Un folle Stivale

Giovanna Rezzoagli

Il termine “follia” è spesso usato con poca accortezza, dimenticando che appartiene al linguaggio parlato e non andrebbe mai utilizzato per descrivere o per citare patologie psichiatriche. E’ in quest’accezione che va interpretato il titolo, linguaggio parlato con riferimento a comportamenti variegati ma aspecifici. Folle Italia, si diceva. Certo, perché non è certo sana una società che blinda i suoi cittadini in occasione di una partita di calcio. Eppure questa è la realtà, almeno nel Tigullio. Giovedì sera ne abbiamo avuto il sentore, con le solite carnevalate di giovani ebbri, di non si sa cosa, a sfrecciare in auto avanti e indietro nella trafficatissima strada davanti a casa. Ma questo è nulla se confrontato alla disavventura vissuta da una coppia di Rapallo, letteralmente sequestrata da un gruppo di tifosi in cerca di un catalizzatore su cui sfogare le tensioni del dopo partita. Accerchiati, tirati fuori dall’auto e malmenati in pieno centro nell’indifferenza di chi assisteva. Decisamente, Rapallo è luogo da evitare. Ma anche altre cittadine ben più elevate dal punto di vista dell’ordine sociale come Chiavari e Sestri Levante hanno avuto i loro cassonetti incendiati ed auto danneggiate. Ma tutto ciò è nulla se paragonato al ferimento della bimba comasca. Da notare che tutto ciò è successo con l’Italia vincente, e se avesse perso? Logico chiedersi sino a che punti si arriverà stasera, in un caso o nell’altro. Questa è vera e propria follia collettiva, se vogliamo attenerci al linguaggio parlato, che ben poco o nulla ha a che vedere con il lato sano dello sport. In termini tecnici, si parla di contagio emotivo, di gruppi non strutturati ma coesi che possono dare vita a gesti estremi. Le forze dell’ordine possono vigilare, certo, ma ben sanno che i tali accozzaglie semi-spontanee è fondamentale lasciar fluire il più possibile l’emotività, pena l’innescarsi del temibile “effetto arma” descritto bene nella Psicologia Sociale, in cui si nota un aumento di aggressività nei soggetti che entrano in contatto con rappresentanti della legge armati. Ci sono poi altri due parametri da non sottovalutare: la frustrazione sociale e le altissime temperature. Ambedue i fattori sono potenti inneschi dell’aggressività, per cui il quadro che va delineandosi stasera è davvero ad alto rischio. Per chi può è consigliabile rimanere in casa o comunque in luoghi chiusi, evitare gli spostamenti in auto e assolutamente non farsi sorprendere in strada o su balconi e terrazzi al momento dei gol, fatti o ricevuti. Mi rendo ben conto che descrivo scenari da stato di guerra, ma la follia sociale (in linguaggio comune) è contagiosa, tanto più in una società in declino culturale e morale, dove i freni inibitori non sono più forgiati dall’educazione da almeno due generazioni, ed ognuno si sente libero di fare quel che gli pare. Per quel che mi concerne, mai come stasera mi auguro che la mia famiglia non abbia bisogno di farmaci urgenti  o di ricorrere al pronto soccorso, per il resto spero di poter leggere in pace un beneamato libro, rigorosamente in casa e lontano da finestre, dopo aver adeguatamente blindato marito, figlio e gatto. L’augurio è che questa serata di ormai ordinaria follia trascorra per tutti senza incidenti. Il fatto che vinca o perda l’Italia è del tutto irrilevante, è solo una partita, per di più giocata su campi insanguinati dalle stragi di migliaia di poveri animali uccisi in nome del dio denaro. L’Italia vera ha perso nel momento stesso in cui una pallottola si è conficcata giovedì sera nella schiena di una bimba di dieci anni.

Un pensiero su “Un folle Stivale

  1. Signora, ha mai ascoltato “Run Like Hell”?
    L’Italia si adegua ad una follia di incubo metropolitano profetizzata già alla fine degli anni ’70.
    Nulla di nuovo sotto il sole…
    Joseph

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