Salerno: RC, corteo 1 Maggio

Il giorno 1 maggio alle ore 9 presso piazza ferrovia partirà il corteo del primo maggio. Il corteo, promosso per il secondo anno consecutivo da Rifondazione Comunista federazione di Salerno, si fermerà a piazza Porta Nova.Tra gli altri organizzatori ci sono Confederazione Cobas Salerno, Comitato esposti all’amianto ex Isochimica, Radiovostok, Socialredwork. Questa manifestazione si propone di chiedere a tutte le Resistenze salernitane di scendere in piazza questo Primo Maggio.  Così recita parte dell’appello: “In questa data simbolica e carica di significati, chiediamo che Salerno venga inondata dalla gente e dalle vertenze che innervano questo territorio e chiediamo di gridare insieme contro questa Europa dell’austerity, contro questa Italia dei compromessi, contro questo sistema e per un modello di sviluppo e di vita migliore ed includente.Uno scatto d’orgoglio della sinistra diffusa che, anche se mediaticamente oscurata, continua ad esistere e lottare.Uno scatto d’orgoglio delle popolazioni del Meridione, che pagano due volte la crisi e che non vogliono precipitare nella desertificazione economica e sociale, nel non lavoro, nello sfruttamento schiavistico dei migranti e nella nuova emigrazione. Un urlo per un lavoro dignitoso, per il diritto al reddito, per preservare i beni comuni, per preservare l’ambiente, la storia e la socialità, per combattere gli abusi ambientali e quelli di potere”. Le adesioni (sia collettive che individuali) sono molte come l’Isde – medici per l’ambiente sez di Salerno, Comitato No Debito, Associazione Liberi, PDcI Salerno, Rete ambiente provincia di Salerno, Nessun Dorma Vallo del Diano, No Cementificio Montecorvino, Associazione Dodekathlos, Giovani Comunisti provincia di Salerno, Viola per Salerno, Rete Utenza Salernitana per il Trasporto Pubblico, Studenti del Conservatorio G.Martucci
 Appello integrale: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Negli anni scorsi il Primo Maggio fu preceduto dalle polemiche sulle aperture dei negozi. Si disse: da festa del lavoro a festa dello shopping. Quest’anno i negozi potranno rimanere aperti senza bisogno di deroghe, in virtù di una legge del governo tecnico, lo stesso governo che ha proposto nuove regole del mercato del lavoro per mostrare all’Europa lo scalpo dell’art.18. Quest’anno, il Primo Maggio è stato preceduto da una lunga serie di forzature e di strappi della nostra tradizione costituzionale, che in maniera strisciante minano la stessa democrazia italiana. C’è un’idea di fondo che unisce questi fenomeni: la competizione globale non riconosce valore né al lavoro, né alla democrazia. Ci avviciniamo al Primo Maggio mentre il nostro Paese paga in maniera drammatica gli effetti della crisi e dei cambiamenti del capitalismo: smantellamento e distruzione dell’apparato industriale, licenziamenti, disoccupazione. Le politiche degli ultimi governi, in maniera coerente e concorde, hanno puntato allo smantellamento dello stato sociale, allo svuotamento del ruolo dei sindacati, al disconoscimento del carattere progressivo del conflitto e alla sua sistematica repressione, alla riduzione dei cittadini a consumatori; in ultima analisi, all’eliminazione della democrazia. Il capitalismo che si proclama liberale contrappone i bisogni di liberazione degli uni a quelli degli altri tirando la coperta stretta delle libertà dal lato che più gli conviene. I giovani precari contro i genitori occupati, l’ambiente contro gli operai, i diritti delle donne contro quelli del lavoro. La risposta che proponiamo non è il prevalere di un interesse sugli altri, ma invece il reciproco riconoscimento su un piano di parità e la costruzione dell’unità tra i conflitti contro gli avversari comuni. La democrazia italiana è commissariata, come mostra l’istituzione del pareggio di bilancio in Costituzione votata da PD, PdL e Monti. Le scelte di fondo, politiche ed economiche, sono definite dal pilota automatico, cioè dai vincoli e dalle regole del Fiscal Compact e dei trattati di Maastricht e Lisbona, dal supergoverno della Troika. Noi siamo con quella grande maggioranza che oggi paga la crisi, dal lavoro dipendente privato e pubblico al lavoro autonomo e parasubordinato, al precariato diffuso manuale ed intellettuale, al popolo delle grandi periferie metropolitane, agli immigrati, alle donne espulse dal lavoro e colpite dai tagli allo stato sociale. A noi il compito di costruire l’alternativa! Alternativa oggi vuol dire prima di tutto NO all’Europa del Fiscal Compact e dell’austerità imposta dai trattati e dai loro vincoli. Bisogna dire NO ora alle missioni di guerra e alla Nato. Alternativa significa la costruzione, la difesa, la riappropriazione e gestione sociale dei beni comuni, contro la mercificazione delle vite, dell’ambiente e della salute, della conoscenza, a partire dalle vertenze e dai conflitti che si sviluppano nel nostro territorio. Privatizzazioni, flessibilità e precarietà del lavoro, tagli alla scuola pubblica e allo stato sociale, sono strade che vengono praticate anche nel nostro territorio e dalle istituzioni locali. Costruire l’alternativa significa rompere gli schemi tradizionali, partire dai bisogni, dai sogni e dai desideri, nella connessione tra vecchie e nuove generazioni, tra nativi e migranti, nella consapevolezza che la dignità di chi lavora non può essere sacrificata al diritto a lavorare ed entrambi non possono venir prima del diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente; non c’è lotta sociale e ambientale che venga prima di quella per la libertà e l’autodeterminazione delle donne; non c’è contrapposizione fra diritti dei nativi e dei migranti; la lotta contro le caste burocratiche è parte necessaria ma non sufficiente di quella contro lo sfruttamento del lavoro e la devastazione della natura, contro la mercificazione delle vite e la disuguaglianza sociale, contro il patriarcato e la violenza maschile contro le donne. I lavoratori, i cittadini, le forze politiche, sociali e sindacali di Salerno, eredi e custodi di quelle esperienze socialiste di rivoluzione sociale che hanno attraversato il Risorgimento italiano; testimoni e partecipi di quei processi di desertificazione produttiva, annientamento e assorbimento estero dei capitali nazionali e migrazione di massa che a seguito della crisi economica caratterizzano tutto il bacino euro-mediterraneo, devono rivendicare e assumere il protagonismo che loro spetta nella costruzione dell’alternativa. Chiediamo a tutte le Resistenze salernitane di scendere in piazza questo Primo Maggio. In questa data simbolica e carica di significati, chiediamo che Salerno venga inondata dalla gente e dalle vertenze che innervano questo territorio e chiediamo di gridare insieme contro questa Europa dell’austerity, contro questa Italia dei compromessi, contro questo sistema e per un modello di sviluppo e di vita migliore ed includente. Uno scatto d’orgoglio della sinistra diffusa che, anche se mediaticamente oscurata, continua ad esistere e lottare. Uno scatto d’orgoglio delle popolazioni del Meridione, che pagano due volte la crisi e che non vogliono precipitare nella desertificazione economica e sociale, nel non lavoro, nello sfruttamento schiavistico dei migranti e nella nuova emigrazione. Un urlo per un lavoro dignitoso, per il diritto al reddito, per preservare i beni comuni, per preservare l’ambiente, la storia e la socialità, per combattere gli abusi ambientali e quelli di potere. Per una Salerno rossa tutte/i in piazza il Primo Maggio!