Monteverde Irpino: spettacolo dell’acqua e dell’aria

Anna Maria Noia

Una rappresentazione densa di pathos e mozzafiato, letteralmente senza respiro: difficile trattenere le emozioni di fronte alla varietà e alla bellezza dovuta ad incantevoli giochi d’acqua e luce nel consueto, tradizionale “Spettacolo dell’acqua” di Monteverde Irpino (Avellino)! Uno show strabiliante e ricco di spunti poetici e soprattutto religiosi, a sfondo educativo e immaginifico: è quanto si attua da ben otto edizioni in questo minuscolo paesello, ottocento anime, settecento e rotti metri sul mare. Uno degli ultimi comuni dell’Irpinia. Monteverde, conosciuto anticamente con il toponimo di “Mons aureus” – ossia: “Monte d’oro” – per lo stupendo paesaggio e per la vista che si allarga fin al monte vulcanico Vulture, ha saputo ben sfruttare le tante risorse ambientali ed ecologiche che caratterizzano l’amena cittadina dai nostalgici scorci. Sul lago S. Pietro, dove è presente una diga artificiale, sono moltissimi i visitatori che assistono allo spettacolo succitato: si tratta della messa in scena della vita di un santo tra i più amati e popolari che la storia ricordi, il serafico e umilissimo Gerardo Maiella. Come dicevamo, la piece – che dura attualmente quasi due ore – è in programmazione già da qualche anno a questa parte, ma ogni volta si arricchisce di nuovi particolari, figuranti e ballerini, scene e ideazioni teatrali ed artistiche. Il tutto, grazie all’impegno e alla passione degli associati al sodalizio onlus (dunque è volontariato!) denominato: “Insieme per…” retto da padre Angelo Palumbo – che ha fortemente voluto la kermesse. Vincenzo Pacilio, di Potenza, è invece il genialissimo scenografo che ha lavorato alacremente al progetto educativo e religioso sull’esistenza terrena nonché sull’esperienza paradisiaca del patrono di partorienti, madri e bambini – appunto S. Gerardo. Nato a Muro Lucano (Potenza) nell’aprile 1726, il giovanissimo martire – perì infatti a soltanto 29 anni – era di costituzione fisica gracilissima, cagionevole ed emaciata; sin da bimbo non ebbe che un solo pensiero: vivere (e morire) per il “suo” Signore, per Gesù! Una delle sue frasi più famose che la storia ricordi e conservi fu infatti: “Vado a farmi santo!”, detto alla madre che voleva impedirgli di seguire i Redentoristi giunti in missione nel suo paese e che subitaneamente fecero ardere di fervore il già abbastanza accesso animo di Gerardo. Tante le peripezie e le disavventure occorse al santo, assieme a tribolazioni e soprattutto a mortificazioni e maltrattamenti continui anche da parte dei suoi superiori, tra cui lo stesso fondatore dei padri Redentoristi S. Alfonso de’ Liguori. Ma egli, sempre più innamorato di Dio, accettava tutto con disponibilità e pazienza, con rassegnazione e umiltà, con sopportazione. Non mancarono inoltre le calunnie, a tale fulgida figura di santo: si ricordi, ad esempio, la falsa testimonianza di una donna che lo accusò di lussuria. Calunnia, questa, non tanto prontamente ritrattata e che costò ulteriori sofferenze al giovane Gerardo.

Tornando poi – dopo tale excursus – allo spettacolo, che consta di numerose comparse, attori, ballerini e voci narranti (a volte costituite da attori di grido), si deve dire che è una manifestazione realmente unica nel suo genere: di notevole impatto emotivo e scenico, presenta effetti speciali coreografici e riflessi di spiritualità.

La mise en scene è sicuramente molto complessa, impegnativa, lussureggiante e simbolica.

Il significato e il significante si fondono tra loro, in questo show, che appare sempre vivido, sorprendente, stupefacente.

La regia, affidata a Giampiero Francese, è sapiente e il gusto ottimo. A coronare tutto questo, una ben funzionante macchina organizzativa grazie ai volontari che hanno sicuramente dato il meglio di sé nello spiegare i dintorni di Monteverde e quindi l’happening.

Ma a Monteverde non manca anche uno spettacolo “dell’aria”, grazie all’abilità di falconieri, attori itineranti, esperti e quanti altri, seguendo le orme di Federico II di Svevia che in tali zone ha esteso il suo regno e il proprio imperio, perpetuandone la millenaria tradizione; rifacendosi – infatti – al trattato sulla falconeria federiciano molti appassionati hanno mostrato le fantastiche ed eteree esibizioni di ben otto specie diverse di rapaci in numeri acrobatici. Presenti nell’ampia area dove si sono tenuti questi voli poiane, falchi, gufi, civette, barbagianni e perfino un’aquila, a concludere degnamente il prestigioso appuntamento con i volatili predatori. Che dire di più ai turisti italiani o stranieri, quindi, se non: “Visitate Monteverde?”