Capaccio Paestum: l’inutilità dell’istituzione Poseidonia

 Aurelio Di Matteo

Si sa bene, e da sempre, cosa io pensi dell’Istituzione Poseidonia. Cosa dannosa? No inutile!  Analogamente si sa cosa pensino la vecchia e la nuova Amministrazione di Capaccio Paestum, maggioranza e opposizione. Lodi, lodi, lodi! Quando fu istituita la prima volta, l’Istituzione Poseidonia fu all’unanimità del Consiglio comunale salutata entusiasticamente, riponendo “grandi aspettative rispetto al produttivo funzionamento di quest’organo”. In continuità con la precedente Amministrazione, il Consiglio comunale eletto lo scorso anno puntò di nuovo su tale istituzione cambiando, ovviamente, i membri del CDA. Entusiasmo e obiettivi sempre gli stessi: “Tra le priorità che abbiamo in mente, quella di rivoluzionare (sic!) una volta per tutte il concetto di turismo sul nostro territorio, facendo in modo che venga concepito come motrice trainante sia per l’economia locale che per la crescita socio-culturale di Capaccio Paestum”. Testualmente il neo Presidente. I risultati della prima edizione furono evidenti a tutti: ben sette unità di “staffisti e convenzionati” assunti e positivo anche il bilancio per quanto riguarda le “somme” elargite, accompagnate dalla presenza di amministratori e addetti ai lavori in tante manifestazioni, anche all’estero. Poco importa che non si potesse valutare positivamente la ricaduta sul territorio dell’attività “promozionale”, quale primario suo compito istituzionale. Un flusso turistico sempre in diminuzione (20/30%), un’economia in grave sofferenza e una disoccupazione sempre crescente. Per la seconda edizione è trascorso quasi un anno, ma della sua presenza ancora non c’è traccia se non nell’essere un po’ megafono di intenzioni, propositi e piccole decisioni di eventi standardizzati e consueti, assunti in tandem dal duo Voza-Voza, rispettivamente Sindaco e Assessore alla Cultura. Siamo ormai entrati nella stagione primaverile e nella settimana di Pasqua, un periodo che avrebbe dovuto segnare la decantata svolta del “fare turismo”; ma non si vede nessun evento o iniziativa finalizzata a destagionalizzare e a incrementare i flussi turistici. L’attenzione è pur sempre rivolta al mese agostano, a una tipologia di turismo che ha fatto il suo tempo e per il quale il territorio di Capaccio Paestum non ha molto appeal, nonostante la candidatura alla bandiera blu. Quali risultati si prevedono? I soliti. Qualche serata di calca per spettatori frettolosi, qualche centinaio di gelati o pizze e introiti per i soliti manager. Da diversi anni anche i tradizionali bacini dei flussi balneari stanno abbandonando le spiagge pestane, attratti da altre trasformate in destinazioni ambientali, culturali e ricreative. E gli spettacoli che si prevedono, con il consueto Teatro – si fa per dire – a ridosso del tempio di Cerere, come per i precedenti anni non produrranno di certo un incremento dei flussi turistici. E ritorna la mia monotona domanda. Un’Istituzione, autonoma nella gestione delle risorse e degli obiettivi, con compiti di marketing, di programmazione e organizzazione di eventi, può servire davvero alla promozione dello sviluppo turistico integrato del territorio? O non soltanto a fare cassa per i botteghini degli operatori di eventi e spettacoli? I problemi del turismo non attengono a uno specifico settore, ma riguardano aspetti e fenomeni di un globale sistema economico e di vita culturale e sociale. Si tratta, insomma, non di fare “una politica per il turismo”, ma di attivare “le politiche per il turismo”. La stessa dimensione economica non si può ricondurre unicamente alla maggiore attrattività delle strutture o a grandi e piccoli eventi estivi, ma deve incorporare lo sviluppo di tutte quelle attività imprenditoriali connesse alla domanda turistica: informazione e accoglienza turistica, servizi ricreativi, culturali, ma anche trasporti, assistenza, sicurezza, ecc. Nè è da dimenticare, secondo una visione sistemica dello sviluppo locale, che il sistema turistico-ricreativo necessariamente interferisce con il sistema ambiente-ecosistema e con quello socio-culturale (valori, tradizioni, culture e storie locali). Alcuni tradizionali bacini dei flussi balneari, ormai da diversi anni, stanno abbandonando le nostre spiagge. Insomma anche il mercato del turismo del mare, che è quello più maturo, sta perdendo il suo appeal se non riesce a rigenerarsi, a rinnovarsi e a reinventarsi. Forse sarebbe opportuno un progetto che leghi il puro soggiorno balneare ad altri aspetti, che non siano quelli dei soliti abituali e obsoleti spettacoli in prossimità dei Templi. È dal giorno dell’insediamento della nuova Amministrazione che si sente ripetere l’obiettivo della “destagionalizzazione” come strumento per la rinascita del turismo. Non ultimo un “piccato” intervento del Sindaco per rivendicare quello che ritiene essere il suo primario obiettivo: “Questa amministrazione considera il turismo, la cultura e la valorizzazione del territorio obiettivi primari al fine della ripresa dell’economia locale e queste azioni e questi strumenti sono fondamentali per la promozione del territorio di Capaccio Paestum, per questo motivo le linee programmatiche in materia di turismo, cultura e spettacolo pretendono un notevole cambio di direzione”. Intervento seguito a ruota da quello del presidente di Poseidonia, tra il “rimprovero” e una promessa di “sponsorizzazione di gradimento”: “Non vi è nessuna preclusione verso eventi ed iniziative per la cui realizzazione si vorrà scegliere la cornice di Paestum ed il territorio di Capaccio, anzi siamo pronti a considerare proposte e progetti innovativi e ad ampio respiro, purché inerenti alle nuove linee prefissate”. Il Sindaco ritiene, veramente, che spostare la location della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico nell’area dei Templi e nella piazzetta della Chiesa paleocristiana o sponsorizzare qualche bancarella che espone il solito caciocavallo di bufala, possa dare una svolta al turismo e destagionalizzare i flussi? Tralasciando l’Emilia Romagna che già da molti anni destagionalizza con tipologie di turismi di massa e con eventi fieristici, la Puglia già da tempo, con “Puglia promozione”, ha scelto di non promuovere eventi nuovi, ma mettere a rete l’offerta esistente su tutto il territorio, lavorando a fianco deagli operatori turistici. Ciò ha avuto un impatto positivo anche sul piano occupazionale. Dopo di questo è partito il programma “Discovering Puglia”, percorsi alla scoperta di riserve naturali, eno-gastronomia, tradizioni rurali, coinvolgendo anche di artisti di livello nazionale e internazionale, come con i presepi di cartapesta del Salento. Anche per la strategia promozionale, e sempre per esemplificare, l’agenzia regionale “In Liguria” ha scelto di non fare promozione standard, ma presidiare i canali social, per trasmettere immagini emotive, oltre il mare. Come riferisce Caterina Ruggi d’Aragona sulle pagine del Sole 24 Ore, l’operazione ha comportato i seguenti risultati: 61.662 utenti unici (+125%), il 78,9% di nuovi visitatori sul portale www.turismoinliguria.it; oltre 25mila fan della pagina Facebook in un anno; 2.079 visite al blog e 164 follower su twitter in un mese. Senza una vera politica di destagionalizzazione, che si può ottenere implementando una gamma di prodotti turistici in grado di soddisfare la nuova tipologia di domanda, sviluppando operazioni di co-marketing, intervenendo concretamente sull’offerta attarverso un supporto alle imprese ricettive per il mantenimento dei livelli occupazionali con aliquote e tariffe agevolate sui tributi locali per chi è aperto nel fuori stagione, si resterà pur sempre nel campo degli annunci e delle pie illusioni.  I risultati positivi non sono mai un miracolo né sono riconducibili a manne cadute dal cielo, ma sono il frutto di precise strategie elaborate e poste in essere nel tempo, con la collaborazione consapevole ed esperta di operatori pubblici e privati. Per organizzare l’offerta turistica e promuovere turismo non ci sono scorciatoie, nè bastano gli annunci e i buoni propositi, tanto meno un cambio di location o un’istituzione pubblica derivata.