Fine Ramadan e sangue

di Rita Occidente Lupo

La fine del Ramadan, tra rivoli di sangue in Afghanistan, Libia, Sudan. Anche l’Italia ha assistito alle piazze gremite islamiche, a Milano e Torino, dove malgrado il sole dardanico, migliaia d’arabi tra preghiere sotto l’egida dell’imam. Il periodo di digiuno, un mese, quello secondo il quale, in ossequio alla tradizione, Maometto avrebbe ricevuto il Corano, cessato. In tali giorni, infatti, dall’alba al tramonto, tabù fumo, cibi, alcolici, divertimento e sesso. Inoltre, la preghiera con l’aggiunta alle cinque già scandite nella giornata, sempre più purificante. Questo, almeno il significato d’un periodo che vien guardato da tutto il mondo, per curiosità e per scelta religiosa. Ma, a chiusura, ancora una volta episodi di violenza: sangue a volontà, per chi viveva la sua vita senza colpo ferire o lontano da echi mediatici. In Italia, a parte la mancanza di lettura, sulla piazza milanese, dela lettera di Scola, tutto è filato liscio. La violenza scatenata, antitetica al messaggio portato avanti islamico, continua ad interrogare sul senso religioso…