Le intercettazioni d'Ingroia sono lecite

Angelo Cennamo

Mentre l’Italia e gli italiani precipitano nel baratro del default, la Procura di Palermo e il Quirinale riescono a trovare il tempo e la voglia di ingaggiare una disputa accademico-giudiziaria intorno ad una figura delittuosa sconosciuta al codice penale : la trattativa tra Stato e mafia. Senza addentrarmi in tecnicismi tediosi e climaticamente inopportuni, proverò a sintetizzare oltremodo la vicenda, che a tratti può sfiorare il paradosso. La magistratura inquirente palermitana si è convinta che, tra il 1992 e il 1994, la mafia corleonese abbia fatto pressioni sulle istituzioni pubbliche per ottenere favori e privilegi. L’apice di questo teorema giudiziario ( legittimo, benchè inverosimile e costoso) è il seguente : Forza Italia ( partito che, secondo le ultime indiscrezioni, a breve dovrebbe ritornare in auge grazie al redivivo Pupone di Arcore) è stata messa su da Totò Riina e soci per acquistare potere nei palazzi romani. Tutto il resto è fuffa o contorno. O almeno lo sarebbe, se un’intercettazione malandrina non avesse beccato il capo dello Stato al telefono con l’ex ministro degli interni Nicola Mancino, indagato dalla stessa procura. Poteva Ingroia intercettare le conversazioni tra Mancino e Napolitano? Il nodo gordiano è intrigatissimo, tant’è che il Quirinale ha immediatamente mandato gli atti alla Consulta, sollevando un conflitto di attribuzione che già si preannuncia clamoroso. Gli inquirenti difendono a spada tratta la procedura adottata contro lo stupore e l’indignazione di tutti, in quanto il telefono sotto controllo è quello di Mancino, e non l’altro, quello cioè del suo sommo interlocutore, che non è parte in causa. Ma quei nastri andrebbero distrutti, sostiene il Colle. E qui si comincia a navigare a vista, dal momento che la legge non è proprio chiarissima sul punto. Intanto siamo sicuri che la distruzione di quelle registrazioni debba avvenire in ogni caso, e senza nessun altro filtro? Se, in una delle conversazioni incriminate, Mancino avesse confessato un reato, la Procura può far finta di niente per il solo fatto che dall’altra parte del filo, a parlare con lui, c’era Re Giorgio? Io dico di no. Quelle registrazioni non vanno distrutte, a prescindere. Nè si può escludere che esse possano essere utilizzate nel processo, semprechè siano ritenute rilevanti a seguito di un’attenta valutazione fatta in contraddittorio con le parti. Mi spiace dirlo, ma Ingroia potrebbe avere ragione.  

 

7 pensieri su “Le intercettazioni d'Ingroia sono lecite

  1. @Angelo:
    sono d’accordo, non capisco perché distruggere questi nastri.

  2. Cara Direttrice, non entro in una disputa giudiziaria. Non ne avrei la competenza. Ma sono convinto anch’io che le intercettazione telefoniche del giudice Ingroaia sono lecite. E se sono utili ai fini non possono essere stralciate solo perchè all’altro lato del filo c’è un Presidente della Repubblica. Questo certamente non avverrebbe negli USA (che certi sigg.ri politici del nostro Paese prendono sempre ad esempio quando a loro fa comodo). Lì il Presidente della Confederazione viene eletto direttamente dal Popolo ed ha poteri esecutivi. Eppure c’è sempre l’impicment. Mafia e camorra hanno sempre trattato di affare. Le imprese criminali non sempre hanno hanno interesse a scontrarsi con lo Stato. Esse hanno bisogno che venga mantenuto un clima di normalità nel Paese per la circolazione dei loro affari e non di militarizzazione del Paese. Perciò sono sempre alla ricerca di Politici accondiscendenti e mettono nel conto economico come costo il prezzo della collaborazione e dell’omertà di costoro. E’ il caso anche dello gestione e smaltimento dei rifiuti urbani, del traffico dei rifiuti tossici, dell’affidamenti di appalti pubblici nell’edilizia e negli stessi servizi pubblici,ecc. Ma la salute della gente, l’ambiente, il territorio chi lo tutela. NOn dubito che l’onorabilità della Presidenza della Repubblica va tutelata, ma gli interessi generali del Paese, cioè di quello onesto che lavora e produce, e delle categorie sociali più deoli ed indifese, a mio avviso, devono avere la precedenza. Cordialmente, Onofrio Infantile Sab. 21 luglio 2012

  3. dottor cennamo il tuo ragionamento non fa una piega. basta che valga sempre allo stesso modo.

  4. Vale per tutti. Ad ogni modo, nell’articolo ho fatto una premessa : quell’inchiesta è solo un tentativo maldestro di riscrivere la storia, compito che non spetta alla magistratura.

  5. Perchè il reato di trattativa non esiste. Può esistere, però, la convinzione o il sospetto che dietro le stragi degli anni ’90 e la nascita di certi partiti possa esserci uno strano connubio tra la mafia e Silvio Berlusconi. Dell’Utri, secondo taluni teoremi, sarebbe l’anello di congiunzione. Non so di preciso a cosa miri la procura palermitana, e non credo a certe rappresentazioni o seplificazioni giornalistiche, sempre troppo manichee, ma SE ( e sottolineo SE) qualcuno dovesse solamente immaginare che le stragi di Capaci e di via D’Amelio abbiano avuto come mandante il Cavaliere, allora io sono Belen Rodriguez.

  6. @Angelo:
    no, ma infatti, concordo, ci sono cose che sono da ridere, a partire da quella dell’estorsione.
    Il bello è che se sei Belén, sei incinto di un ragazzo di Torre Annunziata. Insomma, sempre più inverosimile. 😉

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