Codacons: “Anche il Vallo di Diano terra di fuochi?”

Nei primi giorni di chiusura del Tribunale di Sala Consilina, ci accorgiamo di come l’amministrazione della Giustiza stia tristemente abbandonando il nostro territorio. In passato abbiamo avuto modo di lamentarci (e forse non poco) della scarsa attenzione che le nostre Istituzioni dedicavano al tema ambientale. Eppure, solo oggi tocchiamo con mano l’impossibilità di rivolgerci in modo diretto ad una Procura locale.

Non che avessimo avuto riscontri sempre soddisfacenti (dal nostro punto di vista), anche attraverso questi nostri tentativi di interlocuzione, della presenza dello Stato nel Vallo di Diano nel passato. E ci spieghiamo, per non incorrere in incomprensioni su questo aspetto specifico. Sugli esposti indirizzati alla Procura di Sala Consilina, tutti tendenti a denunciare un fatto macroscopico e di interesse collettivo e tutti rigorosamente comunicati alla stampa locale per una questione di trasparenza, è stato molte volte necessario intervenire con opposizione scritta alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura stessa al Giudice per le Indagini Preliminari. In alcuni casi le nostre opposizioni hanno sortito un effetto, nella maggiuoranza dei casi – invece – questo non è avvenuto. Ma queste erano le regole democratiche di uno Stato funzionante, da noi sempre accettate; con queste cercavamo di interloquire con le Istituzioni, per cercare di “salvare il salvabile”. E il salvabile era l’integrità delle nostre aree protette, la limpidezza delle “nostre” acque, quelle dei fiumi e quelle nei tubi (ehm!… nostre?). Oggi – 16 settembre 2013 – siamo chiamati a difendere la nostra aria. Lo facciamo sulla stampa, sperando che “qualcuno” legga. Infatti, in un documentato reportage fotografico una cittadina di Sala Consilina si fa presente come qualcuno stia cercando di togliere anche l’aria agli abitanti della vallata, dopo che si è messo mano all’acqua, così come sappiamo, mediante l’inquinamento sistematico di alcuni corsi d’acqua. In questo territorio, dove la funzione pedagogica delle Istituzioni sembra non esistere più da qualche tempo, si ha l’impressione che ognuno faccia come meglio crede. Ci chiediamo allora se, effettivamente, siano pochi i nasi atti a rilevare questi odori che, possiamo affermare con certezza, si avvertono in vari punti della nostra vallata. Oppure si deve credere che alle Istituzioni locali manchino alcuni sensi, tra cui l’olfatto. In questo caso, possiamo consigliare l’acquisto di un prodotto molto efficace, un naso elettronico, che la NASA (NAtional Space Agency) statunitense ha voluto utilizzare nello spazio, commissionandolo ad un meritevole inventore del Vallo di Diano. Nel caso della vista, possiamo consigliare un programma per riconoscimento d’immagini (quelle riportate sopra) per individuare le scie di fumo. Questi “software” sono oggi anche in commercio. Nel caso dell’udito, tuttavia, a parte il famoso proverbio su chi proprio non vuol sentire, non abbiamo consigli da dare, se non quello di prestare ascolto – da oggi in poi – molto più attentamente alle legittime richieste dei cittadini, perché il nostro Vallo di Diano non si tramuti in un Far West e perché il paese capofila della vallata non venga ribattezzato, come si è già fatto in letteratura, Sahara Consilina.

Il Responsabile della Sede

prof. Roberto De Luca