Salerno: Morrone scrive a Caldoro

Esimio On. Caldoro, ho  riflettuto  molto  prima  di  inviarLe  questa mia,  perché  ho  temuto  che  il  suo  contenuto  potesse essere inteso come un attacco politico. Alla fine ho pensato che quando un cittadino – che, come nel mio caso, ha subito angherie indicibili – ha  osservato  tutti  i  suoi  obblighi  civili,  facendo  formali  denunce  alle  Autorità  Giudiziarie  competenti, l’eventuale  dietrologia  di  qualche  critico  ostinato  sarebbe  priva  di  qualsiasi  credibilità  e  apparterrebbe unicamente a qualche qualunquista travestito da spirito libero. Aggiungo,  peraltro    se  questo  può  essere  un  ulteriore  elemento  per  escludere  qualsiasi strumentalizzazione politica –  che  io, nel 2010,  L’ho  votata, pur essendo  storicamente, pubblicamente  e chiaramente identificato con uno schieramento politico diverso dal Suo. Infatti,  in  quella  scadenza  elettorale,  io  ero  candidato  al  Consiglio  Regionale  della  Campania  con  il partito  “Italia  dei  Valori”  e  consigliavo    anche  questo  è  ben  noto    nelle  indicazioni  elettorali,  il  voto disgiunto, in quanto non avevo e non ho alcuna stima etica e politica del Suo maggiore avversario politico in quelle elezioni regionali. Devo  confessarLe  , però,  anche  al  fine di non  apparire una persona  che  vuole blandirLa  con questi argomenti, che,  se avessi previsto  il divario  abissale che  si è poi  registrato  tra  il Suo  risultato elettorale e quello  del  primo  cittadino  di  Salerno,  avrei  certamente  invitato  a  votare  per  un  candidato minore  della sinistra. I fatti che passo a segnalarLe, anche se estremamente gravi, sono certo che non sono venuti mai a Sua conoscenza ed è proprio questo il motivo principale che mi ha spinto a scriverLe. Io sono stato, fino al 7 agosto scorso, unico dirigente della SMA Campania, nota azienda partecipata della Regione Campania. Mi  taccio  su ogni giudizio  sul mio operato professionale  in azienda durato  sette anni: mi appare più congruo che siano altri, magari, e cioè coloro che hanno potuto  relazionarsi con me nel corso del periodo suddetto, ad esprimere – se richiesto e se vogliono – una valutazione in merito. Il  7  agosto  sono  stato  licenziato  per  giusta  causa,  dopo  un  lungo  periodo  di  delegittimazione, ridimensionamento del  ruolo e umiliazioni messe  in atto dal Presidente del Consiglio di amministrazione, Dott. Giuseppe Cammarota e dall’Amministratore delegato, ing. Antonio Bucci. Le contestazioni su cui hanno fondato furbescamente il mio licenziamento non sono altro che le stesse e  legittime  proteste,  sempre  sobrie,  talvolta  scritte,  che  io  avanzavo  a  difesa  della mia  dignità  umana  e professionale. Come  Lei  sa  i  due  professionisti  succitati  sono  stati  da  Lei  indicati,  dopo  il  Suo  insediamento  nella carica di Presidente della Giunta Regionale della Campania. Dopo poche settimane dalla nomina il Dott. Giuseppe Cammarota, senza neppure conoscermi bene e, evidentemente, evitando anche di assumere informazioni sulla mia storia e i miei trascorsi (sono stato, tra l’altro,  per  dieci  anni  il  segretario  generale  provinciale  della  CGIL  di  Salerno  e,  per  cinque,  Consigliere comunale del medesimo  capoluogo), mi  convoca e mi  sollecita  a  tenere buono  il  sindacato  attraverso  la erogazione di  soldi o buoni di benzina  che  – mi precisò –  lui  sarebbe  stato disponibile  a prelevare dalla SOGEA, azienda da lui gestita. Chiaramente lui chiedeva che dovessi essere io ad occuparmi di queste faccende. Per  persuadermi, mi  aggiunse  che  nella  sua  società  faceva  così  e  si  trovava  benissimo,  in  quanto  il sindacato era sufficientemente tranquillo. L’ing.  Bucci,  invece,  pur  non  partecipando  a  quella  discussione,  fece  mancare  ogni  solidarietà  e qualsiasi appoggio nel momento in cui gli riferii dei contenuti della chiacchierata con il Presidente e tenne a precisarmi –  senza che  io gli  avessi chiesto una  sua opinione morale  sull’accaduto – che  lui nella  sua vita aveva  sempre pagato tangenti e che  io giocavo a fare  il santarellino, poiché bastava  leggere  i giornali per sapere che tutti prendevano tangenti. E’ evidente che, da quel momento in poi, non avendo io assecondato le teorie dei due professionisti, è iniziata per me una fase di  solitudine e umiliazioni, anche perché, a tutela dell’azienda e consapevole dei momenti  delicati  che  ci  attendevano  per  il  suo  futuro,  non  osai  confidare  le  mie  vicissitudini  ad  altri colleghi, se non ai pochissimi che collaboravano con me strettamente. Inoltre, dopo  il mio  licenziamento, nella certezza, evidentemente, di essersi liberati di un  intralcio, gli amministratori  si  sono  lanciati  a  sottoscrivere  una  serie  di  contratti  di  consulenza  e  di  acquisto  nel disprezzo di ogni normativa vigente di legge, che le vieta nel primo caso e impone bandi pubblici o albi nel secondo: qualche consulenza,  in particolare, potrebbe essere stata esercitata, addirittura, in concomitanza con la retribuzione dell’indennità di cassa integrazione da parte della persona contrattualizzata. In  tutti  i  casi  le  persone  prescelte  sono  legate  professionalmente  o  affettivamente  al  Dott. Cammarota,  all’ing.  Bucci  e  al Dott.  Parisio  (Presidente  dei  Sindaci  revisori  e  legato  al Dott.  Cammarota attraverso una ragnatela di società nelle quali hanno entrambi incarichi). Da qualche mese i due professionisti, come Lei sa, sono stati avvicendati da un Amministratore unico di Sua indicazione. Non  sono a conoscenza  se anche  la  spregiudicatezza dei personaggi Le abbia  suggerito  la – mai così opportuna – sostituzione. Esimio On. Presidente, non pretendo niente  che  Lei  faccia per modificare  la mia  grave  e  frustrante situazione  personale:  allo  stato  delle  cose  mi  sembra  più  logico  aspettare  le  decisioni  degli  Organi competenti da me opportunamente aditi. Voglio solo stimolarLa, in special modo in una fase in cui ogni giorno si scopre qualcuno che approfitta del  pubblico  denaro,  tanto  che  l’Italia  è  finita  ai  primi  posti  della  classifica  mondiale  dei  paesi maggiormente corrotti, a prendere in considerazione una più accorta strategia di gestione dei beni pubblici affidati alla Regione Campania e di tutela del prestigio di quest’ultimo Ente. Come può apprendere leggendo questa mia, a volte ci si può trovare anche con politici eticamente e moralmente  inattaccabili, ma  che  vanno  a  trovarsi –  anche  contro  la  loro  stessa  volontà –  circondati da personaggi discutibili. E magari sono questi ultimi a lucrare sul pubblico denaro o a utilizzare pratiche scorrette, addirittura, come ho denunciato, di addomesticamento interessato delle relazioni sociali. Ritengo, pure,  che  io,  avendo  esperienza  e  formazione  adeguate  (solo  grazie  ai miei 56  anni di  età anagrafica),  ho  potuto  agevolmente  sottrarmi  alla  proposta  indecente  avanzatami,  pur  pagandone  dei prezzi altissimi; altri lavoratori, più giovani e fragili, si sarebbero, forse, costretti ad assumere una condotta illecita. Non  so  quanti  troverà  al  Suo  fianco  a  sostenerLa,  nel  caso  in  cui  Lei  intraprenda  una  politica  più rigorosa  nella  scelta  delle  persone  alle  quali  affidare  la  gestione  di  beni  pubblici,  e  non  identifico  le eventuali  defezioni  nel  solo  schieramento  politico  di  cui  Lei  fa  parte,  poiché  se  a  Lei  era  sconosciuta  lavicenda che Le racconto con questa mia, altri che hanno sempre saputo potevano sottoporgliela per tempo, quantomeno in conseguenza del ruolo politico e sociale che occupano. Spero che Lei consideri questa mia un semplice gesto di civiltà da cittadino, quale vuole essere, e non un  tiro  mancino  e,  con  questo  auspicio  e  dichiarandomi  a  Sua  totale  disposizione  per  ogni  eventuale approfondimento, Le invio distinti saluti.

Fausto Morrone