Salerno: Via Crucis di Terrone al Circolo Unificato
Una serata densa di emozioni e di vibrazioni, per dirla con i relatori che hanno animato l’appuntamento al Circolo Unificato dell’Esercito, voluto dall’Associazione La Nuova Scuola Medica Salernitana, sulla Via Crucis di Francesco Terrone. Tra versi e musica, poesia e meditazione, in tanti a plaudire all’autore, poeta di toccanti emozioni. Abilissima l’interpretazione di Antonio Speranza, giovane attore che ha declamato numerose stazioni e liriche, alternandosi al trio musicale: Lucia Branda, mezzosoprano; Lucrezia Benevento, pianoforte; Selvaggia Senatore, violino. Dopo l’introduzione dell’ingegnere Francesco Scarano, grazie al coordinamento di Consuelo Ascolese, docente di diritto internazionale UNISA, i docenti Dorotea Scafuri, socia onoraria N.S.M.S. , Pina Basile presidente della Società Dante Alighieri, Rita Maria Bucciarelli docente “Ca’ Foscari” Venezia, i saluti di S.E.Rev.Mons.Gerardo Pierro, Mario D’Antuono tenente colonnello dell’Esercito Italiano, Pio Vicinanza Presidente della Scuola Medica Salernitana, Aldo Forbice, giornalista RAI e Rita Occidente Lupo, direttore del nostro quotidiano. Un poeta per passione, Francesco Terrone, che riesce sempre a coagulare nuova linfa, l’unanime convinzione, scaturita anche in chiusura da alcuni versi recitati dallo stesso autore, che hanno ancora una volta fatto emergere la sua profonda sensibilità, che sa coniare sempre nuovi versi, dettati da una spiccata sensibilità, giammai padrona di compromessi. La Via Crucis, mirabilmente raffigurata da Liana Calzavara Bottiglieri, pittrice ed ideatrice nonchè direttrice della Biennale d’Arte del bambino, attraverso le toccanti illustrazioni che nel corso della serata hanno fatto da sottofondo alle stazioni, introduce ancora con maggior forza nella via del dolore, giungendo ad un’inscindibile osmosi tra dinamica e dolcezza, parola ed immagine, morte-riscatto. La poesia, come dichiarato da Terrone, sua forza e ragione di vita, senza la pretesa d’assurgere ad assioma esistenziale, ma solo come catarsi dell’animo, per deporlo nella quiete, quando i marosi esistenziali incombono sovente nella quotidianità, non universalmente paga di gratificazioni!