Mahi: lo stesso dramma di Alfredo

Giovanna Rezzoagli

Si è consumata in 83 ore la tragedia di Mahi, la bimba indiana precipitata in un pozzo lo scorso mercoledì 20 giugno, giorno del suo quarto compleanno. Con ogni probabilità la povera bambina è morta dopo poche ore dopo essere caduta, ma la certezza si è avuta solo quando i soccorritori sono riusciti a raggiungerla. La piccola era rimasta incastrata ad una profondità di circa 25 metri dopo essere caduta mentre stava giocando. Una vicenda dolorosissima, che a noi italiani ha ricordato quella di Alfredo Rampi, “Alfredino”, il bambino di sei anni che precipitò in un pozzo artesiano il 10 giugno 1981 a Vermicino. Il caso di Alfredino tenne col fiato sospeso tutto il Paese per tre giorni, quando il piccolo morì a 60 metri di profondità. Quello fu il primo esempio della cronaca tragica portata in casa di tutti gli italiani, se vogliamo il primo esempio di Tv del dolore. Fu anche il primo esempio macroscopico di turismo macabro, in quanto furono moltissime le persone che si poterono accalcare vicino a quel pozzo, con tanto di venditori di bibite e panini. In ogni caso, per chi aveva l’età di ricordare, la storia di Alfredino Rampi è rimasta indelebile, anche se i Media non la rievocano spesso. Io avevo sette anni quando Alfredo finì nel pozzo, qualcosa ricordo, soprattutto perché il bambino aveva un anno solo meno di me ed  era impossibile non immedesimarsi. Ancora oggi mi domando come sia possibile precipitare in un pozzo di 28 cm di diametro e scivolare sino a 60 m di profondità. Col senno di poi si intuisce che quel drammatico episodio di cronaca venne molto enfatizzato anche per distogliere l’opinione pubblica dalla disastrosa situazione politica italiana, in ogni caso si evidenziò che i drammi dati in pasto alle folle rappresentano un potente catalizzatore. Pare che esistano registrazioni dei lamenti e dei richiami del bimbo, ma che la magistratura abbia imposto il divieto assoluto di diffusione. Un gesto di rispetto verso chi è morto e verso chi è rimasto a soffrire la perdita, destinato a non rappresentare un esempio. La cronaca nera ha invaso tutti i palinsesti televisivi, tranne quelli estivi perché anche lo sfruttamento delle emozioni esige le ferie. Questa evidenza dovrebbe stimolare una riflessione sul come e quanto si sia vittime di condizionamento esterno. I risultati sono quelli squallidi del turismo macabro, delle foto “sul luogo del delitto”, il calpestare continuo di qualsiasi dignità. La morte assurda di Alfredino Rampi ricorda, per certi aspetti quella dei fratellini di Gravina Di Puglia, Salvatore e Francesco, altrettanto assurda e ancora senza un responsabile, nemmeno morale se, come sembra, in molti sapevano delle pericolose abitudini di gioco dei bambini in quell’edificio dissestato. Per Alfredo Rampi di responsabilità non ne furono individuate. Resta, per ciascuno sia genitore o comunque responsabile di un minore, l’imperativo categorico di vigilare e proteggere quanto più è possibile. Troppe volte si piange dopo e non si previene prima.

 

 

7 pensieri su “Mahi: lo stesso dramma di Alfredo

  1. Bello il passaggio sul condizionamento. Sempre abile a sfaccettare gli argomenti. Articolo molto ben congeniato.

  2. Gent.ma Signora Rezzoagli, la morte di Alfredino, più che assurda, rimane inquietante, e nessuno riuscirà mai a scoprire la vera verità.
    Le “stranezze” della vicenda sono tante, una è appunto il fatto
    che un bambino di sei anni precipiti in un pozzo il cui diametro
    è inferiore all’altezza del bambino; un’altra stranezza risiede in questa domanda: cosa ci faceva un bambino (da solo?) in un luogo come quello?
    Una terza stranezza: come mai la TV di stato decide di dare tanto risalto, con una non-stop, a una vicenda privata e, ancora, come mai un Presidente della Repubblica (non un sindaco o un assessore) decide di accorrere sul posto e presenziare alle operazioni di salvataggio?
    Ricordo bene la vicenda, avendo qualche anno più di Lei, e
    le stranezze sopra elencate sono rimaste nei cassetti della mia memoria, senza risposta.
    Infine, nel contesto del Suo commento, Lei ha giustamente virgolettato il “luogo del delitto”. Ma siamo sicuri che
    quelle virgolette siano appropriate al caso e che non
    debbano, invece, essere eliminate?

  3. Ringrazio sentitamente sia Marco che Teo per i loro contributi. Il commento di Marco ha colto l’osservazione sul condizionamento, che poi ritorna nella stranezza rilevata da Teo che consiste nella diretta fiume di Raiuno sulla vicenda. I media sono manipolatori, l’opinione pubblica influenzabile, bisogna stare attenti. L’ideale è sempre porsi la fatale domanda : perchè? Perchè tizio scrive x mentre tale scrive y. Così si costruisce la libertà di giudizio, che, se onesta e limpida non teme alcun confronto. Signor Teo, io ricordo poco della vicenda di Alfredo Rampi, però prima di scrivere l’articolo mi sono documentata ed ho trovato ampio risalto a tutti i dubbi che lei ha così bene evidenziato. Da counselor, salta subito all’occhio l’incongruenza di molte dichiarazioni di chi a vario titolo è entrato nella vicenda. Sono tante, al punto che il sospetto che “quest’incidente” possa essere stato provocato ad arte. Oggi sappiamo molto di più sia sulla psicologia criminale sia sulla sindrome di Munchausen per procura, che si declina in tante forme. Anche un magistrato nel 1987 evidentemente ebbe riflessioni simili ed alprì un fascicolo sulla vicenda, senza approdare a nulla.
    Le virgolette cui riferisce nel commento erano relative ai casi di turismo macabro, che secondo me è uno dei più bassi punti di decenza toccati negli ultimi decenni. Concordo con lei che la definizione di luogo del delitto per il pozzo di Vermicino sia adeguata. Nelle mie ricerche ho scoperto che il pozzo esiste ancora. A chi ha giovato il diversivo della morte di Alfredo Rampi? E, se mi si consente l’ardito paragone, a chi ha giovato la morte di Melissa Bassi? Si parla di follia spesso a sproposito e con tanta superficialità, ignorando che al mondo esistono molti più psicolabili che psicopatici. Giusto farsi domande e sollevare anche scomode possibili risposte. Sono il dialogo ed il confronto, anche critico, ciò che consente la libertà vera, non quella apparente che spesso si vorrebbe propinare ai più deboli. Grazie signor Teo, i suoi dubbi sono i miei.
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli Ganci

  4. Credo che,in certe istanze, la troppa pubblicità può intralciare qualsiasi tipo di soccorso. Secondo me, sarebbe stato più tranquillo il probabile salvataggio di Alfredino se si fosse fatta meno pubblicità. In quel pozzo ambrosiano fu calato un uomo adeguato per cercare di agganciare le mani del bimbo incastrato all’estremità dell’imbuto del pozzo , ma per pura fatalità , all’atto della presa, venne meno l’impresa. Fu un momento tragico e di pianto.
    Per quanto riguarda le varie supposizioni, come il perché il ragazzo si trovava solo in quel posto e non altrove, devo dire , secondo la mia modesta esperienza, che non è una cosa impossibile che un ragazzo di sette anni giochi da solo o in compagnia in posti pericolosi. Anch’io, a sette anni, giocando con un mio amichetto a “Ping pong”, cadde la pallina in una vicina cunetta che si spingeva in discesa in una fogna di scarico; si doveva recuperare la pallina per continuare a giocare, allora mi azzardai ad entrare in quel buco scivolandoci dentro come un serpe, ma il guaio è che il buco era in discesa ed io non sapevo più serpeggiare all’indietro. Per fortuna il mio amichetto, accorgendosi che ero in seria difficoltà, agganciò i miei piedi e mi tirò in superficie. Nessuno ha mai saputo che stavo per morire.
    Cordialità

  5. Caro sign. Varriale, Lei è un animo candido e io l’apprezzo per questo e rispetto il Suo pensiero.
    Se a Vermicino le cose fossero andate come Lei ipotizza, quanto meno si configurerebbe una mancata sorveglianza da parte
    dei genitori di Alfredino. Non ricordo,tuttavia (ma non ne sono certo), che sia stata formulata una simile ipotesi nei confronti degli stessi.
    I miei dubbi restano inalterati: i giochi pericolosi si fanno
    almeno in due e non è mai emerso che Alfredino fosse in
    compagnia di uno o più amichetti.
    Cordialmente.

  6. Carissimo Alfredo, purtroppo i bambini si mettono speso in situazioni di pericolo, specialmente se non adeguatamente sorvegliati e/o educati. Probabilmente ha ragione quando afferma che i soccorsi al piccolo Alfredo sono stati intraciati, ma è anche vero che sono stati molto mal coordinati. Quando venne agganciato dal soccorritore era ormai ricoperto di fango, quindi troppo scivoloso per essere afferrato, eppure il corpo venne poi estratto dopo 28 giorni con una cinghia attorno al corpo…
    Ha ragione Teo, i misteri attorno a questa vicenda sono molto nebulosi. In ogni caso Lei è stato molto fortunato, l’incidente in cui è occorso poteva essere fatale…

  7. Ringrazio di cuore il gentilissimo signor Teo per le sue lodevoli espressioni di compiacimento nei miei riguardi ed apprezzo oltremodo la sua signorilità ed eleganza nell’esporre il suo pensiero che volge a scaturire dalla sua mente supposizioni di vasta e reciproca condivisione. Anche la cara amica Dr Giovanna merita i più vivi ringraziamenti per avere bene accolto il mio modesto commento che, in fin dei conti, con tale articolo, si riapre una piaga che fece piangere milioni di persone che, attanagliatisi al televisore , speravano , come in un film, la salvezza fisica di Alfredino. Non fu così e, come tutti, sui molteplici dubbi, credo che non si ebbero troppe valide risposte.
    La ringrazio, caro Signor Teo, mentre non mi resta che considerLa persona squisita, educata e molto intelligente. Cordialità infinita, Alfredo

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