Streaming a cinque stelle: le insidiose frontiere della politica

Amedeo Tesauro

Si definisce streaming il flusso di dati audio/visivo visualizzabile attraverso le reti telematiche. Noto a chi è pratico di internet e computer, da qualche tempo è entrato in modo prepotente nell’attualità italiana. Attraverso lo streaming abbiamo assistito dapprima all’incontro tra l’incaricato Bersani e i grillini, e poi in questi giorni a un ulteriore dibattito tra il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta e la delegazione del Movimento 5 Stelle, fautori dell’ultima frontiera della politica italiana. Nel tentativo di svelare il vero volto del sistema, la trasparenza dei grillini ha portato il cittadino al tavolo delle trattative offrendogli una visuale nuova su come vengono gestite le questioni politiche, dandogli tante e nuove informazioni. La politica, prima ancora che di fatti realizzabili solo una volta raggiunti certi obbiettivi, è fatta di propaganda e di abilità nel saper persuadere. Un tempo, quando i mezzi di comunicazione non avevano pervaso ogni cosa, costruire un’immagine di sé virtuosa e convincente risultava estremamente semplice, bastava semplicemente nascondere all’occhio pubblico ciò che non doveva sapere; Franklin Delano Roosevelt sedeva su una sedia a rotelle, gli americani non ne erano al corrente e si stima esistano solo due fotografie su di essa. L’avvento della televisione segnò una svolta, con essa il giudizio collettivo poteva scrutare e analizzare direttamente il candidato, coglierne stranezze e registrarne i punti di forza. Improvvisamente l’uomo comune possedeva una nuova consapevolezza, e questa rendeva i candidati meno “mitici”, più umani e perciò meno infallibili. L’esperimento cinque stelle, logico se si valuta l’origine e le dinamiche del movimento, è l’ulteriore passo avanti. Ora anche il dialogo politico, quello privato e non lo scambio rigorosamente pubblico della Camera e del Senato, viene messo in piazza. L’idea è ben chiara se la si guarda con occhi grillini: se la politica è marcia bisogna rivelarlo esponendo ciò che è sempre stato nascosto (ma che sempre ha contato), ovvero le reali mediazioni che sottostanno al processo democratico. La democrazia, ottenerla o meno con la Rete, su ciò si discute ora e si discuterà nei prossimi anni, nel frattempo lo streaming alza la sbarra di quanto ora è possibile o meno fare nell’ambito tradizionale. Bisogna però avere la consapevolezza che se il livello sale, necessariamente anche la competenza per muoversi in certi ambienti deve aumentare. Se con Bersani, oratore da metafore inconcludenti e scarsissima comprensione dei meccanismi di propaganda, i grillini hanno avuto gioco facile, col nuovo premier la diretta in streaming si è rivelata un boomerang. L’opinione comune è che la retorica di Letta l’abbia spuntata sui delegati di Grillo, apparsi remissivi e non pronti a una mediazione sviluppata sui binari tradizionali di un confronto diretto. L’inesperienza, uno dei punti critici dell’esperienza cinque stelle, è emersa con forza al cospetto di un interlocutore troppo scaltro per non affondare i colpi giusti. Confermando, qualora ce ne fosse il bisogno, che il mediumpuò aiutare, ma può anche ritorcersi contro. Foto consigliando.it