Salerno: riscontro nota 91/P del 15/06/2013 Cedisa/Quiete

La situazione del settore privato della psichiatria e della specialistica ambulatoriale del territorio salernitano sta ormai definitivamente collassando. Pur tuttavia nel ritenere attenzionato il problema da parte della S.V. dobbiamo con rammarico constatare che si continuano ad affrontare le questioni con le stesse vecchie logiche che lo hanno portato al degrado. E’ innegabile invece che si richiedono spinte innovative tese a rimodulare funzioni ed organizzazione del lavoro a partire dai bisogni della gente e ricercare in un governo moderno, sociale e dialettico, soluzioni percorribili e praticabili. La denuncia da parte del rappresentante legale dei centri privati di cui all’oggetto, mostra ancora una volta che purtroppo, se non si interviene nel settore dando piena dignità ad ognuno degli attori coinvolti, riscrivendo procedure e modalità di intervento, e inserendo in una unica filiera dei servizi  tutti i centri, pubblici e privati, operanti nello specifico comparto, si creeranno tutte le condizioni per dequalificare inevitabilmente l’assistenza e ridurre le prestazioni assistenziali in maniera irreparabile. A pari prestazioni devono corrispondere uguali compensi ovvero bisogna necessariamente rivalutare le attuali attività rivisitando anche per il passato le motivazioni che hanno di fatto determinato sperequazioni e disomogeneità territoriali derivanti da differenti gestioni pregresse di ex AA.SS.LL. e Dipartimenti. Risulta chiaro che in assenza di tale adempimento inevitabilmente saremo costretti a dover con rammarico constatare chiusure di case di cura e licenziamenti in massa di centinaia di lavoratori con gravi e negative ripercussioni sul territorio difficilmente controllabili. Appare evidente la necessità di rivitalizzare il tavolo di confronto monotematico sul settore che purtroppo nel caso di specie abbia come scopo unico e definitivo la elaborazione di una proposta coerente e concreta di integrazione dei servizi pubblici e privati a garanzia dei livelli essenziali di assistenza e di una trasparente presa in carico del paziente psichiatrico. Al di fuori di tali logiche, laddove si intende continuare a tergiversare ulteriormente anche a causa di una ipotizzabile incapacità dei dirigenti sanitari ed amministrativi di interpretare leggi e norme regolamentari di riferimento contestualizzandole ovvero di una chiara determinazione di arrecare danno ritardando oltre ogni limite sopportabile adempimenti necessari alla sopravvivenza dei centri privati, pur nella marcata consapevolezza che la cosiddetta contrattazione sociale di contro è l’unica modalità operativa per uscire dal degrado in cui versa il comparto, allora si può e si potrà parlare solo di una chiara incapacità di codesto management nell’affrontare le complesse dinamiche della riorganizzazione dei servizi, atteggiamento errato che mostra miopia e inadeguatezza attitudinale nel proiettarsi in modo deciso e decisivo nella risoluzione delle complesse problematiche del settore.