Come conciliare l’Inferno eterno, con la bontà di Dio?

Carlo Di Pietro

Esiste dunque l’Inferno eterno, coi suoi tormenti. Ma, dicono taluni, com’è possibile che Dio, infinitamente buono, condanni per sempre all’Inferno, anime che Egli ha creato e amato? Come si può conciliare l’eternità dell’Inferno con la bontà e con l’amore infinito di Dio?

1) Supponiamo di non capire nulla, né della necessità dell’Inferno eterno, né dell’armonia sua con la bontà e con l’amor infinito di Dio. Perciò? Che cosa siamo noi, meschine creature per voler intendere e giudicare Dio? Poiché Dio ci ha rivelato l’Inferno eterno, noi sappiamo che esso non può ripugnare ma deve concordare con tutte le perfezioni di Dio, anche col suo infinito amore, con la sua infinita bontà, anche se noi non ne comprendiamo nulla. Quindi abbiamo poco da opporci: si accetta e basta, ma andiamo avanti…

2) Poi considerate che non è mai troppo grave una condanna quando la si può con tanta facilità evitare. Il peccatore non ha nessun diritto di lamentarsi dell’Inferno eterno, ed è tanto meno scusabile dal momento che sa che col peccato ch’egli volontariamente commette si merita quella terribile condanna. Invece di gridare contro la bontà e l’amor di Dio che non lo salvano dall’Inferno, gridi contro la propria sciocchezza e stupidaggine che ne accetta e merita la condanna, prezzo di sì miserabile soddisfazione quale è il peccato. E’ lui che, peccando, fa l’ottuso contratto col demonio contro Dio: per questa miserabile soddisfazione, per questo peccato, rinunzia al Paradiso, accetta di subire la condanna all’Inferno. Dopo di ciò, come può egli lamentarsi di Dio che lo condanna all’Inferno? Ma se è lui che scientemente, deliberatamente vi si condanna col peccato, sapendo che a causa del peccato è dato certo merita l’Inferno.

3) Inoltre pensate tutto ciò che Dio ha fatto e continua a fare per non condannare l’uomo all’Inferno, quante volte glie lo ha risparmiato e condonato: la Redenzione, la Chiesa, i Sacramenti, gli Angeli, un tesoro di grazie attuali per trattenerlo dal peccato, per richiamarlo a pentimento e conversione. Di ogni uomo che si danna, Dio deve ripetere ciò che per mezzo del Profeta lamentava del popolo d’Israele raffigurato nella vigna : «Che cos’avrei dovuto fare ancora alla mia vigna e che non glie l’abbia fatto»? (ISAIA, V, 4).

4) Dio non è solo infinitamente buono, ma anche infinitamente giusto e santo; perché infinitamente santo deve volere il bene e ripudiare il male. Se neppure coll’Inferno eterno minacciato, non riesce ad ottenere da tanti che pratichino il bene e fuggano il male, che cos’avverrebbe quand’Egli non avesse l’Inferno eterno? Se anche con l’Inferno eterno dobbiamo lamentare tanta iniquità sulla terra, e noi stessi cediamo così facilmente al male, che cosa accadrebbe quando non ci fosse neppur il ritegno del pensiero di quella inesorabile punizione? Senza l’Inferno eterno, la santità di Dio come potrebbe, se non altro, mostrare tutto il suo odio, tutta la sua abominazione per il male? Come la pena di morte su questa terra è l’ultima difesa e l’ultimo grido della società contro certi abominevoli delitti, così l’Inferno eterno è l’ultima difesa che Dio ha contro il male, l’ultimo grido con cui la sua santità lo ripudia. Aggiungete che solo l’Inferno eterno può spiegare la pazienza con cui Dio sopporta certe prolungate iniquità, bestemmie e insulti con cui taluni sfogano continuamente e ostinatamente l’odio che nutrono contro di Lui.

5) Infine, Dio condannando di peccatore all’Inferno, come potrebbe poi liberarlo? Dio non può perdonare il peccato senza il pentimento soprannaturale per il quale occorrono la Grazia sua e la volontà del peccatore. Dio ha detto chiaramente e senza alcun equivoco che con la morte del peccato cessa la sua Grazia; che la morte è al termine ultimo in cui Egli chiama il peccatore, dopo il qual termine vi sarà la punizione eterna. Sapete voi il valore che ha la parola nella persona verace? Si dice tante volte che l’uomo d’onore ha la parola, che la parola sua vale più di uno scritto. E noi – noi che purtroppo facciamo così poco conto della parola nostra anche solennemente impegnata con Dio – pretenderemmo che Dio manchi di parola a se stesso, alla sua santità, alla sua giustizia, ai suoi diritti di creatore? No; Egli ha non solo una parola per noi, l’ha anche per sé, pei suoi diritti, e la deve mantenere. D’altra parte il peccatore non si convertirà mai nell’Inferno, non si pentirà mai del suo peccato, a penitenza, al massimo per fuggire alle fiamme. La volontà malvagia del peccatore, al punto della morte, si eterna e resterà per sempre qual è in quell’istante: sarà dannato; e chi insegna il contrario è untore di false e perniciose dottrine, quindi per lui sarebbe stato meglio non nascere mai, perché gravi saranno i castighi che riceverà.

Nota: Estrapolato tratto dal capitolo 12 del testo VITA ETERNA: L’INFERNO, ed. Segno, 2013