Fisciano: Ateneo, percorsi per Sanità sostenibile, pubblico, privato e ricerca

Individuare nuovi percorsi per una sanità sostenibile, puntando sulle sinergie pubblico/privato e sull’inestimabile contributo che la ricerca scientifica esprime per il rinvigorimento di un sistema sanitario nazionale che, da un lato, conservi i suoi connotati originari di universalità ed accessibilità e, dall’altro, pervenga a condizioni di efficacia, efficienza e, per ciò stesso, di “perdurabilità” nel lungo termine.Questo l’ampio, quanto attuale oggetto del dibattito animato dal Master di II Livello in Direzione delle Aziende e delle Organizzazioni Sanitarie (DAOSan) nel primo pomeriggio di giovedì 13 dicembre presso l’Università degli Studi di Salerno. I convegnisti assumono lo scomodo ruolo di eredi delle “spinose” conclusioni emerse dalla precedente giornata di studio, svoltasi lo scorso lunedì 3 dicembre presso la medesima sede, la quale ha visto confrontarsi esimi esponenti della sanità italiana, primi tra tutti Fulvio Moirano, direttore dell’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (AgeNaS) e Giovanni de Virgilio, dirigente tecnologo dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).Il congresso diventa un contesto favorevole all’aperto dialogo tra i relatori invitati, provenienti dai diversi ambiti di specializzazione della sanità italiana, dai servizi di assistenza territoriale e ospedaliera alla farmaceutica, in quest’occasione rappresentata dal Dott. Maurizio Agostini, Direttore della Direzione Tecnico-Scientifica di Farmindustria. Alla voce degli operatori del settore si accompagnano sia le osservazioni di chi, come il Dott. Roberto Bafundi, Direttore Generale INPS – gestione ex INPDAP, agisce quale “parte interessata” in un ambito contiguo a quello sanitario, quale il settore previdenziale, che la magistrale esposizione del punto di vista istituzionale, fornita da Raffaele Calabrò, Senatore della Repubblica Italiana. A completare il coro, le voci dell’accademia salernitana che si occupa delle caratteristiche organizzative e manageriali delle aziende sanitarieLe dichiarazioni del Presidente Mario Monti sulla precarietà della sanità italiana, in connubio ai radicali interventi di spending review imposti al mondo della salute dalle recenti disposizioni di legge approvate in Parlamento (in particolare, il DDL Stabilità e il DL Sviluppo) e alla spinta competitiva introdotta dalla Direttiva Europea “cross –border”, costituiscono una cornice di alto spessore al dibattito accademico, che non stenta a decollare. La Prof.ssa Paola Adinolfi, coordinatore scientifico del Master DAOSan, introduce sapientemente le tematiche oggetto del consesso accademico. Punto di partenza è l’interrogativo sulla sostenibilità del sistema sanitario, stretto nella morsa di bisogni crescenti e risorse scarse: si tratta di una criticità non recente, ma “persistente” nel settore della salute, cui si accompagnano, da un lato, un costante senso riformatore, ispirato a una necessaria (se non leggendaria) razionalizzazione del sistema e, dall’altro, una “doglianza” istituzionale, inevitabilmente legata agli interventi di riforma intesi a restringere gli spazi di azione delle organizzazioni sanitarie.In questa prospettiva, la crisi diventa un’opportunità, piuttosto che un vincolo: essa offre la possibilità di rompere le inerzie strutturali, infondendo l’energia necessaria alla riqualificazione del sistema di assistenza e promuovendo il recupero di efficacia, efficienza ed economicità in sanità. Per tale ragione si afferma che “la crisi non è fine, senza essere un inizio”: se, da un alto, essa produce il collasso di un modello obsoleto di cura, dall’altro sollecita la nascita di un nuovo approccio, che fa della valorizzazione delle relazioni inter-organizzative, dell’inter-penetrazione tra le molteplici specializzazioni professionali operanti in sanità e della reciproca fertilizzazione delle competenze individuali i suoi principali punti di forza.Il Prof. Giovanni Persico, Direttore Generale dell’A.O.U. “Federico II” di Napoli, fa eco alle parole della Professoressa Adinolfi, esprimendo l’esigenza di pervenire a una ridefinizione non solo della sanità italiana, quanto del più ampio sistema di welfare, nell’intento di incrementare la qualità delle prestazioni, impiegando un minore ammontare complessivo di risorse. Occorre evitare, d’altronde, interventi di natura meramente finanziari che, sottraendo risorse alla salute, non producono benefici, ma generano esclusivamente l’effetto di tagliare le gambe alle organizzazioni sanitarie, impedendo loro di rispondere alle esigenze dell’utenza. Bisognerebbe privilegiare, piuttosto, interventi di tipo strutturale, come affermano congiuntamente Elvira Lenzi, DG dall’A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona  di Salerno e Antonio Giordano, DG dell’A.O.R.N.  Ospedali dei Colli di Napoli, improntati all’attivazione di relazioni sistemiche tra i diversi nodi che compongono il sistema di assistenza e alla valorizzazione delle competenze distintive di ciascuna organizzazione. L’intervento della Dott.ssa Carla Riganti, membro della Struttura Commissariale della Regione Campania per il Piano di Rientro in Sanità, è in piena armonia con i toni del dibattito: non si può anelare a una semplice sostenibilità economica, sebbene urga riconoscere la sua indispensabilità per la sopravvivenza del sistema sanitario. È necessario, contestualmente, puntare sulla valorizzazione della componente etica e sociale del servizio di assistenza sanitaria, al fine di non perdere di vista i principi di universalità e globalità che si collocano alla sua base. Il Dott. Antonio Squillante, Direttore Generale ASL Salerno, associa la sua voce a quella dei precedenti relatori, ritenendo che fare rete è indispensabile per garantire un riequilibrio non solo economico, ma anche strutturale e gestionale all’interno del sistema di cura. Intervenire asetticamente su aspetti economici e finanziari della gestione sanitaria non premia la sostenibilità del sistema, determinando, all’opposto, un rilevante rischio di collasso. Occorre agire sia su dinamiche strutturali, migliorando l’interazione ospedale-territorio, che sulla formazione del personale sanitario, in particolare per quanto concerne coloro che ricoprono posizioni dirigenziali in sanità, nell’intento di promuovere l’adozione di un impostazione sistemica alla cura. Il Senatore Raffaele Calabrò riconduce ad unicum i contributi dei relatori intervenuti al Convegno, affermando che la difficoltà di reperire nuove risorse per la copertura del fabbisogno finanziario non deve assolutamente tradursi in una riduzione dei servizi garantiti ai cittadini e, soprattutto, non deve incrinare i principi di universalità, gratuità e solidarietà intrinseci al sistema sanitario nazionale. I tagli alla salute recentemente proposti dal governo, piuttosto che ripristinare l’equilibrio finanziario delle organizzazioni sanitarie, potrebbero avere deteriori ripercussioni sulla qualità dell’assistenza e accrescere la difficoltà di accesso ai servizi, incrementando, piuttosto che ridurlo, il rischio di default. Stringere i cordoni della borsa senza riorganizzare il sistema di assistenza significa minare alla base l’esistenza del servizio sanitario nazionale, privando la popolazione di una componente essenziale del modello di welfare italiano; per evitare tale situazione estremamente critica è indispensabile agire in maniera propositiva: investire sul territorio, riorganizzare le cure primarie, puntare sulle relazioni inter-organizzative tra le aziende sanitarie e investire in prevenzione. Solo in tal modo diventa possibile riqualificare il sistema, riconducendolo a condizioni di appropriatezza, al di là delle quali non vi è tutela di un diritto, ma un suo ingiustificato, quanto spudorato abuso.