La scelta della povertà

Claudio Di Mella

Papa Bergoglio ha fatto una scelta chiara a favore dei poveri, dei malati, dei disagiati, dei carcerati, del mondo dell’umiltà (carcerati a parte), che vive di nascosto, cioè che non compare in pubblico, non si esibisce in manifestazioni canore ed ogni altra specie di divertimento. Non è la prima volta che la Chiesa si pronuncia a favore dei poveri, che sono sempre tanti e tanto disgraziati. La scelta più radicale la fece Francesco d’Assisi, da ricco che era, si schierò dalla parte degli umili rinunciando a tutti i suoi beni terreni, ma erano altri tempi e Francesco era stato preceduto dai movimenti pauperistici, spesso in odore di eresia. Anche per questo incontrò difficoltà a fare accettare la propria regola dal Papa. Fu una scelta coraggiosa, che ebbe tanto successo e tanto seguito nel mondo cristiano cattolico. Lui è rimasto l’emblema di questa scelta, tanto è che l’attuale pontefice, Papa Bergoglio, ha voluto chiamarsi Francesco, anche se è un figlio della Compagnia di Gesù. Ma cosa significa povertà nell’ambito della Chiesa e della società civile? Nella società civile significa assenza, pressoché assoluta, di mezzi di sostentamento; nella Chiesa, soprattutto per il vicario di Cristo, deve significare ben altra cosa: povertà di spirito, umiltà, amore per i fratelli sfortunati, misericordia. Non significa necessariamente che si debba vivere in povertà assoluta. È difficile fare un confronto fra i pontefici, soprattutto fra quelli del ‘900, poiché – come mi ricorda perfino mio figlio, studioso di storia della Chiesa – ognuno ha il suo carisma, la sua cultura, il suo stile di vita, il senso della fratellanza universale e tutti hanno in comune la fede adamantina in Cristo Gesù. L’attuale pontefice, con l’esempio della propria vita, più che con la parola, che non può essere diversa dalla parola di chi lo ha preceduto, ha conquistato, in pochissimo tempo, il mondo intero. Esercita un fascino enorme sui fedeli, che non hanno bisogno di prediche elevate, poiché la Chiesa è sempre stata piena di predicatori di eccellenza. Hanno bisogno di chi tende la mano ai propri fratelli e si propone come rinnovatore del costume ecclesiastico e non, che necessita di un radicale cambiamento. Tuttavia, mi sarà consentito di proporre qualche obiezione, nella mia modestia di figlio della Chiesa, alla scelta della povertà. Un sacerdote brillante, che ho spesso il piacere di ascoltare, ha svolto un’omelia di estrema chiarezza su questo punto: la Chiesa non può essere povera, deve vivere nella modestia, nell’umiltà, nella carità, nella fraternità, ma non può essere povera nel senso materiale della parola, altrimenti non potrebbe svolgere pienamente la sua funzione nella società universale. I poveri sono tanti, le vittime delle guerre ancora di più, gli sfruttati un esercito immenso, i bisognosi non si contano, i cataclismi si ripetono frequentemente e la Chiesa ha bisogno di intervenire in tutti gli angoli della terra, dando a tutti il suo contributo, oltre che in preghiera, in denaro. Se tornasse a essere realmente povera di mezzi, non potrebbe portare il proprio aiuto, laddove di aiuto c’è bisogno. Se non avesse le sue banche, i suoi ospedali, le sue scuole, oltretutto dovrebbe rinunciare a svolgere il magistero che le è proprio. Ovviamente, deve amministrare il proprio patrimonio con saggezza, con avvedutezza, col senso della misura, proponendosi come esempio anche alla società civile.

2 pensieri su “La scelta della povertà

  1. forse il discordo del predicatore potrà valere x la chiesa ma non x gli uomini di chiesa! o si serve Dio o si serve mammona … disse una volta Qualcuno.

  2. I voti o le promesse dei prelati, degli uomini che affollano la Santa Chiesa Cattolica:
    Ubbidienza,Castità, Povertà.
    Un prete, caro amico, ebbe a dirmi:
    -Chi vuoi che ubbidisca al proprio superiore? e mi citò “cento” casi, di “cento” prelati di ogni ordine e grado, di disobbedienza continua NE NESSUNO LO SA’.
    – A proposito di castità non parliamone, a vedere tanti “consacrati” puttanieri e omosessuali.
    Fino a qualche tempo fa questi mascalzoni erano nascosti ai più, in particolar modo venivano coperti dalla stessa “chiesa” per non dare scandalo.
    Tuttavia quello che veramente saltava agli occhi della gente, generando rabbia e scandalo, era l’ostentazione della ricchezza di tanti “ministri” di Dio nel disprezzo dei loro voti/promesse.
    Ex card. Bergoglio ha voluto dare una svolta nuova alla Chiesa di Roma affinchè potesse riportarla nel solco dei Santi e dei Martiri.
    Già il “martirio”, quello che temo che possa capitargli dopo che “finalmente” ha messo mano ed ha scoperchiato quel nido di vipere che dominava nelle “stanza Vaticane”: Le lobby bancarie ed omosessuali.
    Ha tolto il “coperchio” ed ha fatto arrestare il bel Nunzio (uomo “amico” di tal Cardinal Martino di Salerno, che amministrava, si dice, circa 4.000.000.000.000 di Euro- Tutte gli immobili della Chiesa Cattolica)ed ha costretto alle dimissioni il presidente ed il vice presidente dello Ior la banca Vaticana.

    Egregio Di Mella, qualcuno ha detto che S. Pietro non aveva una banca.

    Ho parlato di MARTIRIO.
    Mi auguro che l’attuale REGGENTE della CHIESA di ROMA non traslochi da Santa Marta.
    Spero che continui a consumare i pasti con gli altri uomini della Chiesa e che non prenda mai un ” CAFFE’ ” da solo…………..
    e che Dio lo aiuti nell’opera di pulizia intrapresa.
    in bocca al lupo

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