Papa Francesco e Papa Benedetto XVI assieme, in preghiera

 Finalmente! Era ora! Dopo tanti anni e svariati tentativi andati a vuoto, è riuscita l’impresa di rimettere insieme per una volta tutti o quasi gli ex colleghi del Banco di Napoli. Per dirla con la Bibbia, sono state recuperate le tante pecore smarrite!Carissimi amici, ben trovati, Vi saluto affettuosamente. E’ un piacere essere qui stasera per questo primo incontro tra “ex colonne” del Banco di Napoli, per vivere un appuntamento gradito ed atteso e riassaporare momenti di vita vissuta a stretto contatto. Quella di oggiAggiungi un appuntamento per oggi è una bella dimostrazione di affetto e profonda amicizia che ci lega reciprocamente con un filo che si assottiglia ma non cede agli strappi. Il Banco di Napoli è stato occasione di buone e fruttuose relazioni per tutti noi, oltre che fonte di retribuzione e dignità, cosa che oggiAggiungi un appuntamento per oggi sembra un miraggio per tanti giovani. E’ stato per me e credo per tutti noi occasione di crescita umana prima che professionale che trova sbocco naturale ed auspicato nell’incontro di stasera. Devo dire che in questi anni alcuni tentativi personali di coinvolgere gli amici del Banco – anche se per altra finalità – hanno dato buoni frutti. Mi riferisco ai miei modesti convegni su temi di economia e finanza ai quali ho sempre invitato tutti, probabilmente dimenticando alcuni di Voi ma questo solo per mancanza di riferimento telefonico od internet. Devo dire che ai miei convegni non sono mai mancati Salvatore Scarnera, Mario Giordano, Peppino Gambino, Leonardo Landi, Caterina Pierro, Roberto De Leo, Carlo Cuofano, Lina Elettrico, Arcangelo Meoli, Giovanni Selvino, Antonio Falanga, Luigi Giangiacomo, Nino Ruggiero, Giovanni Rossi, Giovanni Califano e altri amici che qui considero menzionati e che ringrazio ancora per la loro gradita presenza. Ma il successo ed “il pieno” annunciato di stasera è qualcosa di particolare, direi eccezionale che ricompensa gli amici che più si sono prodigati nel rendere possibile e concreto questo momento gioioso, a partire da Giovanni Califano, Giovanni Rossi, Nino Ruggiero, Gennaro Cirillo e Ciro Stanzione che ha provveduto alla confortevole ed accogliente sede dell’incontro, presso l’Oratorio San Domenico Savio di Nocera Inferiore. Auspico di cuore che questo evento possa ripetersi a ritmo cadenzato per riannodare quei fili che solo per circostanze fortuite, a volte per pigrizia, si sono un poco logorati. Ognuno di noi, dal momento in cui ha lasciato il Banco ha privilegiato altri interessi, cercando nuovi punti di riferimento, ha percorso la propria strada, cercando di realizzare progetti e sogni rimasti per anni nei cassetti. Tutto questo in aggiunta, ovviamente, ai piccoli e grandi problemi di vita quotidiani personali e familiari. E qui, per un momento, il pensiero ed il saluto va agli amici che, per svariati motivi o forza maggiore, non sono qui con noi a testimoniare la stima e l’affetto reciproco cementati negli anni. Quante vicende sono state registrate nel mondo e nelle nostre zone negli anni trascorsi. Ripensando agli anni più recenti viene alla mente la rivoluzione, ormai quasi archiviata, che ha interessato i paesi del Nord Africa (Libia, Tunisia, Egitto, Marocco). Quella siriana, purtroppo, è tuttora in corso e sta facendo morti a migliaia nel silenzio assordante del mondo intero. Più che di rivoluzione giovanile si tratta di guerra vera e propria che si sta combattendo in Siria per accaparrarsi il potere. Se ne sta occupando il G8 (Gruppo degli otto Paesi più industrializzati al mondo) riunito in Irlanda del Nord, non so con quanta efficacia. L’attuale Presidente Bashar al-Assad è appoggiato apertamente dalla Russia. Gli Stati Uniti sostengono gli insorti e impongono al Presidente Assad di lasciare il comando ed abbandonare il Paese. Russia e Stati Uniti forniscono armi e denari in abbondanza alle parti in causa contrapposte. L’Europa, concentrata sui suoi problemi interni economici, politici e sociali, è interessata a proteggere il suo livello di benessere e guarda distrattamente fuori dai propri confini. L’egoismo: questo è il sentimento che pervade l’Europa da alcuni anni a questa parte. E’ amaro dirlo ma è così. Alcune nazioni, la Germania in particolare, pensano di perpetuare nella loro momentanea posizione di vantaggio commerciale e finanziario, ritenendo egoisticamente di poter lasciare per strada la Grecia e altre nazioni della fascia mediterranea, in transitorie difficoltà. La Germania è concentrata sulle sue prossime elezioni politiche del 22 settembre 2013. Stranamente in Europa in questo periodo vige una tranquillità irreale, regna una particolare quiete sui mercati finanziari, vengono comprati a piene mani titoli di Stato spagnoli, portoghesi, anche quelli italiani ed i famosi “spread” – cioè le differenze di interesse sui titoli di Stato decennali – sembrano meno minacciosi di qualche mese addietro. Alcuni esperti fanno intendere che tutto è legato all’esito della competizione elettorale che si terrà in Germania nel prossimo Settembre. Dopo quelle elezioni si tornerà alla cruda realtà: si tireranno le somme ed in alcuni Paesi dell’Unione Europea si faranno i conti con la perdita di milioni di posti di lavoro, con migliaia di aziende che hanno chiuso e chiudono i battenti. L’Italia è in prima fila con questi problemi. La vicenda tutta italiana dell’acciaieria di Taranto è una delle situazioni più assurde che si siano mai registrate nel nostro Paese: per l’impianto siderurgico, uno dei più grandi d’ Europa, si intravede, purtroppo, la chiusura totale. Stranamente tutti oggiAggiungi un appuntamento per oggi sono contro l’ILVA: magistratura, politici, ecologisti, sindacalisti. La popolazione di Taranto è davanti ad un grosso dilemma: deve difendere a tutti i costi la salute con la consapevolezza, però, di poter perdere il posto di lavoro e quindi il necessario sostegno economico per vivere. Abbiamo parlato di storia e in quest’ultimo anno in Italia abbiamo avuto un nuovo Papa, Francesco che salutiamo con affetto e simpatia, mentre il suo predecessore Benedetto XVI è ancora in vita. E’ stato rieletto lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un “giovane” di 88 anni (è nato a Napoli il 29 giugno 1925): situazione non prevista dalla nostra Costituzione e mai verificatasi nei 65 anni di vita della nostra Repubblica. Sono fatti che la storia ricorderà frequentemente nel futuro. E noi, in ogni caso, siamo stati testimoni di accadimenti singolari ed eccezionali. I nostri nipoti in futuro potrebbero eventualmente collegare questi eventi eccezionali alla nostra presenza, seppur modesta, sulla scena della storia, magari diranno: “c’era anche mio nonno all’epoca dei due Papa”.  Consentitemi di fare un ultimo passaggio di tipo economico anche per dare una cornice ampia all’evento che viviamo questa sera. Nei giorni scorsi sul giornale Wall Street Italia è apparso un articolo dal titolo: “Il Giappone va lasciato fallire, come l’Argentina”. Rammento a me stesso che il Giappone ha un debito pubblico di 12.000 miliardi di dollari mentre gli Stati Uniti sono numero uno al mondo con il loro colossale debito di 16.000 miliardi di dollari. Il debito pubblico nipponico per il 90 per cento, però, è in mano agli stessi giapponesi mentre quello USA è posseduto in gran parte da investitori esteri, non americani. Di fatto molte banche ed investitori privati del Giappone possiedono grosse quantità di titoli pubblici degli Stati Uniti che, come dicevo, “volano molto alto” con i loro 16.000 miliardi di dollari di esposizione nazionale e tendono a scaricare parte dei loro problemi finanziari sul resto del mondo. Quale la conclusione ipotizzabile: probabilmente è questo il vero dilemma che tanto inquieta il mondo della finanza ed in particolare New York e dintorni. Non sarebbe accettabile che, tirando in ballo e discettando della situazione economica e finanziaria giapponese, si riduca l’attenzione per l’enorme indebitamento USA in merito al quale, sulla stampa specializzata e nello stesso Congresso americano, si parla apertamente e ripetutamente di baratro fiscale (“fiscal cliff”). Dunque nel mondo si sta combattendo una guerra sottile nella quale gli Stati sovrani cercano di “vendere” agli altri Paesi non solo petrolio, tecnologie e manufatti ma il maggior debito nazionale possibile. Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone fanno di più: stampano giorno e notte dollari, sterline e yen per creare inflazione e far perdere valore ai propri debiti, in precedenza esportati (mediante la vendita all’estero dei propri titoli). E’ inutile dire che gli europei probabilmente stanno perdendo la guerra in partenza, senza nemmeno combatterla, con una Banca Centrale Europea (BCE) semi-bloccata dai “diktat” tedeschi. Nei nostri prossimi incontri ci racconteremo il seguito di questa contesa che sembra una burla ma che, in un modo o nell’altro, segnerà il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Intanto scriviamo qui, stasera, la nostra piccola-grande storia. Auspico vivamente di ripetere questo evento nel prossimo futuro, magari con cadenza programmata. Sono sicuramente tanti i punti qualificanti che danno un senso compiuto alla vita, certamente non sono secondari quelli che raccontano gli anni dedicati alla crescita della propria persona (e famiglia), unitamente a quella della propria azienda e, perché no, del proprio Paese.
 Sàntolo Cannavale