus attento ad avere come alleati, solo popoli e governanti cortigiani, ma non certamente popoli e governanti di pari dignità e di altrettanti pari diritti, con un governo d’insieme veramente europeo, impegnato a garantire il futuro possibile all’Europa dei popoli uniti. Ma questo non si vuole; questo non si pensa e non si fa perché passa altro per la testa degli attuali governanti europei attenti al solo consenso nel proprio Paese e quindi a difendere come fa la Germania della Merkel a spada tratta il benessere ed i privilegi tedeschi, indifferenti delle conseguenze da lacrime e sangue per gli altri. Così facendo, con il dictat della sovranità limitata non c’è assolutamente un futuro possibile per l’Europa dei popoli; siamo ormai al capolinea con prospettive forse drammatiche di una rottura sempre più obbligata di un patto importante, alla base del grande sogno di europeisti convinti, nobili padri di una grande Europa Unita  che avevano creduto ed in tanti ancora oggi si sforzano di credere nel destino di un futuro d’insieme di un’Europa convintamente unita, capace di stare insieme, di camminare insieme, di affrontare con la forza d’insieme da popoli d’Europa,le grandi sfide del nostro tempo, un tempo ovunque impegnato ed attento a costruire una visione globale del mondo; un tempo umanamente nuovo impegnato, così come necessario, a costruire un mondo nuovo. Il sogno di un’Europa dei popoli è sempre più in veloce cammino verso il suo inarrestabile declino. E così, languendo languendo, anche i mali d’Italia crescono e con intensità e forza aggrediscono il sistema Paese avvelenandolo e facendogli mancare quell’ossigeno necessario a non morire.

Ma l’Italia è ormai un Paese dal destino segnato. Non ci si può salvare; l’Italia deve necessariamente morire; deve lentamente esaurirsi in una lunga agonia che farà soffrire e non poco la sua gente, sempre più confusa e rassegnata.

L’Italia è in una profonda crisi sistemica con le sue radici in una condizione di malessere diffuso, prima di tutto di origine antropico-sistemica.

L’Italia, il nostro Paese, lentamente si sta esaurendo perché c’è un tira a campare senza via di uscita; c’è una rassegnazione del giorno dopo giorno di un Paese che non ha interesse per il suo futuro; tutto è vissuto nella logica di un presente sempre più fine a se stesso.

E così il lavoro che non c’è, le lunghe mani degli stranieri che si prendono i gioielli dell’Italia, comprese le sue eccellenze ed il made in Italy, è sempre più un fatto del tutto normale; è un fatto da destino ormai segnato.

Tale è l’atteggiamento di chi dovrebbe pensare positivo con lo sguardo attento al futuro del Paese; c’è, purtroppo, tanta rassegnazione; c’è tanta indifferenza per i tanti negativi accadimenti che ci cadono addosso, il frutto di errori passati e presenti che si assommano rendendo tristi le condizioni del Paese; condizioni sempre più da veri e propri sepolcri imbiancati.

Il fallimento di false privatizzazioni, di un’ostinata volontà centralizzata stancamente ferma su se stessa, di una burocrazia fortemente radicata ed attenta nella difesa dei propri privilegi, con i poteri decisionali forti sempre più forti ed indifferenti ai mali di cui soffrono gli italiani, è una condizione diffusa da morte annunciata; dal destino segnato, per una volontà tutta italiana in una con le cordate straniere a cui sta scomodo il nostro Paese nel consesso dei grandi della Terra, per cui si fa di tutto per eliminarci, per crearci problemi gravi e toglierci anche la speranza del futuro.

 L’Italia da leader dell’Europa e di Europa è oggi ridotta a pura e semplice comparsa; non conta più niente. Si accetta tutto quanto viene pensato dagli altri, Germania in testa; tanto, per farci male e far male anche all’Europa. E così il nostro Paese, sempre meno vitale, si immalinconisce; cade in una forte crisi esistenziale, riuscendo sempre meno a pensare al futuro della sua gente ed in particolare al futuro delle nuove generazioni, che in affanno camminano per le vie del mondo, in cerca di quelle opportunità per non morire, negate dagli egoismi dei propri padri in patria. Le negatività italiane sono tante; prima di tutte c’è quella del lavoro che non c’è e della indifferente rassegnazione a cedere pezzi importanti dell’Italia che produce (Telecom, Alitalia, Finmeccanica ed altre imprese eccellenti) in mani straniere pronte a crearci nuovi problemi, pensando egoisticamente ai propri affari conditi, tra l’altro, di importanti risorse italiane, un fatto grave dovuto al disastro Italia. Sono sempre più, anche mali di tutti noi; l’indifferenza è, purtroppo, il frutto di comportamenti sbagliati e per tanti versi da vero e proprio suicidio collettivo. Che ne sarà di questo nostro Paese così confusamente attivo a farsi male? Gli uni contro gli altri, sono impegnati non a risolvere i problemi, ma a farli crescere, rendendoli del tutto irrisolvibili. Di fronte a tutti questi tristi scenari occorre una forte volontà italiana di azione e reazione di massa; tanto, per farsi attivi protagonisti di cambiamento e quindi di sviluppo a cui credere.

È urgente e necessario cacciare i tanti farisei dal tempio Italia, innaturalmente violato, forti del saggio protagonismo del fare; è urgente e necessario riprendersi la scena e cercare a tutti i costi e con i dovuti sacrifici, di salvare il Paese e noi tutti, da un declino inevitabile, da tempo annunciato.

Siamo a scenari sicuramente nuovi; tanto, a partire dall’ormai prossimo autunno; è difficile da decifrarli fino in fondo, ma di certo, c’è nell’aria l’attesa, anche se ancora nebulosa e confusa, di una nuova coscienza italica che vuole salvare il Paese evitando di morire strangolati dalle mani di una politica inconcludente, di una burocrazia inefficiente, ma arrogante padrona, con padroni rassegnati ad abbassare le saracinesche; di una élite economico-finanziaria assetata di crescenti nuovi averi e di un popolo ormai senz’anima, fiducioso (si fa per dire) solo in un futuro senza futuro, dove poter sognare avere e benessere, svendendo tutto di sé alle macchinette mangiasoldi, all’acquisto di gratta e vinci e/o ricercando giochi proibiti,come il poker on-line, che non risolvono i problemi della gente, ma li aggravano, rendendoli disperatamente irrisolvibili e quindi privi di prospettive per un futuro possibile.

In questo nostro Paese si parla sempre più a senso unico; non c’è assolutamente confronto e quel che è più grave, non c’è alcun confronto delle idee come necessaria discussione di scenari per costruire insieme percorsi finalizzati al bene comune e quindi alle dinamiche socio-economiche ed umane per un futuro possibile delle nuove generazioni.

Il futuro del nostro Paese, così poco all’attenzione di chi dovrebbe pensarlo, a dir poco si può definire incerto; ma con amara concretezza, c’è, purtroppo, da definirlo negato; assolutamente negato da una politica senz’anima, fortemente ammalata di pessimismo e quindi di prospettive di futuro.

Il nostro è purtroppo un Paese senz’anima, sempre più somigliante a scenari da sepolcri imbiancati; tanto, perché manca di positivi scenari per un riferimento umano d’insieme e soprattutto di quel coinvolgimento soggettuale che rappresenta in sé la prima pietra del pensare condiviso da cui e solo da cui, può nascere il futuro possibile.

Di fronte a tanto sfasciume pendulo, che fare? Prima di tutto, con senso pieno di responsabilità, alla mediocrità di azione di chi governa, bisogna intelligentemente contrapporre l’insieme umano del confronto, come matura prova di responsabilità condivisa, da vero popolo sovrano, attivo protagonista di futuro.

Considerando le tante macerie, patrimonio comune del Paese e soprattutto scomoda eredità per le nuove generazioni costrette a pagare gli errori dei loro padri, senza più giustificare lo scarica barile di questa o quella inconcludente parte politica, c’è da voltare e da subito pagina; tanto è urgentemente necessario per fermare la recessione, la crisi del lavoro e l’azione invadente e distruttiva di una burocrazia che agisce da padrona, determinando le tante catastrofiche scelte che oggi ci ritroviamo alla base del disastro Italia dove, senza  controlli, cresce la spesa pubblica, un’orca assassina che al netto degli interessi all’anno è di ben 714 miliardi, prossimi ad aumentare di altri 10 miliardi, per cui dal tetto ragguardevole di ben 724 miliardi di euro.

Che fare per evitare la fine di questo nostro Paese e più in generale la fine di un’Europa che non ha ormai più niente di unito? Non ha, come in tanti speravano, quell’anima di un insieme europeo capace di agire unitariamente ed attento al bene comune come l’Europa degli stati Uniti d’Europa.

Purtroppo in Italia ed in Europa non c’è assolutamente l’impegno umano e la volontà per cambiare; non c’è l’impegno unitario per camminare insieme e per costruire insieme ponti di pace pensando da popoli d’Europa uniti al bene comune.

In Italia non c’è assolutamente la volontà della buona politica, con al primo posto, una forte volontà di cambiare; c’è da voltare pagina e smettere di imporre tasse da lacrime e sangue, succhiando il sangue degli italiani che non hanno più niente da dare a questo nostro Paese, spremuto al massimo con stipendi da fame, con crescente disoccupazione ed una tassazione infame, la più alta d’Europa, che si avvicina velocemente al 50%, svuotando le tasche degli italiani costretti a lavorare per un inconcludente stato-padrone, preoccupato di garantire i soli privilegi di chi, forte del proprio potere, governa sgovernando, nel ruolo crescente ed illiberale di politico di professione a vita.

Per cambiare e cercare di invertire la rotta al fine di salvare il salvabile e soprattutto il futuro dei nostri figli occorre ridurre la spesa; occorre moralizzare il governo della cosa pubblica eliminando gli sprechi; occorre assolutamente ridurre il carico fiscale per far crescere il PIL e con il PIL i consumi interni e quindi l’occupazione.

Occorre in Italia ed in Europa rilanciare con forza un nuovo modello di vita, mettendo al primo posto l’uomo e con l’uomo i valori e la cultura dell’essere, per arrivare alla concreta conquista del progresso e di una vita che non appaia così come sta accadendo, inutile e noiosa, travolta com’è da comportamenti umani in crescente evoluzione, ad un punto tale da creare tanta confusione, tante incertezze e tanto comune bisogno di scegliere la via suicida del silenzio, come via unica ed obbligata di chi non ha più niente da dire, essendo circondato da realtà umane dalle idee sempre più appannate per cui sempre più in crisi con se stesse e con gli altri ed assolutamente incapaci di desiderare di osare.