“La Campania dell’emergenza- Riflessioni a margine della questione rifiuti” di Maria Clotilde Sciaudone

 Nicola Crisci

Il volume (La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2011, pp. 159, euro 10) analizza una delle vicende che hanno maggiormente caratterizzato la realtà regionale nel corso degli ultimi venti anni – la lunga crisi dei rifiuti – esaminandola  da molteplici angolazioni e con diverse scale di lettura. Le diverse fasi dell’emergenza, la pratica dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici, il disastro ambientale e sanitario sono analizzati attraverso un accurato vaglio critico di dati di varia provenienza: statistiche, atti, rapporti, riferimenti normativi e documenti pubblici.

Il libro si compone di sei capitoli, i cui principali fili conduttori sono costituiti dal territorio e dai rifiuti, entrambi indagati da più punti di vista e secondo diverse scale di lettura. Il primo capitolo punta l’attenzione sul contesto territoriale. Generalmente, infatti, quando ci si riferisce alla Campania si registra una certa tendenza ad appiattire ogni riferimento su Napoli e la sua provincia. La Campania, però, non è solo Napoli, ma cinque province, 551 comuni e quasi sei milioni di abitanti, una regione in cui il 60% della popolazione e il 65% della produzione di rifiuti solidi urbani si concentrano su poco più di un decimo del territorio complessivo. E’ la contraddizione tra una vasta area metropolitana e il resto della regione; è il terreno su cui si media il conflitto tra una metropoli e i suoi problemi irrisolti, e la reputazione complessiva di buona parte del Mezzogiorno. La presenza di una situazione diversificata e contraddittoria emerge sia dall’analisi della struttura demografica della regione che da quella dell’ambiente naturale. La Campania è i 12.000 ab/kmq di Portici (Na) e i 21 di Ciorlano (Ce), è l’altissima percentuale di territorio sottoposto a vincoli di tutela ambientale e lo scempio delle terre della diossina, è la contraddizione tra le discariche costruite in area parco e le riserve della biosfera Unesco.

Il secondo capitolo indaga con il conforto dei dati Arpac (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) la consistenza della produzione campana di rifiuti solidi urbani e di rifiuti speciali, e si sofferma sui paradossi della raccolta differenziata che oppone un ragguardevole numero di comuni ricicloni a realtà in cui ancora si raggiungono percentuali di differenziata bassissime e che, per insufficienza di impianti, costringe al trasferimento fuori regione di parte delle frazioni raccolte. Il terzo capitolo affronta l’emergenza rifiuti a partire dalla situazione precedente alla nomina del primo commissario di governo e si sofferma sulla cronicizzazione dell’emergenza e sulla sua relativa trasformazione in un fenomeno strutturale sia della politica che dell’economia campana. Con la fase finale del commissariamento si giunge alla sublimazione del processo di government e alla completa esclusione degli attori locali dal processo decisionale. Ampio spazio è dedicato anche alle incongruità della realizzazione del termovalorizzatore di Acerra.

Il quarto capitolo tratta dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici perpetrato da oltre venti anni dai clan della camorra e delle terribili conseguenze ambientali e sanitarie, chiaramente visibili in parte del territorio campano. L’analisi è condotta con il supporto dei dati di Legambiente e degli atti delle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, e con il riferimento alle grandi indagini della magistratura passate o in corso. L’analisi del contesto ambientale è effettuata anche in relazione al censimento dei siti potenzialmente contaminati e della individuazione nel contesto regionale di sei siti contaminati di interesse nazionale (Sin). Un’attenzione particolare è dedicata all’allarme sanitario levato da autorevoli scienziati che hanno individuato un incremento di talune patologie tumorali nella popolazione di comuni campani i cui territori sono stati per anni oggetto di sversamenti illegali diffusi e reiterati.

Il quinto capitolo si sofferma brevemente sul contesto economico della Campania presentando due casi di studio ritenuti significativi della perdita di immagine della regione e delle ricadute negative che, nei momenti di apice della crisi, si sono avute su alcune attività economiche. Si è scelto di trattare due argomenti apparentemente molto diversi -Napoli e la mozzarella di bufala – ma accomunati dal costituire nell’immaginario collettivo una sorta di emblema della Campania. L’ultimo capitolo ripercorre i risultati principali delle analisi condotte nei capitoli precedenti, mette in luce la mancata territorializzazione delle politiche di pianificazione e sviluppo e arriva ad identificare il territorio che può senza dubbio essere indicato come la Campania dell’emergenza.