La sindrome dell’europeismo

Angelo Cennamo

Più che far impennare lo spread, le dimissioni di Monti e del suo governo hanno gettato nel panico la grande stampa nazionale, alle prese da qualche giorno con una miserevole litania per la (provvisoria) uscita di scena del professore, e per il vuoto (incolmabile) che la sua assenza potrebbe generare ai piani alti delle istituzioni. Stando alle ricostruzioni di certi analisti politici, maggiormente inclini al catastrofismo, venuto meno il bocconiano e la sua fantomatica agenda ( non bastava quella di Borsellino), l’Italia sprofonderà senza se e senza ma nel baratro del default e nel più nefasto isolamento continentale. “Taci, i mercati ci guardano” è diventato così il refrain preferito da chi in questi mesi ha fatto a gara ad incensare i tecnici e le loro strampalate performance, legatesi al segno “più” solo rispetto alla disoccupazione, al debito pubblico e allo strozzinaggio fiscale, che continua a mietere vittime tra le aziende e gli studi professionali nell’indifferenza di tutti. I dati dell’Istat, sommati a quelli del Censis, appaiono chiari ed inequivocabili; i numeri dolenti fotografano un Paese messo in ginocchio dalla recessione, la più alta dal dopoguerra, che fa fatica non solo a crescere, ma anche a sopravvivere negli stessi standard di impoverimento ai quali è stato costretto da una squadra di supplenti, divenuti esperti di denaro e di lavoro unicamente attraverso i testi universitari. Ma alla tragedia del Monti interruptus se n’è aggiunta un’altra, non meno grave ed insidiosa della prima : la sesta discesa in campo di Silvio Berlusconi. Come dire : piove sul bagnato. E allora, da Repubblica al Corriere della sera, passando per la Stampa, è un continuo pianto greco : come faremo a superare le sfide che ci impone l’Europa e a rimanere sobri e credibili come lo eravamo prima, ora che il Caimano è ricomparso minaccioso sulla scena della politica? Continueremo mai a meritarci il plauso della Germania (che fa ingrassare le sue banche a botta di suicidi e di fallimenti) e gli elogi sperticati della Ue per l’austera recessione che ci siamo fantozzianamente autoinflitti nell’ultimo anno? Il Financial Times, l’altro giorno, ha paragonato la politica adottata da Mario Monti ad una bolla gigantesca, sottolineandone i limiti e le incongruenze. L’articolo in questione si concludeva con un suggerimento : chiunque, in Italia, dovesse venire dopo di lui, non segua il suo esempio. La notizia, ovviamente, è passata inosservata.  @angelo_cennamo   

 

Un pensiero su “La sindrome dell’europeismo

  1. Condivido il contenuto e lo stile dell’articolo; nell’attuale fase storica, oramai – M : B = p : b ( Monti sta a Berlusconi come padella sta alla brace). Dobbiamo ritornare ad una vita democratica, senza professori/oni, magari con più insegnanti e/o maestri che sono quelli che indicano, con sapienza e giudizio, le vie del futuro, le strade maestre ove la verità è una ricerca da fare assieme ai problemi della gente, dei cittadini, delle persone.

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