A te che leggi…entro mezzanotte “Il mio canto libero”

Giuliana Rocci

Quell’estate anomala, a riaccendere la sbiadita spina dei ricordi. Meriggio incerto: seduta sul tavolo del soggiorno, tende da sole allo spasimo dell’ombra, shorts e tshirt verde acqua, evidenzianti quell’abbronzatura indecisa, se lasciar interdetta la melanina alleata o l’incarnato naturale.  Tono concitato, adrenalina alle stelle: cellulare festoso, sul display il suo nome. Quasi ora di pranzo, per i comuni mortali abitudinari, come lui paladini del troppo lavoro, ancora sedimentante abitudini ordinarie. Concitata, accelerava i minuti, mitragliando fatti: sempre tanto da dirgli, senza respirare attimi. Tanta la voglia di tuffarsi in acqua con lui, per sbarazzarsi di quell’afa che ancora appiccicava l’epidermide, senza rispetto alcuno. Serrava  il Motorola piatto, sfilando ricordi consenzienti. Nel ricordargli che eran un tuttuno, le  incerte battute umorali di lui. Altalenanti, come la volubilità, mai decisa a darsi tregua. A pelle, corde di gelosia,  levigate in nome d’una fedeltà incondizionata: gli rinnovava promesse, in un amore che ormai non aveva più senso di fine. Orfano d’autonomia: rinasceva sempre, allorquando sembrava tramortito tra le ceneri. Un mistero quel sentimento, che li gongolava come il primo giorno: era tutto per lei o quasi. Se non altro abbastanza decisivo alla sua esistenza, parametrata da mille incontri sotto troppi sguardi. Come quelli della sera prima in passerella.I riflettori l’avevan fasciata impreparata, sotto centinaia d’occhi al centro d’una scena, che non avrebbe voluto da sola. Quelli i momenti in cui il divismo le faceva sfiorare l’impossibile gioco del cuore, che non s’arrendeva agli anni. Una vita, pensava, di attese e d’amore. Stropicciò il ginocchio accavallato, saltò felinamente dal tavolo, sollevando la bretella  che al solito le denudava l’omero ed a piedi nudi corse in cucina, al settimo cielo. Quel solo sentirlo la carburava, le mandava onde magnetiche vibranti: combustione non solo epidermica. Cosa avvenisse dall’altra parte, ignorato, tranne la sensazione di un unico processo di fusione! Si sentì la sua adrenalina, celiando l’ epiteto, che avrebbe voluto gratificante…invece, lui ad apostrofarla Buscopan. La sensazione d’ una sorta d’ analgesico da ospizio, la ripudiava: la calca degli anni trascorsi, fitte alle giunture della mano destra… la senilità li avrebbe accomunati! Davanti, non la giovinezza trascorsa, ma quella terz’età che anche se allungata, permaneva pur sempre uno stato di vita decadente! No, decisamente Buscopan nonle s’addiceva! Le zampe di gallina con le occhiaie, malgrado il correttore,  disastrose! Ma la chirurgia estetica, non le apparteneva! Riavviò le idee: l’assalto verbale a qualsiasi altro antidoto, che non suonasse tipo cronicario! “La tua Gatorade!” “Non mi piace!” Il suo spirito eternamente contraddittorio, per tenere accesa la miccia dialettica e mandarla in bestia, lo sapeva a menadito. S’arrese al paragone analgesico: pur qualcosa! Mentre l’adrenalina, schizzava a pelle, ricordi sfumati…la voglia di rivederlo a breve! La sua flemma, sembrava non più piacerle per monotonia. L’eco di un amore lontano, stranamente riesumato in modo tragico: balbettò qualcosa…con lui non riusciva ad esser quella ch’era su certi campi minati…uno stralcio di passato, costatole lacrime e scelte errate! Pene incontenibili,  mal gestite dal fisico incassatore. Bile spumeggiante, oltre quella che non riusciva a correre per il verso giusto, a soverchiare tanti giorni! Ma con lui, sembrava tutto dover semplificare: senz’anima raccontò. Come se non le appartenesse un vissuto. Sdoppiata,  appello alla scarsa capacità razionale…cestinò quel volto che da giorni inchiodava le cronache. Diniego a quella realtà sbattuta in faccia, sferrata sotto il muso della mordente curiosità umana. Un interrogativo da parte di lui, trapelato da uno smozzicato tono informale: lo conosceva a menadito ormai e pensò di rinnovargli sicurezza d’amore, per sostenergli incertezze. Un altro da lontano: una folla di situazioni, costellanti la sua vita inspiegabile. Se ne sbarazzò, riafferrando la voglia di guardare avanti, con la consapevolezza che il cielo gli aveva donato quel perenne imbranato…non a caso. Insieme sarebbero restati ancora uniti e fino alla fine…convinta più che mai glielo rivelò, anche se avrebbe voluto che finalmente le aprisse il cuore. Sapeva che l’amava, giunto per lui il tempo finalmente di viverlo quel sentimento?  Ricominciava a contare le ore per il prossimo incontro… prima di raggiungere quell’altro enigma della sua esistenza!