Martini, una figura controversa

Angelo Cennamo

“E’ stato un uomo di Dio ed un fedele alleato della Chiesa”. Le parole di cordoglio che Benedetto XVI ha affidato all’Arcivescovo di Milano Scola, per ricordare la figura di Carlo Maria Martini, non lasciano margini di interpretazione a chi in questi giorni ha narrato a suo modo la biografia del cardinale gesuita, spentosi all’età di 85 anni dopo una lunga e tormentata agonia. Martini non è stato un prelato qualunque; pochi come lui hanno saputo testimoniare la profondità della fede cristiana con le sue molteplici rappresentazioni legate al tempo. Martini ha dedicato tutta la sua esistenza allo studio dei testi sacri e al senso che ogni singolo uomo può trarre da quell’insegnamento. Passava per una persona aperta al dialogo, tra le diverse fedi religiose ma anche e soprattutto tra laici e credenti. La sua visione misericordiosa, per qualcuno relativista, della cristianità lo portava a distinguere non tra atei e fedeli, ma tra pensanti e non pensanti, sempre nella prospettiva di plasmare la dottrina di Cristo alle molteplici sfaccettature della contemporaneità. La Chiesa, diceva, è indietro di 200 anni; Martini avrebbe voluto condurla alla modernità ragionando di temi difficili ed ostili per l’ortodossia di chi, come Benedetto XVI, ha mal digerito gli strascichi del Concilio Vaticano II. Era un progressista, Martini; non arrossiva di fronte all’omosessualità e alle sue implicazioni morali, nè retrocedeva quando c’era da affrontare il discorso della contraccezione o del ruolo dei divorziati all’interno della Chiesa. Anche per questo molti dei suoi estimatori avevano poca dimistichezza con gli altari e l’eucarestia, ma non rinunciavano ad interrogarsi sul mistero della vita. Qualcuno una volta scrisse che chi non ha fatto esperienza del sacro non può parlare di fede; ebbene oggi   a ricordare la personalità maestosa di Martini ci sono tanti esponenti di quell’intellighenzia radical chic che non ha mai messo piede sul sagrato di una cattedrale, neppure il giorno di Natale. Sarà un bene? Antonio Socci, uno che il Vangelo lo legge anche allo stadio, dalle colonne di Libero ha scritto che Martini non è stato affatto un buon maestro. Il suo progressismo lassista e permissivo sarebbe entrato in contraddizione col messaggio di Gesù, quello autentico. E se il gesuita avrebbe voluto portare la Chiesa avanti di 200 anni, Socci gli risponde che sarebbe opportuno, invece, riportarla indietro di 2000 anni. Insomma, intorno alla figura di Martini le discussioni e i diversi pareri non mancano. Ma al di là di certe forzature e di talune semplificazioni giornalistiche, la scomparsa di una mente e di una sensibilità straordinaria come la sua non può che aggiungere un vuoto, un altro ai tanti che l’uomo moderno si porta dietro.      

 

6 pensieri su “Martini, una figura controversa

  1. Il card. Martini ha fatto quello che i gesuiti hanno sempre fatto . L’America latina lo insegna.

  2. caro antonio roscia forse ti riferisci a pinochet e tutta quella banda di dittatori assassini? oppure alle persecuzioni e allo sterminio degli indigeni avvenuto dopo la scoperta dell’america? la mancanza di compassione e di pietà che hai dimostrato con questo tuo post fa il pari con l’opportunità di utilizzare il trapasso di un uomo di fede come occasione di riflessione e non come momento di fare una polemica, stutpida e spicciola, di tipo integralista e moralista di cattolici che il sabato sera vanno a zoccole e la domenica, alla funzione delle 11,00, vanno a comunicarsi!

  3. Caro Roscia,
    sono un cattolico praticante ( ma con molti difetti). La discussione tra ortodossi e progressisti, all’interno della Chiesa, non mi appassiona più di tanto; preferisco pensare che il cristianesimo sia uno solo, sia pure con dei distinguo. Martini è stato molto criticato dai cattolici più tradizionalisti, quelli “alla Socci” che legittimamente si battono per un cattolicesimo fuori dal tempo, ancorato alle rivelazioni di 2000 anni fa. Costoro ritengono che non possa esistere una Chiesa del XXI secolo. Se i costumi sono cambiati per effetto della secolarizzazione, questo è un problema dell’uomo moderno, del quale il Vaticano non deve farsi carico. Altri ( Martini era tra questi) pensano, invece, che la Chiesa debba adattarsi alla società contemporanea e rivedere le sue posizioni più rigide in materia di bioetica, sesso, famiglia, omosessualità. La Chiesa di Martini è certamente più inclusiva, più indulgente e più rassicurante. Oserei dire : più comoda. Anche per questo chi non frequenta le cattedrali e non è abituato a farsi il segno della croce si è sentito particolarmente vicino a Martini ( prima e dopo la sua morte). Per quanto mi riguarda, non saprei distinguere tra i “più giusti” e i “meno giusti”. Quelle di Gesù, è vero, sono parole eterne, ma Gesù spesso parlava attraverso le metafore. Interpretare una metafora e collocarla rigidamente fuori dal tempo non è cosa semplice. Martini forse sarà stato un libero pensatore, ma di sicuro si sarà guadagnato il paradiso. E questo può bastare.

  4. …”Martini forse sarà stato un libero pensatore, ma di sicuro si sarà guadagnato il paradiso. E questo può bastare.”
    Ogni anima caduta in mano al “maligno” è una sconfitta per il nostro Signore e per tutti i Cristiani.
    Tuttavia la via della salvezza è in Giovanni 14 : “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”.
    Per un buon Cristiano ( per tutti gli uomini)che si pone il fine della “Salvezza” va accettato, tutto Gesù.
    La “strada” è Gesù e solo Gesù.
    Ricordo il giorno in cui fu eletto al “SOGLIO” Pontificio il il cardinal Ratzinger.
    Mia figlia, ventenne, esclamò : …”Quindi è vero che nel CONCLAVE “regna” lo S.Spirito Santo”.
    Infatti avevamo seguito da più giorni le “schermaglie” che prepararono il Conclave.
    Ci fu un lettera di del cardinal Ratzinger che recitava (non sono riuscito a ritrovarla) : “la via della Salvezza è nel Signore, è in Gesù”.
    A questa lettera rispose il card. Martini con un altra lettera in cui affermava(?): La via della Salvezza è in noi..”.
    Le lettere, come ovvio, erano argomentate e finemente scritte ma quello che riuscimmo a sintetizzare fu quanto ho riportato sopra.

    Questo, oggi e da sempre, è il grande dilemma: la via della “salvezza” e quella di Gesù, è nella Tradizione Orale, Sacre Scritture ed il Sacro Collegio dei Vescovi,quindi nella Chiesa terrena, oppure ogni persona può scegliersi una propria “strada”, secondo il proprio “Io”?
    In questo caso la buona fede non può contare e …..”loro” che sono o sono stati più vicino a Dio per quanto hanno vissuto, devono darne conto a Dio stesso………che oltre ad essere somma Bontà è anche somma Sapienza…..somma Giustizia.
    Certo, una cosa possiamo fare per il card. Martini: pregare per la sua anima affinché il Signore nostro Dio possa assumerlo, nonostante il suo vivere e il suo morire, alla Sua gloria.
    in bocca al lupo

  5. Di solito non rispondo ai polemisti ignoranti da tastiera come il sig. Zecca e non lo farò nemmeno ora . All’avv. Cennamo volevo ricordare , ma non ce n’è bisogno , che i Gesuiti sono sempre stati innovativi fin dai tempi in cui in America del Sud fondavano comunità senza denaro, collegiali, etc( le riduzioni in paraguay p.e) o da quando hanno incoraggiato la teologia della liberazione in quelle terre ed Il card. Martini ha seguito la scuola dei suoi fratelli , innovando ed aprendo la sua visione di Chiesa . La mia era una considerazione storica, fattuale, priva di giudizi.

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