Correva il 5 maggio….

Rita Occidente Lupo

Un boato, il panico…la montagna venne giù e fu la morte. Per le 159 vittime, di cui 137 soltanto a Sarno. Una tragedia immane, che diede il polso della veemente natura contro l’uomo. Del disastro che irrompe improvviso, seminando l’annientamento senza pietà. Le colate di fango, le case distrutte, la ricostruzione! A distanza di 15 anni, i Comuni in ginocchio: Siano, con le sue 5 vittime, Bracigliano 6 e Sarno, con San Felice a Cancello e Quindici, non possono che restare attonite dinanzi a linee rosse pracauzionali, che hanno poco a vedere con la reale sopravvivenza nell’andare avanti. “La mia storia, alla ribalta nazionale, per tutelarediritti- commenta Teresa Vitolo di Sarno-. Ricordo ancora quel 5 maggio del ’98, allorchè la mia vita venne messa a repentaglio dalla forza del dissesto, che strapparono alla terra mio marito Aurelio Milone, 49 anni, macellaio e mio figlio, 20 anni pieni di vita da vivere, al distributore di carburante. Viva per miracolo, rannicchiata in un angolino del bagno di servizio, nella parte superiore della dimora che occupavamo con i suoceri, già in cortile con i miei cari, ad esser inghiottiti dalla melma. L’altro mio figlio, per fortuna militare a Torino, partito da poco ed immune al disastro. Da allora? Quando si guarda la morte in faccia, difficile poter dire che la vita continua come nulla accaduto. Ho lottato per tutelare diritti, i nostri, quelli che insieme alle altre famiglie colpite, ci hanno visti sul sentiero di guerra per ottenere almeno in parte condoni e risarcimenti. Allo stato attuale, ben poco si è fatto. L’associazione alla quale avevamo inzialmente dato vita, noi familiari soravvissuti, in nome d’una memoria da tutelare, d’innocenti da riscattare, “Rinascere”, dopo le rpime battute accese, quasi quiescente. Le responsabilità civili, innumerevoli. Non un j’accuse contro il sindaco dell’epoca Gerardo Basile, poi condannato per omicidio colposo ed in seguito il tritatutto burocratico, ancora a mandar su e giù ricordi e stralci di memorie, ma contro chi avrebbe dovuto curare la nostra esistenza, scampata miracolosamente alla furia naturale. Senza proventi conseguenziali, a doverci attrezzare autonomamente. Sarno è abbandonata a se stessa, in una morsa che riaccende certi ricordi solo allo scadenzario. Ed invece, occorrerebbe prendersi cura di un vissuto, transitato per i nervi di tanti, che hanno registrato assottigliato il proprio nucleo familiare per il triste evento, non solo negli attimi immediati .” Da quel 5 maggio ’98, panoramicamente, dopo le passerelle politiche del momento, che amano inchiodare il gossip con rituali di comparsa, pare proprio che il tempo sia soffiato anche sulle memorie più longeve. Ora, a piangere i propri morti, soltanto coloro che ancora sanno guardare alla montagna, incriminato all’epoca il Monte  delle Porche. Il boato,  interroga le coscienze civili!