Regione: crisi comparto socio sanitario Petrone “Finalmente una reale presa di coscienza”

Oggi la V e la VI Commissione “Sanità e Politiche Sociali” in seduta congiunta hanno finalmente dato voce ai delegati delle Associazioni del comparto socio sanitario maggiormente rappresentative che hanno così avuto modo di esporre  inequivocabilmente tutte le palesi e macroscopiche incongruenze tra le leggi nazionali e regionali in materia rispetto agli ultimi Decreti Commissariali in ordine alla compartecipazione alla spesa sanitaria del settore. In premessa è d’obbligo ringraziare i Presidenti ed Componenti delle due Commissioni per aver con immediatezza e cortesia dato seguito alla nostra richiesta di audizione mostrando, nel contempo, preparazione e conoscenza dell’intera questione che oramai è prossima al drammatico e conseguente epilogo finale, ovvero la dismissione di migliaia di pazienti affetti da gravi patologie psicomotorie ed anziani dai centri accreditati, senza più i livelli minimi essenziali di assistenza, con l’aggiunta di altrettanti licenziamenti di qualificati operatori. Ciò comporterebbe il declassamento della Regione Campania non ai livelli del così detto terzo mondo, ma la porterebbe alla preistoria della civiltà. Le Commissioni dopo aver puntualmente inquadrato le evidenti distorsioni del sistema attuale, hanno unanimemente condiviso un documento con il quale nel riportare di pari passo le anomalie che hanno messo complessivamente in ginocchio l’intera filiera socio sanitaria, concordano e propongono all’Assessore Russo ed al sub commissario Morlacco l’adozione in tempi stretti di un nuovo Decreto che non solo miri alla effettiva riorganizzazione del comparto in tutte le sue componenti istituzionali e non, ma che soprattutto riconduca a carico delle ASL l’anticipazione complessiva della compartecipazione alla spesa alla quale, se comparata in maniera adeguata, i centri socio assistenziali accreditati non intendono sottrarsi ma, anzi, offrire il loro apporto in termini di efficienza ed efficacia. Le Consigliere Petrone e D’Amelio concludono affermando: “è ora di smetterla di attuare l’esclusivo metodo contabile dei tagli lineari, occorre ridefinire la spesa in termini di qualità e solidarietà. Non c’è più margine per continuare a comprimere ed opprimere le fasce sociali più svantaggiate che già naturalmente vivono una condizione personale, familiare e partecipativa agli estremi margini dell’inclusione sociale. Non si può genericamente applicare il rientro del deficit sanitario anche sulla pelle degli anziani e delle persone con disabilità. Una società evoluta, democratica e moralmente civile non può semplicemente aziendalizzare in termini di costi e ricavi la parte più debole di essa, deve prendere coscienza che questo è per forza di cose un settore fisiologicamente in perdita, proporzionalmente carico della collettività normodotata, evitando perentoriamente e stroncando senza indugi le sacche di spreco, le speculazioni e le inefficienze. Gli enormi balzelli a cui siamo sottoposti devono pur garantire un minimo di serenità e vivibilità a quell’emarginato universo fisiologicamente più debole, altrimenti siamo giunti davvero allo sfaldamento del civil comune vivere”.