“Per Salerno Partecipazione Responsabile”

Ci risiamo , ancora una volta mancano i soldi per l’assistenza socio sanitaria nella regione Campania , vengono meno 24 milioni di cui circa 8 per il salernitano. A casa rischiamo di restare sia i dipendenti delle strutture private di assistenza e di riabilitazione che i tanti ammalati, disabili psichici e fisici se nei prossimi trenta giorni non si trova una soluzione. Un intervento di venti milioni di euro della Regione Campania darebbe ossigeno fino a fine anno. Ora nel mentre si continua a far sentire alla politica il peso della responsabilità e la necessità di non poter chiudere i rubinetti dalla sera alla mattina occorre avviare contestualmente una riflessione sullo stato di salute di questo settore.
La sofferenza e le difficoltà delle migliaia di famiglie coinvolte non giustificano attese inconcludenti nè il mantenimento di sacche di inefficienze, di sprechi e i clientele che pure si sono costruite grazie ai flussi milionari del passato.Chi ci perde e rischia di essere strumentalizzato è il dolore e la solitudine dei disabili e delle loro famiglie mentre altri hanno costruito fortune politiche ed economiche in questo ambito.Fa bene l’assessore Savastano a  scendere in campo con la ferma intenzione di fermare il disastro ed avviare il confronto con gli operatori del settore per conoscere i dati in dettaglio dei servizi che rischiano di sparire a Salerno. Colga l’occasione però anche per scoprire il velo e mettere al centro tutti i problemi del settore evitando ogni volta a fine anno di arrivare con le ossa rotte. Il problema di risorse esiste e bisogna tenerlo ben presente ma è altrettanto necessario avere chiaro il quadro dei bisogni , le necessità spacchettate per territorio, i soggetti coinvolti – ciascuno con il proprio ruolo – imprese private, cooperative, volontariato ed istituzioni pubbliche per cercare le connessioni, valorizzarne le sinergie ed evitare relazioni opache e finalizzate a spartirsi la torta.Quello dei livelli essenziali di assistenza ( LEA ) è un punto determinante del livello di di welfare locale, le risorse economiche sono necessarie ma non sufficienti a realizzare la qualità delle politiche sociali superando il rischio della ghettizzazione dei bisogni. Occorre chiedersi se oltre ad avere poco ( in Campania rispetto alla Toscana la spesa media per i servizi sociali è meno della metà ) si spende male. È per questo che istituzioni, associazioni, cittadini, imprese e terzo settore devono battere un colpo per far emergere tali distorsioni affinché siano affrontate, perché il welfare non sia sempre la cenerentola di tutte le esigenze, perché siano ripensati e riformati quegli elementi che determinano l’insostenibilità del welfare attuale. Ben vengano allora iniziative, luoghi, tavoli associativi ed istituzionali in cui avviare tali discussioni. Non limitiamoci a battere cassa, occorre tutelare i livelli occupazionali, occorre non lasciare soli coloro che vivono situazioni di disagio, ma in tale settore ci vorrebbe una rivoluzione, che non può partire solo dal ragionare sui tagli si o tagli no, ma da una rinnovata priorizzazione dei bisogni e da una riconversione ed ottimizzazione della spesa pubblica.

Pietro Ravallese – “Per Salerno – Partecipazione Responsabile”