In Sicilia non vince nessuno

Angelo Cennamo

Gli italiani sono un popolo di commissari tecnici. E di analisti politici. Dalle nostre parti, commentare l’esito delle elezioni è più o meno come giudicare una partita di calcio, non c’è molta differenza : tutti, a loro modo, hanno vinto, e per chi non è arrivato primo, c’è sempre una motivazione plausibile, una ragione valida che ne ha ostacolato il successo, impedito la netta affermazione sugli avversari. Insomma : le elezioni, in Italia, non le perde mai nessuno. Tranne qualche volta, si intende. Quelle che si sono appena svolte in Sicilia, ad esempio, costituiscono un’eccezione. Volendo semplificare con uno slogan quanto è accaduto oltre lo stretto, potremmo dire che “E’ tutto da rifare”. Se i numeri, infatti, danno per vincente il candidato del Pd Rosario Crocetta, gli stessi negano al già sindaco di Gela la possibilità di formare una giunta con le sole forze  dello schieramento che lo ha appoggiato in campagna elettorale. Si dirà che il Movimento 5 stelle è il primo partito dell’Isola. Certamente. Ma non avendo in mente nè di fare accordi nè di stringere alleanze con altri raggruppamenti, per vincere davvero, i grillini, avrebbero dovuto superare il 51% dei consensi. E per quanto la percentuale conseguita dal comico genovese, sbarcato a Messina nuotando a stile libero, sia stata ragguardevole e senza precedenti, ciò non è accaduto. Altrettanto indubbia è la circostanza che la divisione interna al centro destra abbia di fatto impedito ai berlusconiani di avere la meglio sui loro avversari, e costretto il Pdl a raccogliere i cocci di un fallimento che è più strategico che di consensi ( a chi pensate sarebbero andati, in larga misura, i voti dell’altra metà dei siciliani che al seggio hanno preferito il divano di casa?). Resta il dato di un esperimento di cui si era molto parlato e scritto alla vigilia della competizione elettorale, e sul quale molti osservatori avevano concentrato la loro attenzione : l’apparentamento tra il Pd di Bersani e l’Udc di Casini, ovvero la riedizione dei vecchi centro sinistra incubati da Aldo Moro e pianificati più recentemente da Romano Prodi. Al netto della spaccatura che si è consumata a destra, pare che l’esperimento sia riuscito. Si ripeterà anche alle politiche del 2013? Staremo a vedere.