Salerno: Comitato per la pace e il disarmo scrive al Prefetto

Questa sera a seguito del presidio dei pacifisti salernitani abbiamo consegnato nella mani di S.E. il Prefetto un nostro documento, che vi riportiamo in calce, indirizzato al presidente del consiglio On. E. Letta. Lo scopo era triplice. Da una parte riteniamo che le questioni della Pace non possono più essere trattate dal nostro paese come “questioni superficiali”, o peggio, solo come questioni che entrano nella sfera “etica”.Dall’altra le ragioni della pace sono strettamente legate con la nostra Costituzione, con la nostra economia, con il nostro bilancio pubblico, con il nostro benessere, con il nostro apparato industriale e quant’altro. Il terzo aspetto del nostro documento è che nei fatti da anni l’Italia ha rinunciato con la propria politica estera di essere “agente attivo” per una politica di pace partendo dalle grandi questioni rappresentate dal Medio Oriente, i paesi del Nord Africa e dall’Europa. Tutti bagnati dal Mediterraneo. È arrivato il momento che il nostro Paese si doti di una politica estera tutta centrata sulla pace iniziando a creare una rete di relazioni affinchè il Mediterraneo diventi un mare di pace e di coesione. Infine facciamo appello ai singoli giornalisti, ai direttori delle loro testate, spesso parte integrante di questo problema, di aiutarci a diffondere questi temi che non saranno più sogni se lo facciamo tutti insieme.

Solidarietà al popolo Siriano. Rispetto della legalità internazionale.

Ill.ma  Sig.ra Gerarda Maria Pantaleone, Prefetto di Salerno, I venti di guerra che soffiano in Medio Oriente e che da anni devastano il Corno d’Africa  hanno costretto ancora una volta persone singole e rappresentanti del mondo dell’associazionismo di Salerno e provincia, così come accade in tutte le altre provincie italiane,  ad incontrarsi per analizzare e discutere della grave crisi che in questo momento minaccia la pace nel Mediterraneo (e non solo).  Con la presente vogliamo rappresentare tutta la nostra preoccupazione e intendiamo manifestare tutto il nostro disappunto per le inadeguate scelte politiche in materia di conflitti internazionali ed armamenti adottate dai nostri governanti in campo internazionale che, inevitabilmente, ed inequivocabilmente, influiscono anche sui problemi relativi alla crisi economica del nostro Paese. Pur apprezzando la posizione assunta di recente da parte del nostro Governo, nel subordinare la propria partecipazione all’intervento armato in Siria alle risoluzioni che verranno eventualmente adottate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, come non sottovalutiamo l’ipotesi di accordo per lo smantellamento e messa in “sicurezza” relativo alle armi chimiche siriane,  questo Comitato non può non ribadire la propria opposizione a qualsiasi intervento armato in Siria, ancorché legittimata da una deliberazione del Consiglio di Sicurezza. Si vuole inoltre esprimere il dissenso per le scelte politiche adottate non solo da questo Governo, ma anche di quelli che lo hanno preceduto negli ultimi decenni, per quanto concerne la la politica economica riguardante la fiorente industria bellica che, senza pudore, costituisce un fiore all’occhiello dell’economia di questo Paese. Noi non ne andiamo fieri. Non si può non rimanere sconcertati di fronte al fatto che nei settanta anni di questa nostra Repubblica non si è ancora assimilato il civile,  profondo e profetico valore della natura pacifista del nostro dettato Costituzionale. Il nostro Paese è stato quasi sempre, in maniera diretta o indiretta, al centro dei più importanti conflitti internazionali che hanno caratterizzato questo nostro periodo storico, surrettiziamente definiti “umanitari”, in palese contrasto con l’articolo 11 della Carta, causando vittime e distruzioni di infrastrutture, fabbriche, case…, procurando così danni ancora maggiori di quelli che ipocritamente si intendevano salvaguardare. Noi siamo ben consapevoli che i veri motivi di queste scelte non sono quelli ingannevolmente dichiarati “umanitari”, ma rientrano in un quadro di strategia geopolitica, da lungo tempo pianificata dalle grandi multinazionali del mondo occidentale, di cui facciamo parte, che mirano soltanto al completo dominio e allo sfruttamento delle risorse naturali ed economiche appartenenti ad altri popoli. Per il raggiungimento di tali ignobili scopi, i nostri governi, sottoposti e/o conniventi con il potere delle predette multinazionali, non solo mettono a servizio i propri eserciti, ma  favoriscono lo sviluppo dell’industria bellica (sottraendo ingenti risorse destinate a soddisfare le esigenze basilari della popolazione)1 generando un circuito affaristico che, come ben inequivocabilmente denunciato  in piazza San Pietro da papa Francesco qualche settimana fa, alimenta il commercio delle armi il cui fine ultimo è la morte e distruzione.

∙ Noi siamo qui per dire NO ALLA GUERRA e SI ALLA PACE.

∙ Noi siamo qui per dire NO ALLA PRODUZIONE DI ARMI e SI ALLA COSTRUZIONE DI SCUOLE, DI ASILI, DI OSPEDALI, DI POSTI DI LAVORO …..

∙ Noi siamo qui perché vogliamo il RISPETTO DELLE REGOLE E, SOPRATTUTTO DELLA COSTITUZIONE.

∙ Noi siamo qui per dire che IL NOSTRO PAESE NON DEVE PARTECIPARE A NESSUNA GUERRA (neanche con il placet dell’ONU), né direttamente, né indirettamente, mediante un appoggio esterno, supporto logistico o altro;

∙ Noi siamo qui per chiedere CHE VENGANO DISTRUTTE TUTTE LE ARMI ATOMICHE STOCCATE NEL NOSTRO PAESE;

∙ Noi siamo qui per dire NO AL MUOS, NO AL DAL MOLIN;

∙  Noi siamo qui per dire che il nostro Paese deve adoperarsi in tutte le sedi internazionali affinché tutti gli stati, nessuno escluso, aderiscano (E SOPRATTUTTO LO ATTUINO) al trattato di non proliferazione delle armi atomiche;

∙ Noi siamo qui per dire NO AL COMMERCIO DELLE ARMI ( si vedano in calce alcuni esempi)1;

∙ Noi siamo qui per dire che TUTTE LE BASI MILITARI STRANIERE DEVONO LASCIARE IL NOSTRO TERRITORIO;

∙ Noi siamo qui per chiedere al nostro Paese di essere consequenziali al voto già espresso in sede ONU quando l’assemblea ammise come proprio membro lo Stato della Palestinese. Quindi è arrivato il momento (dopo aver già elevato allo status di “ambasciata” gli uffici della rappresentanza dell’Autorità Nazionale Palestinese) di RICONOSCERE UFFICIALMENTE E FORMALMENTE LO STATO DI PALESTINA;

∙ Noi siamo qui per chiedere al nostro Paese di attivarsi affinché anche Israele attui una politica di rispetto dei diritti umani. Pena la decadenza dell’accordo commerciale firmato dai governi Europei con Israele. Sappiamo che queste nostre richieste saranno, sono,  giudicate da non pochi, e nel migliore dei casi:  “irreali”, “utopistiche” …. “sognatori”.Sappiamo! Ma noi rispondiamo: al di la di qualsiasi retorica, il processo di degrado e di sconvolgimento che questo nostro pianeta Terra sta subendo è sotto gli occhi di tutti, e che la causa di ciò è da attribuire a  questo sistema economico e di cultura del potere basato sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali della Terra,  non solo, ma anche agli esperimenti per la costruzione di nuove armi (biologiche, nucleari ecc.) ed all’uso delle stesse; queste sono le cause principali di questo processo di distruzione del pianeta, del degrado dell’ambiente (cibo compreso), che è già sotto gli occhi di tutti (coloro che vogliono vedere).Tali effetti non sono irreali, né utopistici, né tantomeno sono un sogno. A sostenere questo non sono sognatori, utopisti e irrealisti, come i più pensano di noi, ma è la comunità scientifica mondiale a sostenerlo (e non da oggi). Per fermare questo ineluttabile processo è necessaria la collaborazione di tutte e di tutti. Cittadini e Istituzioni a tutti i livelli. Ci piace concludere ringraziando tutti per l’attenzione, con la frase di un uomo che ha regalato la sua vita per i suoi ideali di libertà, per i suoi sogni di pace fra i popoli: Vittorio Arrigoni. Restiamo umani.

Salerno, 4 ottobre 2013

1Con il costo di 1 cacciabombardiere F35 (stima media di 130 milioni di euro) potremmo:

–       costruire 387 asili nido con 11.610 famiglie beneficiarie e circa 3.500 nuovi posti di lavoro; oppure

–       21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere; oppure

–       32.250 borse di studio per gli studenti universitari; oppure

–       258 scuole italiane messe in sicurezza (rispetto norme antincendio, antisismiche, idoneità statica); oppure

–       14.428 ragazzi e ragazze in servizio civile per un anno; oppure

–       17.200 lavoratori precari coperti da indennità di disoccupazione; oppure

–       14.742 famiglie con disabili e anziani non autosufficienti aiutate con servizi di assistenza.