Magistratura e politica

Angelo Cennamo

Le tormentate e ripetitive vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, nei prossimi giorni e al massimo tra qualche mese, giungeranno ad una conclusione definitiva che potrebbe sancire, in caso di condanna, l’estromissione del Cavaliere, se non propriamente dalla politica, di sicuro dalle Istituzioni repubblicane. Il 19 giugno, la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sul conflitto di attribuzione sollevato dai difensori dell’allora premier a seguito del mancato riconoscimento del legittimo impedimento eccepito nel corso del processo Mediaset, non ancora giunto in grado di appello. Una delle udienze del processo ricorreva lo stesso giorno in cui Berlusconi presiedeva un consiglio dei ministri, e per questo i suoi legali presentarono al collegio giudicante un’istanza di rinvio motivandola per l’appunto con l’impegno (prioritario) assunto in quella stessa data dal capo del governo. L’istanza venne rigettata e il processo non si arrestò nè sospese il suo corso. Berlusconi fu condannato in primo grado e successivamente anche in appello. Entro la fine del 2013, la Corte di Cassazione scriverà sulla vicenda della presunta frode fiscale la sua ultima parola, la quale potrebbe essere assai indigesta per l’imputato, non tanto per la pena principale ( 4 anni, di cui 3 coperti da indulto) quanto per quella accessoria : l’interdizione dai pubblici uffici per una durata di 5 anni, vale a dire, perdita di qualunque carica istituzionale fino al 2018. Ma prima della Cassazione c’è la Consulta, i cui giudici avrebbero la facoltà di far saltare l’intero processo, sanzioni incluse, qualora dovessero considerare il diniego reso dal Tribunale di Milano come una violazione di legge. La Consulta prima e la Cassazione dopo, potrebbero dunque scrivere un pezzo importante della storia repubblicana assumendosi una responsabilità che, di fatto, andrà ben oltre la dimensione giurisdizionale. Ed è proprio questo il punto. E’ normale per il leader di una parte politica, già capo del governo e futuribile presidente di una Repubblica semipresidenziale, essere cacciato dalle istituzioni ( nonostante l’ampio consenso elettorale) per via giudiziaria? Siamo sicuri cioè che, nel caso Berlusconi dovesse essere condannato, a pagarne le spese non sarebbe anche la stessa magistratura che lo ha processato con tanta solerzia ed assiduità in questi 20 anni?

2 pensieri su “Magistratura e politica

  1. la dimensione dei problemi del piccolo arcoreccio pecoreccio è enorme per un paese come l’Italia. diciamo che in Italia, a parte il fascismo che gli avversari o li ammazzava o li estrometteva al confino, c’è stata sempre abbastanza tolleranza, e piccoli conflitti di interesse sono stati sopportati. il caso del nostro va al di là dei conflitti di interesse industriali e finanziari -anche se egli sappresenta una novità rispetto a industriali e finanzieri “dal sangue blu” che semai venivano designati come senatori a vita- perchè ha a suo carico una serie di processi per malefatte, spesso dimostrate ma prescritte, per reati che non hanno niente a che fare con la politica ma, con un modo di intendere l’impresa, che vede nelle leggi un ostacolo alla propria crescita e arricchimento personale. insomma iddu è il sole, si comporta come tale e si muove con tutto che gli gira intorno. perciò vittima non credo proprio, risorsa per la destra ma manco per l’idea -luilà usa la destra e tutto l’ambaradan per i suoi fini, e non ha mai disdegnato i comunisti, i socialisti, i democristiani quando gli hanno fatto comodo- perciò, caro angelo, io vi auguro che venga “estromesso” perchè solo così la destra italiana potrà risorgere e portare avanti le proprie idee e così anche qualche giovane scrittore di destra, qualche intellettuale destro potrà essere apprezzato per quello che dice e scrive, non come ora dove dal quel lato si parla solo di gossip (puttanismi), barche a vela, circoli di tennis etc…

  2. In una democrazia sana, i capi politici vengono estromessi alle urne.

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