Un sedile di treno per letto

Maddalena Robustelli    

Sdegno e riprovazione suscita la vicenda del pensionato piemontese costretto a dormire sui treni in movimento, perché privo di una abitazione. Silvano Toniolo che, munito di una tessera per viaggiare gratis in qualità di invalido, è obbligato ad utilizzare da circa otto mesi i treni come dimora, rappresenta agli occhi di un intero Paese una figura emblematica, non solo degli effetti deleteri della crisi economica ma, soprattutto, della totale insensibilità delle istituzioni pubbliche di fronte a drammi umani che sempre più escono allo scoperto per l’attenzione dedicatagli dai media. E’ mai possibile che di fronte ad un ottantenne, che da mesi e mesi utilizza i sedili dei treni come letto ed il proprio zaino come cuscino, gli enti pubblici territorialmente competenti si mostrino completamente insensibili? I caffè offerti dai ferrovieri, le ritirate usate come luoghi dove potersi ristorare, i viaggi perla Liguria,la Lombardia, l’Emilia, scelti appositamente per consentire una pausa sonno congrua ed opportuna, non muovono a pietà nessuno di quanti sono deputati per legge a ricercare le possibili soluzioni del caso? Eppure Silvano Toniolo ha presentato regolare domanda di assegnazione di casa popolare, istanza accolta ma casa non  assegnata! L’anziano, che vaga di stazione ferroviaria in stazione, grida giustizia al  cuore di chi rimane colpito dalla estrema dignità di Silvano, dalla pacatezza dei suoi toni, dallo spirito mansueto e quasi rassegnato che traspare dalle sue parole. Dopo il servizio televisivo che ha consentito di conoscere la sua vicenda di vita, si sono rincorse varie ipotesi di sistemazione per l’invalido pensionato, tutte accomunate dalla caratteristica che provengono da singoli cittadini d’ogni parte d’Italia. Si è, difatti, originata una vera e propria gara di solidarietà, volta indubbiamente a sopperire alle carenze di risposte istituzionali che continuano a rimanere impermeabili ai loro obblighi di cura ed assistenza verso Silvano Toniolo. E’ come se egli fosse invisibile, eppure lo si vede quotidianamente aggirarsi per le stazioni con indosso uno zaino contenente una camicia, qualche calzino, la schiuma da barba ed uno spazzolino, che utilizza nelle ritirate dei treni. C’è da provare tanta, tanta vergogna per come viene trattato dallo Stato questo suo cittadino! Cagionevole di salute, sfrattato e titolare di una pensione di appena 520 euro, la consegna di una casa popolare, già peraltro assegnatagli, è quanto meno il doveroso tributo che spetterebbe a Silvano. E, invece, no, continua a vagare per le stazioni ferroviarie ed al danno si aggiunge anche la beffa perché, privo di cellulare, non gli si può neppure comunicare che alcune persone di buona volontà sono disposte ad ospitarlo. La sua dignità, derubatagli da quanti non assolvono ai propri doveri d’ufficio, continuerà a muovere passi, piccoli, brevi, incespicanti e difficoltosi come il raggiungimento del suo sommo desiderio:“vorrei tanto dormire nel mio letto”. Avendo in gioventù Silvano lavorato, prima come volontario nelle missioni africane e poi come infermiere, sa bene    cosa significhi rendere concreta e fattiva la propria solidarietà verso gli altri. La vita attuale non lo ha certo ripagato del suo impegno sociale, se non nei piccoli gesti di carità che gli vengono rivolti quotidianamente. Meriterebbe qualcosa di più  ma, soprattutto, che gli venga resa quella dignità che ogni nuovo giorno lascia sui sedili dei treni nell’indifferenza totale dello Stato.

 

 

 

2 pensieri su “Un sedile di treno per letto

  1. Gentile signora Maddalena Robustelli, la vita, purtroppo è fatta proprio in questa maniera.
    Il grande principe Totò ce lo ha insegnato nella sua splendida poesia “’A livella” con “…chi ha avuto tanto e chi nun have niente…”
    Personalmente devo dire che negli anni passati, proprio a Salerno, m’interessai di una povera pezzente che , per sua disgrazie visse mille vicissitudini di vero abbandono da parte della società.
    Con infinita modestia devo dire che fui proprio io a interessarmi di lei , soprattutto quando la vidi ubicare in una vecchia auto abbandonata in città e nei periodi più freddi dell’anno..
    Quando mi accorsi di tale abbandono chiamai subito l’intervento di una televisione locale per farne propagare le sue condizioni di vita, poi m’interessai per farla ricoverare in un ospizio dove vi rimase per i suoi ultimi anni di vita.
    Ma per capire meglio il personaggio alquanto conosciuto a Salerno, sottoscrivo una mia modeta poesia che gli dedicai e che mi valse un primo premio con trofei da una accademia della Sicilia.:

    STEFANIA
    Ogne matina, quase ‘mpunt’a ll’otto,
    me vene a salutà ‘na “ zerepella “
    p’ave’ ‘na cosa ‘e spiccio, ‘a crianzella
    o quacche tuozzo ‘e pane pe’ campà.

    ‘O nomme suje ‘e batteseme è Vicenza,
    ma ‘e sfuttiture,cu ‘na certa smània,
    l’hanno accullato ‘a nòmmena ‘e Stefania.
    Mo simbuleggia overo ‘a puvertà

    Se veste e parla comme fosse n’ommo,
    e rusuchèa cu’ vierze da varvante
    si ‘e vvote se ne và mane-vacante
    o senza quacche cosa da mangià.

    -Mannaggia ‘a guerra ‘e paglia!- a ‘e vvote dice,
    -E comme po’ dich’I’, a ‘o Terzo-Munno
    mannate ‘o bbene ‘e Dio, solde a zeffunno,
    e ve scurdate ‘e mè? Ma comme Và ? –

    E rusechèa pe’ n’ora ‘a puverella
    speranno ca nu iorne chesti lagne
    ‘e sentarrà chi abboffa e denchie ‘ndragne
    e lassa chiù freselle ca pietà.

    Perciò, si site nate pe’ fa bene
    avissive a guardà chiù annanze a ‘o naso
    addò nun mancarrà de farce caso
    ca ‘e sfrantummate stanno pure ccà.
    Alfredo varriale

  2. E’ proprio vero, sign. Alfredo Varriale, se solo volessimo guardare con gli occhi del cuore un po’ più in là del nostro naso, quanti disperati potremmo vedere. In fondo lo sguardo non deve andare tanto oltre, ma è la nostra cattiva volontà a non farceli vedere.

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