A te che leggi entro mezzanotte…”I migliori anni della nostra vita”
I migliori anni, insieme. Tanto che si beccavano senza riferimenti, oltre quella loro complementarietà. L’attimo di uno sguardo: loro, altrimenti introvabili, se non l’ uno nell’altro. Uno in due: sole, quando pioveva, col loro cercarsi per niente e pioggia sotto il cielo, imbronciati per non squagliarsi all’ amore. Come quella barretta di fondente, così perennemente abbronzato il cioccolato, a rincuorarla quando credeva di non farcela ad andare avanti in quella storia. Sempre più rinsecchita la sua voglia nell’urlargli “cogli l’attimo!” Così giorni, mesi ed anni, sfilati senza che la pelle s’abituasse a quel freddo che le pizzicottava le gote, cotte da troppe luci un tempo. Lasciato quel set, ingrossati i polpastrelli su quella tastiera usa e getta, col magico dono d’ esser bistrattata in malomodo dalla sua foga alienante di…rompergliela in testa ogni qualvolta si rendeva conto d’esser ancora sul trapezio dell’abitudine. Un tempo, i telefoni a lasciar…al verde: i tasti ad andare in tilt, per stizzate scaramucce. Lui algidamente gnorri, super gasato, sempre così pavone da non lasciar mai andar le proprie penne, se non al vento del paperame di fortuna. Delle “salvatrici” del Campidoglio, immortalate dalla storia di ogni tempo! Reincarnate, ancora in libera circolazione, da scodinzolargli dietro mielatamente, al punto da farlo sentire un eroe…da cuori infranti! Con lei, lisciava conquiste da collezione tra i ridotti cellulari, che dimessi si ritiravano in buon ordine dal loro onorato servizio. Sempre dietro un ponte, la mancanza di campo o minuti super pagati, a non favorire atmosfera. Terzi incomodi poi, non si facevano pregare: dall’altro cellulare, squillante frettoloso, al conoscente di fortuna, abbozzante saluti. A dura prova anche la storica pazienza da Giovanna d’Arco! Eroina non voluta, spesso tentava di esorcizzre il crepitìo del rogo. Costantemente incandescente. Mancanza d’intesa? Tra loro tutto e niente, inutile ogni colloquio, ormai, anche se a volte, la trincea della chiusura difensiva, a sbarrarle silenzi. Facendole respirare pesantemente quel rapporto di gioia, che gli guizzava nello sguardo al solo vederla. N’era innanmorato, da sempre e lo sarebbe stato a vita: se solo si fosse lasciato andare a dirglielo, l’avrebbe resa felice. Gli chiedeva solo questo: il minimo, che le doveva, a caparra di fedeltà! Invece, azionava la retromarcia, temendo il passo avanti: il suo recupero, due all’indietro. Così andato avanti un cimelio amoroso: ormai, quel trofeo della Petacci, sfidate perfino le furie del più ferreo regime cronachistico. In tanti a saper di loro, ad immaginare, ipotizzare, malignare…considerare ed associare. Nessuno, a credere la verità d’un misfatto: perchè l’amore, killer di se stesso se non vive! I loro migliori anni, insieme: ragazzi -adulti, giovani-bambini: con voglia di coccole e pudore di rivelarsi, desiderio dei minuti persi e tempo rilassante a leggere. Si amavano da sempre ed in un modo che solo il destino poteva aver indelebilmente scritto per loro. Se n’era ormai convinta. E non ci provava più ad allungare il passo: ma lui convinto di non poter ancora andare, senza di lei?