Salerno: CISL FP regionale sulla questione del socio sanitario

“Il sistema sta collassando e speriamo che determinante sia stato l’intervento della CISL FP regionale che ha abbandonato il tavolo di discussione – afferma il Coordinatore Provinciale della CISL FP per la sanità privata Angelo Di Giacomo – poiché non è più momento di far finta che nulla stia accadendo. Tutta la politica locale e regionale, dai consiglieri ai sindaci si sta dileguando sul problema, anche se nonostante tutto la causa determinante è la chiusura e completa disattenzione sulla materia. Bisogna sottolineare che il manager Squillante  sensibilmente ha invitato i sindaci ad esprimersi sulla volontà di partecipare ovvero di dichiarare la eventuale impossibilità alla compartecipazione, al fine di far avere un quadro chiaro alla regione sulle attuali situazioni finanziarie di ogni ente.” “ L’intervento del nostro segretario regionale Rino Brignola arriva in un momento decisivo – sostiene Pietro Antonacchio Segretario Provinciale  e tende a far accelerare l’attuale governo campano sulla ripartizione dei 19 milioni allocati per il socio sanitario da distribuire direttamente alle ASL territoriali atteso che gli enti locali, anche per il tramite dell’ANCI,  hanno dichiarato la totale mancanza di fondi da appostare in bilancio sulle prestazioni socio assistenziali, anche in sede di riequilibrio a fine anno. Intanto le strutture hanno avviato licenziamenti collettivi, e la perdita secca di posti di lavoro è di oltre 80 posti che si sommano a quei licenziamenti già avvenuti. Forse quando finalmente si comincerà a capire la scelleratezza delle scelte attuali ci si accorgerà che si è distrutto un settore irrimediabilmente, con numerose famiglie sul lastrico e pazienti che versano irrimediabilmente senza alcuna assistenza, internati periferici in qualche struttura degradata o ai propri domicili, sempre che ne abbiano ancora uno. Ne deriva che non serve aumentare il valore delle rette se poi non si pagano comunque. Infatti non è un caso che il consiglio di stato ha dichiarato insufficienti le rette definite dalla regione a tutt’oggi sul socio sanitario, addirittura sottostimandole nell’ordine del 30/40 per cento, che vuol dire dato 100 il valore della prestazione in tutta la nazione, da noi si paga 60. Non è servito che in tutti questi anni sia noi della CISL che CGIL e UIL sempre abbiamo sostenuto la inconsistenza del valore delle rette che non coprivano nemmeno il valore di stipendi e costi generali di gestione. Intanto le strutture stanno scontando la impossibilità di rimanere aperte, nel mentre sono costrette a pagare interessi usurai agli istituti di finanziamento cui hanno acceduto, aggravati dalla percentualizzazione sopportata nel vendere i propri crediti. Speriamo che si cominci a fare sul serio prima che sia troppo tardi. In tal senso è forte il richiamo da parte della nostra struttura regionale al senso di responsabilità di tutti.”