L’odiata Fornero

Angelo Cennamo

“Riformismo”, per noi italiani, è sempre stata una parola ostica, di difficile comprensione, specie tra gli eredi del Pci. Da Craxi a Berlusconi, qualunque tentativo di modificare l’assetto politico e lavorativo del paese si è sempre scontrato contro il muro del sindacalismo rosso e della sinistra più conservatrice. Siamo affetti dalla sindrome del Gattopardo, stentiamo ad emanciparci dai vecchi schemi della prima Repubblica, e quando siamo ad un passo dalla svolta, arriva un tragico imprevisto, un cavillo, uno sciopero, un attentato, e tutto torna come prima. A dover fare i conti col gattopardismo, questa volta, è stata Elsa Fornero, uno dei pochi ministri convincenti del governo tecnico. La divina Elsa, come l’ha definita Giuliano Ferrara dalle colonne del Foglio, è finita nell’occhio del ciclone per aver avuto l’ardire di toccare quanto di più sacro ci sia in Italia : le pensioni. Altri, prima di lei, sono stati colpiti dalla fatwa della sinistra e del suo variegato mondo sindacale per aver osato adoperarsi nella medesima materia. Tanto che Prodi ( uno degli artefici della moneta più unica e sfigata della storia dell’uomo), nel 2006, pur di tacitare le ali estreme della sua coalizione floreale ed evitare la crisi di governo, fu costretto a riportare indietro le lancette del meritato riposo dopo che Roberto Maroni le aveva, invece, spostate in avanti, in linea con gli altri paesi europei. Il pretesto per attaccare il ministro Fornero ha le sembianze di un participio passato, mai conosciuto prima, dal suono parecchio strano e intimidatorio : “Esodati”. Chi sono costoro? Si tratta di quei lavoratori che, dopo aver pattuito con le loro aziende una condizione di prepensionamento, per effetto della nuova legge, rischiano ora di rimanere appiedati, senza vitalizio e senza neppure la precedente occupazione. Sul numero degli esodati in tanti si sono esercitati, Inps compresa. Ma stando ad una ricostruzione più mirata, pare che quelli effettivi siano all’incirca 120.000. L’incertezza del dato ha però scatenato un vero putiferio, una bagarre che ci ha fatto tornare ai tempi dell’antiberlusconismo più feroce. Eppure il ministro ha spiegato che la categoria è già salvaguardata dalla legge, benchè non si sappia ancora dove reperire i fondi necessari. Ma allora cosa si nasconde dietro l’avversione per la Fornero, tanto da augurarle di “andare al cimitero”, come scrisse qualcuno su quelle squallide t-shirt? La paura, forse, di ritrovarsi in un paese moderno, efficiente, e soprattutto responsabile. Roba mai vista.  

 

7 pensieri su “L’odiata Fornero

  1. @Angelo:

    la questione degli “esodati”, come è stata creata e affrontata è una cosa da Zambia, altro che paese moderno!

    Per quanto riguarda le riforme più recenti, sono perfettamente d’accordo con il WSJ: http://www.repubblica.it/economia/2012/06/22/news/wsj_contro_italian_style-37726793/

    Per quelle passate, onestamente quando penso alle riforme in Italia, l’unica cosa che mi viene in mente è il primo Marco Pannella. Gli altri hanno chiacchierato propagandisticamente di riforme che nei fatti sono state come il topolino partorito dalla montagna: anzi, è un peccato che le grandi riforme siano state affidate a persone incapaci di realizzarle.

    A scanso di equivoci, segnalo che, pur capendo che debbano in qualche modo esistere e che abbiano una funzione all’interno di una nazione democratica, detesto i sindacati italiani.

  2. Cara Direttrice,
    certi sigg.ri della politica e della carta stampata anche (a volte sono i servi peggiori del potere economico e finanziario!) ha troppo l’abitudine a criticare le preoccupazioni che vengono dal mondo del disagio e della precarietà di vita e di lavoro (tanto loro sono quasi sempre dei garantiti in questa societa e figli e parenti li riescono a sistemare sempre!) e non si rendono conto che dietro queste preoccupazioni c’è un futuro – soprattutto per le nuove generazioni- fosco.
    Sono di un cinismo senza limiti! Prla con questi sigg.ri è come parlare al muro.
    In loro c’è solo presunzione e strafottenza del potere.Per andrebbero bruciati vivi!
    e… dentro i forni crematori.
    Io mi domando :
    “quanti di questi sigg.ri che si ergono a moralizzatori della società godono di diritti reali e non di veri e propri privilegi e quanti di loro pagano veramente tutte le imposte dovute e non portano i loro soldi nelle banche estero?”.
    Questi sigg.ri – tecnici o no hanno ormai imparato tutti i trucchi e sono diventati dei veri e propri professionisti della politica. Parlano bene e ruzzolano male!

  3. Preg.mo Avv. Cennamo, l’ avversione della sinistra radicale e
    del sindacalismo rosso per la sig.ra Fornero è quanto di più scontato si possa immaginare.
    D’altro canto, il Suo entusiastico giudizio sulla ministra
    sembra ricalcare un luogo comune per cui solo il cambiamento
    radicale dell’esistente è segno di modernità.
    Probabilmente la gamma dei giudizi degli Italiani sulla predetta
    signora è molto ampia: a un estremo c’è la divina Elsa, all’altro estremo una serpe velenosa.
    Il mio personale giudizio è ancora sospeso e, al presente, non
    mi interessa sviluppare un dibattito sull’operato e sugli
    obiettivi futuri della signora Ministro del Lavoro.
    Mi sovviene, invece, una domanda, ancor più dopo aver letto
    l’opinione di Onofrio, ed è la seguente:
    Lei, Avvocato Cennamo, metterebbe la mano sul
    fuoco in merito alla onestà intellettuale del ministro
    Fornero?

  4. Non credo che il problema sia l’onestà intellettuale del ministro. La riforma del lavoro è una delle poche buone riforme degli ultimi dioeci anni. Ovviamente la questione degli esodati deve essere risolta, e sono certo che si risolverà ( spero senza aumentare le tasse ulteriormente).
    La riforma del lavoro, nella bozza iniziale, era altrettanto buona. Poi Napolitano e il Pd hanno impedito che venisse varata con decreto legge, e così, in parlamento, la sinistra ( sindacati compresi)ha avuto la possibilità di annacquarla.

  5. L’ampliamento delle possibilità di reintegra, in riferimento all’art. 18.

  6. @Angelo:

    mah, trovo la riforma abbastanza ipocrita: quello che non vogliono vedere (governo e opposizione) non è tanto il reintegro, quanto il fatto che le buste paga, oltre ad essere magre, sono ultratassate. Se questo non fosse stato il governo che è (un governo alla disperata ricerca di soldi) governatori un attimo più lungimiranti si sarebbero resi conto che l’unica rivoluzione era quella di far recuperare il potere d’acquisto alle famiglie e di conseguenza alle imprese. Se tu su una busta paga prelevi il 30/35% ammazzi le famiglie e le imprese e l’economia non si muove di un millimetro. Aggiungi il contesto di tasse (IMU, ecc.ecc.) e hai un diretto impoverimento delle famiglie. A questo vuoi aggiungere la possibilità di mandare la gente in mezzo alla strada. Niente più?

    Le imprese, se non fossero uccise dalle tasse, non avrebbero alcun interesse a licenziare chicchessia: il problema è che l’impresa, schiacciata da vari fattori, alla fine si rifà sull’anello più debole della catena. E’ una cosa assolutamente perversa e mi pare inconcepibile che si plauda all’abbattimento dell’articolo 18, come se il dipendente fosse un problema. Il problema (a parte che quelli che oggi usufruiscono dell’articolo 18 sono una minoranza) è, come dice il WSJ, che le tasse sono un sproposito: ecco perché chi deve investire non investe, non ci vuole la sfera magica per capirlo.

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