Cultura e territorio, mancanza di alternative

Amedeo Tesauro

Nell’estate italiana è solito vedere qualche servizio in tv sui dati relativi al turismo, sui cali o i sorprendenti aumenti di visitatori ai nostri luoghi, sugli affari degli esercizi commerciali in positivo o immancabilmente segnati dalla crisi. In tutto questo pare inutile sottolineare qualcosa che già si sa, ovvero quanto l’Italia sia di per sé un formidabile prodotto da vendere, pieno com’è di siti d’interesse che offrono opportunità di turismo di ogni genere. Vacanze al mare, in montagna, e poi il turismo artistico di chi viene a visitare le tradizionali meraviglie storiche. Meraviglie che molto spesso sono lasciate a sé, si pensi a Pompei, con i discorsi triti e ritriti di un patrimonio ineguagliabile ma gestito male, molto male. E naturalmente le solite, veritiere, storie su fondi finiti chissà dove, tale da arrivare all’assurdo risultato che chi più spende meno guadagna: secondo i dati Confartigianato, regioni come Molise e Basilicata sono in testa alle classifiche delle spese e ultime in quelle per turisti. La Campania ottiene risultati discreti, forte di un turismo balneare, a cui però non corrispondono i migliori dei lidi, e di un turismo etno-gastronomico con numerosi luoghi e sagre da vedere. Eppure si manca sempre di sottolineare la mancanza di alternative in moltissimi zone, indirizzate unicamente verso certe finalità senza offrire o finanziare un diverso tipo di turismo giovanile che renderebbe parecchio in luoghi che affacciano sul mare. C’è il rischio, tipicamente italiano o ancor più meridionale, di rimanere intrappolati in tradizioni cristallizzate che poco attirano i più giovani. Una eventualità che se dannosa per fini turistici, con mancanza di ipotetici ricavi, è ancor più dannosa per il futuro del territorio stesso, dal quale i giovani spesso fuggono alla prima occasione. Nasce un evidente scarto tra certe amministrazioni comunali che puntano a un certo tipo di cultura, rispettabile ma magari arretrata, e le richieste concrete di una fascia di popolazione giovane che poco si ritrova in certe iniziative. Perché anche la cultura evolve, e non stare al passo può significare perdere contatto con la realtà. Qui al Sud, ma, a dimostrazione che gli errori non li si fa solo nel Meridione, anche nel resto d’Italia: il Fatto Quotidiano ieri riportava un clamoroso auto-gol realizzato dalle amministrazioni del Friuli, dove si teneva il Rototom Super Splash, festival di musica reggae che attirava 200mila persone provenienti da tutta Europa a Osoppo, centro di a malapena 3mila individui. Adducendo motivazioni di ordine pubblico, leggasi presenza di stupefacenti come se questi non potessero comparire in qualunque manifestazione che aggrega tante persone, il festival viene sloggiato ed emigra in Spagna. Dove, proprio in questi giorni, sta realizzando 240 mila presenze. Vicenda a sé, è vero, ma che fa pensare in una zona d’Italia dove certe idee nemmeno sono avanzate. Vale la pena riflettere sulle possibilità di creare e finanziare un nuovo tipo di attrattive per non rimanere schiacciati dal peso delle proprie radici.

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