Un pareggio inutile

Angelo Cennamo

 La sinistra di Bersani e di Vendola non governerà l’Italia, nè da sola nè con il centro di Mario Monti, come avevano fantasticato in questi mesi gli opinionisti della grande stampa. Il professore della Bocconi, già senatore a vita e premier uscente di un governo tecnico imposto dai poteri forti ed avallato dai soliti ambienti radical chic, è il principale sconfitto delle elezioni appena conclusesi. Monti si era messo in testa di aver salvato il Paese dal default e di aver ammantato il suo profilo istituzionale ed economico di una migliore credibilità, sotto l’occhio vigile della comunità internazionale e dei mercati. L’impresa gli è sfuggita di mano per una serie di ragioni che non staremo qui ad approfondire, e gli elettori lo hanno punito inesorabilmente, decretandone il fallimento politico. Suo e dei suoi colleghi di coalizione, avanzi peggiori della prima Repubblica. Il mancato ingresso in Parlamento di Gianfranco Fini potrà sembrare un dettaglio per chi ipotizza rancori o regolamenti di conti in sospeso nelle fila del centro destra, in realtà il dato è rappresentativo meglio di ogni altro di come lo schieramento liberale, costruito vent’anni fa dal nulla da un imprenditore visionario e di successo, si identifichi, nel corpo e nello spirito, con la figura ed il carisma del suo leader e fondatore. Chiunque si sia allontanato da Berlusconi per cercare fortuna e consensi altrove, ha fallito. Casini, Fini, Storace, e per ultima Giorgia Meloni, hanno potuto sperimentare i limiti delle loro proposte alternative al berlusconismo, facendo i conti con la spietata legge dello sbarramento. E se Fini e Storace sono precipitati, Casini e la Meloni si sono salvati esclusivamente per il perverso meccanismo dei ripescaggi. Dopo Monti, il grande sconfitto della tornata elettorale è senza dubbio Pierluigi Bersani. Tutti i sondaggi gli accreditavano una vittoria senza se e senza ma, con la sola incognita della stampella montiana al senato. Bersani era reduce dall’affermazione alle primarie contro il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Aver battuto l’astro nascente della politica italiana, il giovane rottamatore che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media con il suo stile fresco e guascone, deve avergli fatto credere che qualunque altra competizione sarebbe stata per lui una pura e semplice formalità. Soprattutto se dall’altra parte si fosse ritrovato quel vecchio trombone del Cavaliere, azzoppato dal bunga bunga e dai processi di Milano. Bersani si è cosi lasciato andare ad una campagna elettorale disinvolta, insipita e priva di appeal, lasciando campo libero al suo avversario, che in poche settimane ha battuto il campo in lungo e in largo, puntando sui temi più sensibili per gli elettori, come l’Imu e il suo rimborso. Ne è venuto fuori un clamoroso pareggio che fa sorridere Beppe Grillo e la sua nutrita pattuglia di qualunquisti, pronti a sbarcare in parlamento non si sa bene a fare cosa. E’ l’Italietta di sempre, quella della casta impenitente che non fa tesoro dei suoi errori passati, e che nell’anno sabbatico dei professori non ha saputo neppure cambiare la legge elettorale, simbolo e metafora di un sistema perdente che premia un comico proprio quando non c’è più nulla da ridere. cennamo.angelo@tiscali.it

 

13 pensieri su “Un pareggio inutile

  1. WOW, mi aspettavo da te un post completamente sbilanciato a favore delle grandi imprese di Berlusconi, invece ti trovo quasi equilibrato 😉

    Comunque, secondo me, al di là di quella che è una legge elettorale demenziale, si sarebbe dovuto votare di nuovo.

    Non sono una esperta di giurisprudenza, ma ho l’impressione che in Italia manchi una legge che permetta di ri-votare velocemente (magari escludendo le formazioni che hanno disperso dei voti senza ottenere dei seggi, es. Giannino, Ingroia, ecc.ecc.). Anche tutto questo barocchismo del semestre bianco del presidente della Repubblica non è una cosa che fa bene a un paese che è sotto l’attacco dei mercati: qua il tempo è danaro e mettere in piedi governi provvisori in 20 giorni è un lusso inaccettabile. O no?

  2. ho sempre pensato che il risultato delle elezioni è sempre saggio, e rappresenta al meglio lo stato del paese, e indica la strada da percorrere è la storia ad insegnarlo, basta non fare dietrologia.
    per questo motivo non sopporto tutti i post su facebook contro coloro che hanno votato l’arrapato piccolo arcoreccio e pecoreccio.
    in questa situazione questo è il risultato: vi è una maggioranza alla camera e una possibilità di accordo con il comico genovese al senato. ora siccome su tante cose la vedono alla stessa maniera facessero almeno quelle. poi se son rose fioriranno.
    altrmenti caro angelo, cennamo, ce ne faremo una ragione e torneremo a votare.ù
    il chi ha vinto e chi ha perso è così evidente. è il perchè succedono queste cose che forse andrebbe approfondito e che forse ci vedrebbe distanti.

  3. La legge elettorale è quella che è. Non è una cattiva legge, se a confrontarsi sono due blocchi ( bipolarismo). Se i poli in competizione sono più di due, non funziona.
    La sinistra, tuttavia, lo scorso anno, ha avuto almeno due possibilità per non ritrovarsi in questa condizione : 1) accettare e non deridere l’offerta di Berlusconi per introdurre il presidenzialismo alla francese col doppio turno ( piaceva a D’Alema); 2) votare alle primarie per Renzi, anzichè la solita nomenclatura tardoberlingueriana.

    1. No, non sono d’accordo. La legge (come ricorderai, se opportunamente stimolato) creò un problema anche al governo Prodi. E i poli erano due. La legge, per me, è demenziale (ho scoperto anche che Mario Calabresi ha usato lo stesso termine, nel frattempo). 🙂

      Renzi è un’altra analisi che non condivido: il partito si sarebbe spaccato in due. Una parte dei suoi elettori non sarebbe andata a votare, una parte avrebbe votato scheda bianca, un’altra sarebbe andata con SEL, qualcun altro sarebbe arrivato a votare Grillo. Renzi, a questo punto, avrebbe potuto contare su mezzo dell’elettorato storico (quello che porta a Bersani alcuni milioni di voti) e su qualcuno nuovo (qualche sporadico deluso del PDL e tutti quelli Giannino).

      Il problema della proposte di Berlusconi, infine, è sempre lo stesso: pare voglia avvantaggiare se stesso e le sue imprese, per cui è difficile seguirlo seriamente.

  4. Per la verità non ho ancora capito cosa siano andati a fare in Parlamento finora i vari On.li Carfagna, Vessa, Pepe, Biancofiore, Soglia etc. eletti nella scorsa legislatura nel Collegio Campania 2 nelle file del PdL. Vorrei proprio saperlo,Avv. Cennamo e le vorrei anche chiedere se lei si è mai sentito rappresentato da questa gente corresponsabili della rovina di un’intera generazione.La sua, avv. Cennamo che nonostante i suoi illuminati e ben scritti articoli fa parte di una generazione di giovani che non avrà nemmeno diritto alla pensione.
    Prof. Carmine Guercio

  5. Egr. Prof. Guercio, intanto la ringrazio per la considerazione espressa sui miei articoli. Venendo alla sua domanda, le risponderò così : non mi sento rappresentato dai nomi che ha citato. Tuttavia, ho creduto ( ed ancora ci credo) nella leadership di Berlusconi come argine ad una possibile deriva tardoberlingueriana che avremmo avuto in questo paese, se il Cavaliere non fosse sceso in campo. Alla maniera di Montanelli, ho votato per il centro destra ( ancora una volta) soprattutto per questa ragione. Da liberale, avrei avuto una sola altra possibilità : astenermi. Molti hanno scelto e scelgono questa via, a cominciare da Piero Ostellino, tanto per fare un nome illustre. Ho creduto che il Pd potesse evolvere con Renzi. Ho anche provato a votarlo al ballottaggio, ma mi è stto impedito. Non ho la stessa idea dello Stato che hanno Vendola e Bersani, e non ho una particolare simpatia per i professori della Bocconi. Ergo.
    Saluti e grazie ancora. AC

    1. Veramente, da liberale (se tale ti senti) avresti dovuto votare FARE, erano gli unici veri liberali in circolazione.

  6. Il rischio del presidenzialismo (nota a margine) è che ci si ritrovi a furor di popolo Beppe Grillo (o qualche altro non esattamente indicato per quel ruolo) come Presidente della Repubblica.

  7. La tentazione di votare per Fare2013 l’ho avuta. Ma per fortuna ho desistito : il partito di Giannino si è rivelato inconsistente e a poche ore dal voto si è già disintegrato.
    La leadership di Renzi avrebbe probabilmente generato nel Pd qualche defezione tra i più sinistrati, ma avrebbe attratto i voti del centro e di parte del Pdl, che, in tale ipotesi, sarebbe stato orfano di Berlusconi. Renzi avrebbe avuto, ne sono sicuro, una larga maggioranza, sia alla camera che al senato e “l’incomodo” dei grillini sarebbe stato irrilevante.

    1. Senti, Angelo, te lo dico da elettrice storica del PD (Billy ha votato convintamente FARE, attratto da molti dei punti programmatici): io (e moltissimi altri) non avremmo votato Renzi. Questo perché, in quel periodo (in cui Berlusconi pareva morto), Renzi è sembrato come una sorta di virus che voleva impadronirsi di nuovo della scena politica che aveva perduto con il PDL (che appariva in grande difficoltà). Davanti all’ipotesi di trovarsi un Berlusconi nel proprio campo, moltissimi elettori lo hanno rifiutato alle primarie e molti lo avrebbero rifiutato alle elezioni. Renzi, senza gli elettori, avrebbe avuto un inutile (ma onesto) 15%, che al centro-sinistra non avrebbe giovato più dell’attuale risultato.

      Quello che ha sbagliato è stata la campagna, ha comunicato male: doveva dire molte cose sui vecchi dirigenti e lo ha fatto. Ma ha sbagliato la modalità, è apparso violento nei modi e terribilmente berlusconiano nei termini. Come sperava di poter essere eletto?

      Oggi voterei Renzi? Ora che non mi pare un virus berlusconiano assolutamente sì: si è dimostrato leale e comunque condivido il nocciolo delle (poche) cose che diceva.

      Io credo che LUI non abbia sbagliato. Ha sbagliato grossolanamente chi gli ha organizzato la campagna delle primarie. E comunque non era molto attraente che gente come Sallusti o altri giornalisti del genere ne apparissero affascinati…

  8. Con Renzi in campo, Berlusconi se ne sarebbe andato ad Antigua. Renzi non ha sbagliato nulla. Chi ha sbagliato è stato l’elettorato del Pd che, per tre quarti, è ancora legato alla Cgil e alla falce e martello.

    1. No, Angelo, l’elettorato non sbaglia.

      E la falce e martello non c’entra assolutamente nulla, giacché, non solo mezzo partito è passato per anni attraverso una fase socialdemocratica, ma l’altra metà è fatta da cattolici (ex-democristiani, ex-PPI, ex-Margherita, ex-Prodiani).

      L’elettore del PD per anni si è sentito come Nanni Moretti nella famosa scena del film, quando vede in tv D’Alema ed esclama “di’ qualcosa di sinistra!”.

      Quando si è arrivati alle primarie, c’era un candidato che (anche per finta) diceva cose di sinistra come Bersani e un altro candidato che è parso provenire direttamente da destra, che ha cominciato insensatamente a sfasciare tutto alla maniera di Grillo, usando termini che hanno fatto parte del più becero corredo berlusconiano degli ultimi 20 anni.

      Se volevi perdere era una mossa geniale e infatti ha perso.

    2. No, Angelo, l’elettorato non sbaglia.

      E la falce e martello non c’entra assolutamente nulla, giacché, non solo mezzo partito è passato per anni attraverso una fase socialdemocratica, ma l’altra metà è fatta da cattolici (ex-democristiani, ex-PPI, ex-Margherita, ex-Prodiani).

      L’elettore del PD per anni si è sentito come Nanni Moretti nella famosa scena del film, quando vede in tv D’Alema ed esclama “di’ qualcosa di sinistra!”.

      Quando si è arrivati alle primarie, c’era un candidato che (anche per finta, temo) diceva cose di sinistra come Bersani e un altro candidato che è parso provenire direttamente da destra, che ha cominciato insensatamente a sfasciare tutto alla maniera di Grillo, usando termini che hanno fatto parte del più becero corredo berlusconiano degli ultimi 20 anni.

      Se volevi perdere era una mossa geniale e infatti ha perso.

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