Vendola nei Casini

Angelo Cennamo

“Casini? Preferisco Vendola”. Bersani prova a rassenerare gli animi di quanti, tra i suoi elettori, guardano con sospetto ad una futura alleanza tra il Pd e l’Udc. Nel parlamento europeo, i due partiti siedono tra i banchi delle avverse formazioni socialista e popolare, ma il dettaglio continentale non sembra ostacolare più di tanto le strategie dei due Pier. Il primo, Pierluigi, tesse la rete dei “progressisti”, e stringendo un accordo elettorale con Sel, sposta l’asse del Pd in zona Togliatti. Il secondo, Pierferdinando, si da da fare per allargare il suo centrino moderato reclutando qualche ministro tecnico (Passera e Riccardi) ed includendo pezzi di sindacato (Bonanni). Fingono di ignorarsi, i due Pier, per non suscitare le ire degli elettori più fidati e degli alleati meno ingenui. Nichi di Bari, dal canto suo, ha gia’ manifestato la propria incompatibilita’ politica con il Jolly democristiano, falso magro e finto giovane ( la trasparenza non e’ mai stata il punto forte di Casini). Il governatore dall’orecchino facile e’ cresciuto a pane, falce e martello, col mito di Che Guevara, preferendo il centro sociale all’oratorio. Tutt’altro stile di vita quello di Pierferdy, allevato in casa e in Chiesa, nel culto del doroteismo più indolore, tra le carte di Forlani e i compromessi di Mastella. I due si somigliano come il giorno e la notte, eppure tra loro, dopo le elezioni, nascera’ una strana intesa; la chiamano : “patto di legislatura”, che non a caso fa rima con “fregatura”. Il Patto, gia’ siglato, prendera’ corpo e sostanza solo ad urne chiuse, quando cioe’ gli elettori non potranno riprendersi la scheda e cambiare idea. Facile no? In campagna elettorale giocano a fare i diversi, magari punzecchiandosi sulle loro differenze. Ma quando c’e’ di mezzo il quorum, allora cambiano registro, accettando qualunque inciucio, alla faccia della coerenza e della diversita’. E questa sarebbe la terza Repubblica?