Napoli: “Quando la poesia diventa musica” alla Cappella del Vasari

Serata alla Cappella del Vasari, presso la Chiesa di S.Anna dei Lombardi a Napoli, per una rivisitazione delle liriche di Francesco Terrone, interpretate da Antonio Speranza.Voluta dall’Associazione Napoli Capitale Europea della Musica, la kermesse ha visto in apertura il saluto dell’ing. Gherardo Mengoni, scrittore, che ha ampiamente illustrato la storicità del luogo Poi, la parola a Filippo Zigante, già direttore del San Carlo di Napoli e del Conservatorio di Napoli, Avellino, Benevento, che ha introdotto i mirabili talenti, diretti dall’applauditissimo Maestro Raffaele Iannicelli “I Professori del Teatro San Carlo”. Le musiche di Mozart, Bach, Beethoveen, Vivaldi, Pergolesi, sotto la magica bacchetta di Iannicelli, a volte sospesa a mezz’aria, altre vigorosamente ritmata, per i dolcissimi violinisti, ovattato sottofondo alle toccanti liriche di Terrone. La serata, condotta da Carmelo Iannicelli, segretario Associazione Cavalieri della Tavola Campana, ha incisivizzato il valore delle arti, grazie a toccanti ritmi ” che Terrone riesce sempre a saper coagulare, partendo dal cuore ed arrivando al cuore. Una lirica che non conosce tramonto e che costantemente provoca vibrazioni.” Così il direttore del nostro quotidiano Rita Occidente Lupo, nel commento critico all’arte di Terrone, che ormai valica i confini catturando sempre ulteriori consensi. “L’uomo dotato di sensibilità- ha aggiunto Ettore Mautone, giornalista de “Il Denaro”  anche attraverso la sua evoluzione nel tempo, dall’homo sapiens sapiens, non ha perso spessore.” Una profonda commozione, nella sala in religioso silenzio ha stretto anche lo stesso Terrone, quando ha rivelato la dinamica di molte sue liriche, denudando il profondo pathos che le anima. Infatti, alcune lette da Roberto Daina, rimandano anche echi partenopei, muovendosi in un dolce refrain, anche nell’amarcord della tradizione. Aldo Zolfino, scoppiettante interprete di un’ultima lirica in vernacolo sulla donna, sulla falsariga della Malafemmena di Totò. La serata, nella quale non sono mancati accenti ad affetti personali del poeta, quali quello verso il padre, ha rallegrato gli animi e s’è conclusa sulla promessa di rivivere ancora altre vibrazioni grazie a tali mix culturali.