E se fosse Renzi?

Angelo Cennamo

Le primarie del centro sinistra si stanno trasformando in una vera e propria farsa. Pur di impedire a Matteo Renzi di acciuffare la storica affermazione che cancellerebbe di colpo la vecchia nomenclatura del Pci di Berlinguer, Bersani e compagni non sanno più come modificare le procedure di voto. Tanto che scegliere il futuro leader del partito potrebbe rivelarsi difficile quanto superare un test di ingresso alla Sapienza. E allora non sono in pochi a ritenere che il clima di ostracismo alimentato dalle old generations intorno al sindaco di Firenze, se non dovesse essere calmierato con un gesto di buon senso nelle prossime ore, potrebbe portare anche ad una clamorosa scissione all’interno dei democratici. Sull’altro fronte, voci di corridoio darebbero Silvio Berlusconi a dir poco stufo della politica e della permanenza al vertice del Pdl. Da parte sua il Cavaliere ne farebbe volentieri a meno, ma una eventuale uscita di scena, in questo momento, rischierebbe di gettare alle ortiche 18 anni di duro lavoro. Nel ’94, Berlusconi divenne il provvido ed insperato mastice di quell’enorme vaso di coccio che fu il pentapartito, poi frantumato dal pool di mani pulite con l’inchiesta di tangentopoli. Il Cavaliere riuscì in un’operazione che nessuno avrebbe mai immaginato si potesse realizzare : inventare una destra liberale di massa, e portarla al governo in poco più di tre mesi. Una genialata senza precedenti. Oggi  la sua creatura, sempre ammesso che ancora esista, stando ai sondaggi, si attesterebbe tra il 16 e il 20%. La percentuale di per se è di tutto rispetto : Fini e Casini farebbero le capriole per avere la metà di quei consensi, nè i due hanno saputo trarre vantaggio dalla recente diaspora dei delusi del Pdl, i quali hanno preferito rintanarsi nell’astensione piuttosto che premiare altre formazioni politiche. Ma il centro destra, che in tutta la sua storia è stato abituato a ben altri numeri, di fronte ad una simile prospettiva non gioisce affatto. E fa bene. Chi raccoglierà allora questo grande patrimonio di consensi, se Berlusconi dovesse mollare tutto e partire per Antigua, o se dovesse accettare un mesto part time in coppia con Angelino Alfano? E’ troppo difficile rispondere ad un quesito del genere, adesso. Sono convinto però che il futuro del centro destra potrebbe essere in qualche modo condizionato dalle primarie del Pd e dal loro esito. Intendo dire, cioè, che un’eventuale affermazione di Renzi, dentro o fuori dal Pd ( in caso di scissione) potrebbe aprire nuovi scenari anche per i berlusconiani. E se nessuno dei partiti dovesse raggiungere la soglia giusta per governare il Paese, quale sarebbe l’alleato migliore del Pd renziano, se non il Pdl del Cavaliere? Meditate.  

Un pensiero su “E se fosse Renzi?

  1. @Angelo:

    Angelo, tra i deputati attuali “il PCI di Berlinguer” (parliamo di 30 anni fa) lo hanno conosciuto in pochissimi. Ti segnalo, in particolare, che l’unico che era parlamentare all’epoca era Pietro Ichino. Pensa un po’.

    Quanto a Renzi: senza una modifica allo statuto del PD, non avrebbe neppure potuto partecipare alle primarie e la modifica è stata fatta apposta per permettergli di candidarsi. Ma diciamo che il personaggio ha la lamentela facile (vedi puntata di PiazzaPulita: c’è voluto Luca Telese che gli facesse capire quanto fosse fuori luogo. Uno che fa così http://www.youtube.com/watch?v=UKwD6PXmnxg non ha equilibrio e non può essere leader di nulla, questo al di là della sconfortante mancanza di struttura e contenuti).

    E’ notizia di oggi che Silvione vuole azzerare i vertici del partito e riunire tutti il giorno 2 dicembre, giorno dell’eventuale ballottaggio del PD.

    Per me non si spacca niente: Renzi perde le primarie, il PD si compatta, al massimo Renzi se ne va al PDL, sempre se la nomenclatura dei tempi di Craxi glielo permette! 😀

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