Campagna: conferenza di don Stanzione su San Michele

  L’associazione campagnese Civium Amor animata dall’ingegnere Attilio Polito e dalla Dott. Rosa Apicella   organizza domenica sera 22 luglio alle ore 19,30 presso la parrocchia di santa Maria La Nova a Campagna un convegno interdisciplinare durante il quale don Marcello Stanzione interverrà con una relazione sul culto michelita nel territorio di Campagna in provincia di Salerno. Il convegno è intitolato “ Il ricordo del passato ci apre al futuro” e vedrà come relatori, oltre a don Stanzione, carmine Granito, Michela Glielmi,Maurizio Ulino e Tonio Izzo Il nome dell’Arcangelo Michele, condottiero delle schiere angeliche, è rivelato per la prima volta nel libro di Daniele, e cioè nel racconto delle tribolazioni del popolo biblico durante la cattività babilonese. Alla lettera il nome dell’Arcangelo suona mi Ka El e significa: “Chi come Dio?”. Al nome di san Michele si richiama, nel Medioevo, la  Cavalleria e da esso si rifarà anche san Francesco con l’intento di rinvigorire la tradizione cristiana con la linfa delle origini. L’Arcangelo si  presentò al fraticello d’Assisi – “cavalieri di Dio” – per rivelargli che i massi della Verna risultavano squarciati dal terremoto avvenuto per la crocifissione di Gesù. La prima apparizione di san Michele in Occidente si fa risalire all’8 maggio del 490 d.C. In quel giorno, Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, mentre pregava nella chiesa sipontina di Santa Maria maggiore meritò di vedere l’Arcangelo che gli disse: “Io sono l’Arcangelo Michele che di continuo sto alla presenza di Dio; e piacendomi che questo luogo si venerasse sulla terra e rimanesse privilegiato, volli provare, con quell’avvenimento, che di tutto ciò qui si opera e del luogo medesimo, io sono vigile custode”. L’avvenimento cui si riferiva l’Arcangelo era un prodigio avvenuto tre giorni prima in una spelonca sul monte Gargano. L’apparizione dell’Arcangelo si ripeté nel 492 – sempre vivendo il santo vescovo Lorenzo – in occasione dell’assedio posto  a Siponto da Odoacre. I sipontini, sotto la guida del vescovo che aveva invocato il principe delle Milizie Celesti, sbaragliarono tra tuoni e fulmini l’esercito barbarico. San Michele apparve una terza volta il 29 settembre del 493, giorno destinato da Papa Gelasio I – su istanza del vescovo Lorenzo – per la consacrazione della grotta garganica a Tempio di Dio. Erano convenuti sul Gargano, con il vescovo Lorenzo di Siponto, i vescovi: Sabino di Canosa, Riccardo di Andria, Austerio di Venosa, Eutichio di Trani, Giovanni di Ruvo, Palladio di Salpi, Ruggero di Canne. A Lorenzo l’Arcangelo disse: “Non spetta a voi dedicare questa Basilica che io stesso ho celta e consacrata”. I vescovi, seguiti dal popolo, si recarono alla grotta e – come attesta la tradizione raccolta nel Breviario Romano – trovarono l’impronta del piede di San Michele su di un macigno; un altare ricavato nella roccia era coperto di un  pallio porporino. Un lembo di questo pallio ed un frammento della roccia sacra, per ordine dello stesso Arcangelo apparso miracolosamente al vescovo abriacense Sant’Uberto nel 708 (come narra lo storico Dom Huynes nell’Histoire général de l’Abbaye du Mont St. Michel), furono portate in Normandia, nel villaggio una volta detto Austeriac ed oggi chiamato Beauvoir, quindi poste sul monte ove sorge la celebre Abbazia, che s’intitola all’Arcangelo nella liturgia cattolica, le preghiere, i riti e gli atti di culto a San Michele seguono immediatamente quelli rivolti a Gesù Cristo e alla Vergine, Sposa dello Spirito Santo. Tra i molti devoti a San Michele, umili pellegrini alla “celeste basilica” del Gargano furono: Papa Gelasio I, S. Gregorio Magno e numerosi pontefici del Medioevo; S. Placido, il pupillo di S. Benedetto, inviato da Montecassino; S. Anselmo d’Aosta, padre della teologia scolastica; S. Brunone, fondatore della Grande certosa; S. Oddone di Cluny; S. Bernardo di Chiaravalle; S. Guglielmo, fondatore della Congregazione di Montevergine, i cui monaci bianchi han riportato il Santuario, oggi, sotto l’antica egida benedettina; S. Francesco d’Assisi; S. Tommaso d’Aquino; Santa Brigida di Svezia; S. Giovanni da Capestrano. In questa universale devozione, imperatori, re e principi si avvicendarono ai santi; si possono ricordare , tra molti altri: Carlo martello e l’imperatore carolingio Ludovico II; la contessa Matilde di Canossa, l’imperatore Ottone III (con papa Silvestro II autore della “Renovatio”), il quale giunse alla grotta a piedi scalzi da Roma, l’imperatore Filippo Baldovino di Costantinopoli; Stefano di Dalmazia; Ferdinando il Cattolico; Sigismondo di Polonia; Luigi di Ungheria. A Campagna, in provincia di Salerno, l’antica cattedrale era intitolata all’Arcangelo ed oggi la parrocchia del Quadrivio, il santuario di monte Nero e il  parco-oasi nelle vicinanze di Santa Maria La Nova sono consacrate a san Michele.