“Reditus ad Deum” di Michele Bianco, tra mistica e teologia San Bonaventura

Rita Occidente Lupo

Il peso della cultura. O, semplicemente il gusto quando, dalla lettura, apre la mente, dilata orizzonti non virtuali e ricrea lo spirito. Anche tra i meandri teoretici o della filosofia contemporanea, affondando il bisturi della curiosità in quegli anfratti dello spirito, che spesso rinserrano incognite in attesa di risposte. La fede, non ultima ancella della ratio, spesso argomenta, scortando l’ansia dell’uomo, che procede spesso rabdomanticamente, in cerca di polle acquifere a placare la sua sete d’infinito. La filosofia, non come l’arte di discettare a caccia di risposte autorevoli, bensì come la fagocitante volontà di voler esperire soluzioni autorevoli all’esistenza. Nel nostro tempo, così intriso d’inquietudini, ma più che mai assetato di solutive risposte, i filosofi sembrano un po’ sbiaditi tra le pagine del tempo. Incollati ad ingialliti manuali di patristica, ancora in attesa che sia lo scalpitante presente, a rimandare il polso della concretezza. Filosofi si nasce o si diventa? Un dubbio amletico, che però lascia allo stesso pensare, di divagare. Nel nostro tempo, figli di questo tempo ancora quanti, assetati di verità, pongono il proprio intelletto a servizio della verità della conoscenza. Senza infingimenti, zelanti nello studio, per una ricerca sempre più curata prima con se stessi, poi nell’esplorazione del mondo intero. Dallo scrigno del passato, autorevoli testimonianze:  Bonaventura da Bagnoregio, l’innamorato dell’Assisense, al punto da seguirlo senza mezze misure. Tra santità e filosofia, la sua docenza, tra spaccati mistici e dogmatismo. Padre Michele Bianco, plurilaureato, docente d’Etica Universale e d’Etiche Contemporanee al master II Livello di Bioetica all’ Ateneo barese, nell’ultima doviziosa pubblicazione, con prefazione di G.Barberi Squarotti, edita dalla Biblioteca di Sinestesie “Reditus ad deum” Filosofia e Teologia in san Bonaventura tra preghiera e mistica. L’enciclopedica cultura di Bianco, trasuda dalle pagine dell’accurato testo, ben corredato anche d’apparato bibliografico in calce. Col piglio dello studioso e la logica del critico, l’autore traccia l’identikit di Bonaventura, al secolo Giovanni Fidanza, teologo, religioso, docente alla Sorbona di Parigi ed amico dell’Aquinate. L’evidenza dell’esistenza divina, da percepire al di là delle doti esterne con la carità, superiore alla stessa fede per Bonaventura: questo polarizza don Bianco, che stigmatizza anche il ruolo mistico del Santo, innamorato dell’Eucarestia. Continui i confronti ed i riferimenti all’Alighieri, per la sua trattazione sulla Vergine, considerata carismatica per antonomasia, dall’Annunciazione ai piedi della Croce. E Bonaventura, nel suo Itinerarium, vede Maria come potente intermediaria e ne chiede l’intercessione, invitando ad imitarla nel suo fiat. La fatica letteraria recupera in toto tutta la tradizione mariologica ed invita più che mai ad un’ascesi spirituale, per recuperare il senso più profondo del misticismo, giammai consunto!